Sul bavero portava sempre appuntato un «badge» , una spilla rotonda con la scritta: «I Love Satie». Talismano e scongiuro prezioso contro la stupidità arrembante, l’ignoranza scaltrita, le tonitruanti scempiaggini declamate come verità oracolari nel Paese da cui nulla si può pretendere, perché comunque «ha la forma di una scarpa». In fin dei conti quel dichiarare che lui amava Satie, il compositore delle melodie piccole, infantili e guizzanti, era un altro modo per mettere sotto gli occhi e il naso della gente un’altra massima, la sua «non c’è gusto in Italia ad essere intelligenti», che diede pure il titolo a un libro.

Lui era naturalmente Roberto «Freak» Antoni, gran sacerdote senza tonaca dello spirito creativo e pre-punk della fine degli anni Settanta, quando in una botta si inventò il rock «demenziale» con gli Skiantos e una surrealtà spigolosa, situazionista che troppi videro solo come poco più che una fiammata goliardica. Invece no. Freak era un signore troppo colto e troppo lucido per amare la goliardia, innocuo e retrivo divertissement dei giovani borghesi nei riti di passaggio universitari destinati a diventare i custodi del (solito) ordine, domani. Oggi c’è un’altra spilla da trovare in giro, e un disco che ne riprende la scritta: I Love Freak. Atto d’amore folle e ragionatissimo al piccolo grande uomo abrasivo, all’amico trovato, ritrovato e poi perso per sempre, il 12 febbraio di quest’anno, che ha lasciato la sua voce nei dischi, e le sue parole nella carta dei libri.

I Love Freak è il disco «per» e «con» la voce di Freak Antoni fortissimamente voluto da Stefano Bruzzone e i suoi Altera da Genova. Contiene, tra l’altro, le ultime parole cantate da Freak: per il durissimo brano Par-Lamento degli Altera. Il disco per il «Mastrolindo della retorica, Attila del savoir faire, Messner dell’underground, Roberto nella vita», è stato realizzato anche con il crowdfunding di decine di persone interessate a mantenere vivo il ricordo di Freak, e autotassatesi per realizzare il progetto. Racconta Bruzzone nelle note: «questo disco ha deciso da solo di esistere, non era previsto». È la reazione a una perdita. È il ’ritorno a casa’ di un rapporto che ha fatto giri bizzarri. Freak nel ’97 è alla presentazione del primo lavoro degli Altera, Livida Speranza, nel 2001 partecipa al progetto più ambizioso del gruppo, Canto di Spine / Versi italiani del ‘900 in forma di canzone. In copertina la poetessa Alda Merini nuda e sprezzante nelle forme opulente.

I Love Freak

Un disco che sarebbe il caso tornasse a circolare, perché è un piccolo capolavoro dimenticato del rock indipendente italiano. Seguiranno altre avventure assieme sui palchi, poi nel 2008, Notte Bianca a Genova, Stefano gli propone una follia degna in tutto e per tutto degli Skiantos: Freak diventa giornalaio in una vera edicola, tra lo stupore di chi lo riconosce e lo vede maneggiare giornalacci porno, e l’indifferenza di chi neppure ti guarda.

Poi, sotto la pioggia, improvvisa uno show dalle finestre di casa di Bruzzone stesso, nel tassello di centro storico incantato che si chiama Carmine, dove tanti anni prima agiva un giovane e combattivo Don Andrea Gallo. Tra il pubblico, ad ascoltare la voce di Freak nella pioggia, c’era lo scrittore Bruno Rombi: la sua Moriva in me la poesia, diventata un epitaffio per Freak, la trovate nel disco. È un’amicizia vera e «diesel», a lenta carburazione ma sicura costanza, quella di Freak Antoni e Bruzzone: quando il rocker e scrittore è a Genova si ferma a dormire da Stefano, che ha sempre un posto per lui. A fine 2013 Freak, con grande sforzo, registra a Bologna la parte di voce di Par-lamento, con una citazione ad hoc della sua Pese scarpa.

Il cd, oltre alle canzoni, offre altre belle testimonianze: il videcoclip della citata Par-lamento, uno stralcio di Altera & Freak dal vivo per Livida Speranza”, ed anche un introvabile altro stralcio di Freak alla finestra di casa Bruzzone che declama. «Badilate di kultura», come diceva lui.