Nicola Fratoianni, segretario uscente di Sinistra italiana, cosa dice il voto emiliano alla ‘sua’ sinistra ?

Che la destra non è imbattibile, che non è il tempo della rassegnazione. Che è possibile contribuire a questo risultato con una proposta politica capace di stare saldamente dal lato di chi si oppone alle destre, con un profilo autonomo in grado di condizionare il governo dei territori e le coalizioni.

Dal lato delle forze che si oppongono all’ondata nazionalista: insomma con il Pd?

Alle nostre spalle ci sono due grandi fratture: una sociale prodotta dal governo Monti, fra l’altro con la riforma Fornero, e una politica prodotta da Matteo Renzi, che ha portato il Pd molto lontano dalle origini. La vicenda emiliana dice, anche grazie alle sardine, che la frattura politica forse si va ricomponendo. L’ho già detto all’indomani delle europee. Di fronte a questa destra, occorrono scelte chiare. Ma sono scelte che richiedono la capacità di tenere il punto sui contenuti. L’errore più grande sarebbe trattare la vittoria in Emilia Romagna come il segno che tutto va bene. La destra invece mantiene consenso elettorale e sociale molto forte.

Il ministro Speranza, che come lei è nel gruppo di Leu ma è segretario di Art.1, si offre di essere «parte attiva della rifondazione del Pd». Capisco bene che la sua proposta è un’altra?

Bisogna capire cosa sarà questa rifondazione, quali sono gli elementi di revisione delle scelte del Pd di questi anni. Che ci sia un’inadeguatezza del quadro politico per come oggi è organizzato è evidente. Ma se si risponde senza un’analisi seria il rischio, lo dico senza alcuna sicumera, è che non si metta in campo un’alternativa efficace. Ma sono pronto al confronto. È un po’ come la festa per il ritorno del bipolarismo o per la sconfitta dei 5 stelle: ci andrei piano. Bisogna costruire un campo alternativo alle destre in grado di vincere, ma bisogna discutere tutti e tutte insieme quali sono le proposte e gli strumenti per farlo.

In Emilia Sinistra italiana era nella lista «Coraggiosa», con Bonaccini. A sinistra di Bonaccini però c’erano tre candidati. Nella sinistra radicale, da sempre, c’è chi si allea con il Pd e chi no. Lei a chi si rivolge?

Cinque anni fa noi eravamo già alleati di Bonaccini. A sinistra c’era l’Altra Emilia, prese il 3,7 per cento. Questa volta prende lo 0,3 e le tre liste raggiungono a fatica l’1. A me pare che questa opzione oggi sia completamente priva di empatia con la parte più larga del popolo della sinistra. Considerando che stavolta non c’era bisogno del ’ voto utile’, bastava il voto disgiunto.

Sinistra italiana va a congresso. L’approdo è quello che già state praticando, l’alleanza con il Pd?

Abbiamo immaginato un percorso molto aperto. Il documento, per la prima parte, è composto di domande. Non è assenza di elaborazione, o segno di uno stato confusionale, ma l’idea che è possibile, da alcune domande fondamentali, costruire risposte condivise. IL 15 febbraio organizzeremo a Roma una giornata in cui ci confronteremo con le personalità della sinistra, dell’ecologismo, ma anche con Pd e M5S. Proporremo di fare come in Emilia Romagna per tutte le prossime elezioni, anche politiche, con l’ambizione di vincere e dare al paese un governo che abbia al centro la conversione ecologica dell’economia, la giustizia sociale, i diritti di chi lavora e di chi un lavoro non ce l’ha.

L’alleanza con i 5s farebbe la differenza. Ma sono nel caos. A approderanno nel centro-sinistra?

Farà la differenza. Chi fra loro si avvicina al centro-sinistra lo fa perché molti temi da cui è nato il M5s erano di sinistra. Ma da questa parte del campo dovrebbe partire un’iniziativa che contribuisca a quella scelta, che offra a quella discussione lo spazio di un’iniziativa politica comune. Spero che il M5s a un certo punto sciolga questo nodo.

Già alle prossime regionali pugliesi questa alleanza non ci sarà. Renzi, Calenda e +Europa non sosterranno Emiliano. Voi sì?

Noi con Emiliano siamo stati molto critici, ma a partire dai nostri contenuti, stiamo lavorando a una lista alleata con le caratteristiche di Coraggiosa.

Anche in Campania con De Luca?

Lì ad oggi riproporre la coalizione che vinse attorno a De Luca significa perdere. Quindi serve una svolta. Serve uno sforzo maggiore di discontinuità, e questo vale anche per il candidato presidente.

In Emilia le sardine hanno fatto la differenza. Nelle altre regioni la situazione è diversa.

Sono andato nelle piazze delle sardine per capire, imparare. A dispetto di tutti quelli che chiedevano con spocchia il loro programma, la loro prima grande piattaforma era costruire una partecipazione collettiva. Hanno avuto ragione Mi auguro che elementi di partecipazione si moltiplichino ovunque. Senza, la politica è più fragile.

Lei propone una confluenza unitaria autonoma nel campo del centro-sinistra. Non è l’ennesima riedizione delle liste a cui il suo partito ha partecipato negli ultimi anni, non sempre con successo?

No e spiego perché. Oggi siamo in una condizione migliore. Quando nel 2017 nacque Sinistra italiana nel Pd c’era Renzi che spaccava e devastava il campo democratico. E il M5s era in prorompente ascesa. Oggi la condizione è paradossalmente più favorevole. E ci sono esperienze, e personalità, come Elly Schlein, che possono svolgere un ruolo importante in un processo politico. Se partiamo subito, avrà anche il vantaggio di non essere un’improvvisazione preelettorale. Così vogliamo chiudere la stagione delle frammentazioni. In questo momento ci sono le condizioni per non ripetere gli errori del passato.

Alla fine del congresso Sinistra italiana avrà un segretario, o una segretaria?

Lo decideranno i delegati. Io mi auguro che alla fine del congresso Si possa partecipare alla costruzione di una confluenza più ampia. Oggi nessuno può più pensare di battere le destre da solo.