Segretario Fratoianni, in Liberi e uguali lei è da sempre il meno interessato alla ’benedizione’ di Prodi. Oggi da Prodi invece arriva una mezza scomunica a Leu.
Il centrosinistra a cui Prodi si riferisce non c’è più da tempo. Renzi si è impegnato in tutti i modi per realizzare il programma del centrodestra.

Bersani, Boldrini e Grasso danno a Renzi tutta la colpa del mancato accordo. Lei però l’accordo non lo voleva dall’inizio.

Oggi quello schema non c’è per le scelte politiche che il Pd ha fatto in questi anni. E anche per una ragione di fondo: il centrosinistra poggiava su un’idea di riformismo che la crescita violenta della diseguaglianza ha spazzato via. Oggi servono proposte radicali ai problemi radicali che dobbiamo affrontare. A partire da questa consapevolezza tutte le sinistre in Europa e nel mondo conquistano consensi.

D’Alema dice: noi siamo la sinistra riformista e di governo. Sottoscrive?

Noi siamo la sinistra riformatrice, per noi il governo non è un fine ma un mezzo. Immagino che lui sottoscriverebbe.

Anche Potere al popolo, l’altra lista di sinistra, si ispira a Mélenchon. Come spiega la differenza fra voi e loro?

Hanno alcune ispirazioni simili alle nostre, ma il punto è anche come le traducono in pratiche e proposte. Ma non parlerò male di loro. Potere al popolo sta costruendo la sua campagna elettorale contro di noi. Io non lo farò.

Parliamo di liste, iniziamo da quelle del Pd. Renzi ha asfaltato la minoranza e esodato la componente Pci-Pds-Ds.

Con questa vicenda si è chiuso il cerchio, il Pd diventa definitivamente un’altra cosa, anche nel modo in cui si autorappresenta. Penso al caso dell’Emilia Romagna: il Pd ci accusa di far vincere la destra e poi candida Casini e Lorenzin. Renzi si è separato definitivamente da una parte della cultura che aveva fondato il Pd.

Offrite asilo politico agli elettori del Pd esodati?

Offriamo una proposta politica a tutti e certo anche a quegli elettori che ancora immaginavano di trovare nel Pd la sponda per qualcosa che abbia a che fare con la sinistra. C’è bisogno di una forza della sinistra, larga, plurale, in grado di riprendere bandiere e valori che il Pd ha scelto di non rappresentare più.

Anche per le vostre liste ci sono state contestazioni contro i «paracadutati», dall’Abruzzo alla Sardegna. Avevate promesso «territorialità». Poi cos’è successo?

Le liste sono sempre un momento complicato, è inevitabile produrre consensi e dissensi, comprensibili e in gran parte frutto della legge elettorale. Ora si tratta di coinvolgere in prima persona i territori per allargare il consenso alla nostra proposta politica.

Il Rosatellum andrà cambiato prima di tornare al voto. Ci vorrà del tempo. Vi siete dichiarati disponibili a collaborare solo su questo. Ma per farlo servirà un governo in carica.

Il Rosatellum è pessimo, ora siamo al paradosso che il Pd sostiene di non averlo proposto. E neanche imposto con otto fiducie. Il governo resta in carica finché non ce n’è un altro, vedasi il caso tedesco. Quel che succederà dopo le elezioni ce lo diranno le urne. Ma Leu ha un impegno con gli elettori: non tradiremo il loro voto, non faremo coalizione di governo con gli avversari. Ci misureremo con le proposte, come noi di Sinistra italiana abbiamo fatto sul modello tedesco. Discuteremo in parlamento e fra noi. Non potrà riaccadere che il governo faccia la legge elettorale, come ha fatto Gentiloni dopo aver solennemente giurato il contrario.

In pochi scommettono sulla compattezza di Leu dopo il voto. Sbagliano tutti?

Io scommetto su uno spazio politico largo in cui anche le differenze abbiano cittadinanza. Troveremo le forme e troveremo una sintesi, tra noi sono molte di più le ragioni dell’unità. Le scelte non saranno frutto solo della discussione interna ai futuri gruppi parlamentari ma anche di un meccanismo di partecipazione più largo, di chi avrà votato Liberi e uguali. E stavolta non avremo la scadenza elettorale alle porte.

Insomma farete un partito tutti insieme?

Io sono il segretario di un partito, non il re. Questa discussione dovrà coinvolgere gli iscritti dei partiti che ci sono. Vorrei che questa discussione si intrecciasse con tutte le energie e le forze che Leu sta accumulando. Per quanto riguarda Si, è evidente che dopo le elezioni servirà un congresso.

Fra i vostri c’è chi teme che vi siate arresi a Mdp. È così?

La politica non è un braccio di ferro. Nessuno si è arreso a nessuno, le nostre proposte si stanno misurando e confrontando. Rivendico che per mesi la posizione di Sinistra italiana è sembrata isolata mentre intorno a noi tutti parlavano di un nuovo centrosinistra. Noi chiedevamo di mettere in piedi una lista autonoma e alternativa al Pd. Oggi Leu è a tutti gli effetti il polo alternativo a tutti gli altri esistenti. Non canto vittoria, ma è un risultato politico rilevante.

Su Pisapia avevate ragione voi e non Bersani?

Con rispetto per tutti, posso dire che su quel punto avevamo visto lungo. Sinistra italiana è a suo agio in Leu perché oggi lavoriamo tutti insieme su un’altra ipotesi.

Grasso spiega a Laura Boldrini che le alleanze le deciderà lui. Oggi Grasso è il leader della lista.Poi “deciderà lui”?

Grasso è stato accusato di essere una figurina a copertura di altri. Ora sta dimostrando di non essere una figurina. Gli abbiamo chiesto di rappresentare il nostro percorso e esercitare un ruolo di sintesi, visto che le differenze fra noi ci sono e non ha senso nasconderle. Dopo il voto discuteremo tutti insieme sul futuro di questo percorso.

La vostra proposta fin qui più nota è l’abolizione delle tasse universitarie. Siete per la progressività e volete togliere le tasse anche ai ricchi?

Le tasse per l’università saranno progressive ma saranno poste nella fiscalità generale, come succede per la sanità. La nostra proposta è più complessa, riguarda la rimodulazione del diritto allo studio, lo sblocco del turn over nelle università. Contiene un’idea più grande: investire sul futuro di questo paese. L’Italia sta agli ultimi posti per numero di laureati e immatricolati. È una proposta che parla ai giovani ai quali restituiremo l’art. 18 e per i quali scateneremo una battaglia contro il lavoro povero, i falsi stage, l’economia della promessa: quella per cui oggi ti faccio lavorare gratis promettendoti un futuro che non arriverà mai.