Aprile 1967, John Pearson ha da poco pubblicato una biografia di Ian Fleming, il papà di James Bond, quando viene contattato dalla sua casa editrice con la proposta di scrivere un libro su «i più grandi criminali che avessero mai controllato Londra» e per di più con la loro piena collaborazione. Nasce così Professione criminale. La Londra dei gemelli Kray (Milieu Edizioni, pp. 320, euro 17,90, traduzione di Marta Milani) pubblicato per la prima volta in Inghilterra nel 1972 e, finora, inedito in Italia.

UN LIBRO che offre un punto di vista differente della Londra tra gli anni Cinquanta e Sessanta, il lato oscuro, si potrebbe dire, della swinging London, della moda di Mary Quant, di Carnaby street, della musica dei Beatles e dei Rolling Stones. Una metropoli che si propone all’avanguardia del mondo occidentale dal punto di vista culturale e sociale e che sta vivendo momenti di profonda trasformazione nella struttura politica ed economica. Cambiamenti che vanno a travolgere e in qualche modo a modernizzare anche le vecchie strutture del mondo criminale e che vedono come protagonisti due gemelli provenienti dal quartiere popolare dell’East End, Reginald e Ronald Kray.

Partiti dai bassifondi del sottobosco criminale, entrambi con un passato da pugili, i gemelli, coadiuvati anche da un terzo fratello, Charles, in appena una decina d’anni, tra alti e bassi, si troveranno praticamente a capo della malavita londinese, ovvero dell’intero Regno Unito, con contatti e relazioni, inoltre, che varcano i confini britannici. La Ditta, la loro banda – forse però sarebbe più opportuno definirla organizzazione criminale – è al centro dei traffici illegali più importanti, loro, i gemelli, frequentano il bel mondo, i loro locali sono visitati dalla gente del cinema, legami profondi si instaurano tra i Kray ed esponenti di altissimo livello della politica inglese. La loro violenza è leggendaria, incarnata forse soprattutto da Ronald, detto il Colonnello, schizofrenico con tendenze paranoiche, omosessuale che condivideva la sua passione per i bei ragazzi con un noto e aristocratico esponente della politica, Lord Boothby. E questa parte della storia dovette essere tralasciata nelle prime edizioni del libro, come afferma lo stesso Pearson: «Solo dopo la morte di Boothby, nel 1986, fu possibile rendere noti i dettagli degli episodi più incredibili dell’intera, straordinaria carriera dei gemelli Kray». Reginald, l’altro gemello, rappresentava invece la parte imprenditoriale della coppia, bravo a gestire e allargare gli affari, calcolatore ma al contempo legatissimo al fratello, di cui sembrava subire l’influsso a volte davvero e fortemente distruttivo. La fine dell’epopea dei Kray avrà inizio con il loro arresto nel 1968 e si realizzerà con la loro condanna all’ergastolo l’anno seguente.

PROBABILMENTE all’origine di un nuovo modo di affrontare la crime story, miscelando testimonianze dirette e inchiesta sul campo insieme al gusto per la biografia romanzata, Professione criminale narra una storia avvincente – da cui è stato tratto anche un film, Legend nel 2015, diretto da Brian Helgeland, con Tom Hardy nel doppio ruolo dei gemelli Kray – e offre uno spaccato insolito di quegli anni. Il suo limite è in una certa inclinazione di stampo per così dire vittoriano da parte dell’autore, che non si esime dall’intervenire varie volte con i propri giudizi durante la narrazione. Più che interessante la prefazione di Mario Maffi capace di inquadrare in modo perfetto l’East End dal punto di vista storico, politico e sociale.