Lush life è per i jazzofili uno standard, forse lo standard per antonomasia. Una struttura musicale complessa e un andamento armonico fuori dai canoni, si sovrappone a un testo che racconta la vita di un alcolizzato. E pensare che l’autore, Billy Stayhorn, quando la compose aveva solo 18 anni. Un brano complicato su cui lavorò per quasi 15 anni prima di decidersi di presentarlo, il 13 novembre 1948 in uno dei sette concerti che l’orchestra di Ellington fece negli anni ’50 alla Carnegie Hall. Da allora su quel brano si sono cimentati decine di artisti: da Stan Getz a Sarah Vaughan, passando per Chet Baker, Donna Summer, Archie Shepp. Una canzone scelta anche da Frank Sinatra, destinata alla scaletta definitiva di un album considerato uno dei capolavori assoluti della «popular music» , Sings For Only The Lonely (1958).

Un brano rimasto però incompleto – «tienilo da parte, lo completeremo poi», suggerisce The Voice a Felix Slatkin, il direttore che sostituisce per quelle session Nelson Riddle. Quella traccia, è stata ora recuperata e inserita nella ristampa deluxe del disco (doppio, con il master mono originale e una rimasterizzazione del 2018) che verrà pubblicato il prossimo 19 ottobre. «Si è sempre detto che il pezzo fosse troppo complesso per Frank – racconta a Variety Chrles Pignone, amico di Frank, suo archivista e autore della riedizione – in realtà credo non fosse entusiasta dell’arrangiamento». Probabile, perché nei tre minuti di registrazione, prima che The Voice la interrompa con una risata e un’esclamazione verso l’orchestra, è chiaro quanto il brano – e il testo – fosse perfettamente nelle sue corde.

Only The Lonely – l’album – è il momento più alto della collaborazione Riddle, lo «swinger» che incide «un inno alla solitudine – come scrivono nelle note di copertina – gli autori del pezzo che intitola il disco: «potrebbe essere il vero Sinatra». Una perfetta fusione tra la vocalità matura di Sinatra e le citazioni orchestrali (volute)di Chopin, Ravel e Debussy, capace di commuovere ancora oggi.