«L’intervento principale della manovra riguarderà Irpef e Irap, è importante che questi fondi siano utilizzati in modo coerenti con i principi della legge delega» sulla riforma fiscale. C’era molto attesa per l’audizione serale del ministro Daniele Franco davanti alle commissioni Bilancio di Senato e Camera. Ma il titolare della manovra ha evitato qualsiasi indicazione e polemica, limitandosi a una piatta e lunga illustrazione del disegno di legge di bilancio con la sola indicazione di intervento fiscale che tiene conto delle richieste della variegata maggioranza.

PERFINO BANKITALIA PERÒ chiede di usare il bonus fiscale da 8 miliardi a favore dei redditi da lavoro. E va anche oltre, sbugiardando tutti coloro – compreso il Pd – che continuano a proporre un taglio dell’Irpef. «Poiché i redditi da lavoro dipendente rappresentano poco più della metà del reddito complessivo dichiarato, l’obiettivo di ridurre il cuneo fiscale che grava su di essi sarebbe più efficacemente raggiungibile con la revisione di detrazioni e trattamento integrativo», cioè l’ex bonus Irpef, «piuttosto che con la sola riduzione delle aliquote che favorirebbe anche i redditi diversi da quelli da lavoro dipendente». Così il capo del Servizio Struttura economica di Bankitalia, Fabrizio Balassone nell’audizione mattutina in Senato.

E ALLA DESTRA CHE CONTINUA a chiedere il taglio o l’azzeramento dell’Irap alle imprese, Bankitalia lancia un monito: «Misure per la riduzione ulteriore delle entrate generate dall’Irap dovranno tenere conto del suo ruolo nel finanziamento del Sistema sanitario nazionale, specie in quelle Regioni dove la gestione della sanità è in disavanzo, individuando soluzioni alternative», ricordando come la stessa Irap è già stata tagliata da una serie di governi bipartisan che «ne hanno ridotto il gettito dal picco del 2,5 per cento del Pil registrato nel 2007 all’1,2 nel 2020»: in pratica più che dimezzato.

Critico anche l’Ufficio pubblico di bilancio. Gli interventi inseriti nella legge di bilancio «presentano elementi di indeterminatezza e si prospetta, per taluni aspetti, una manovra in divenire, in cui viene operato il rinvio di alcune scelte la cui definizione avverrà verosimilmente lungo l’iter parlamentare di approvazione». È il giudizio del presidente dell’Upb, Giuseppe Pisauro. «La riforma fiscale, ad esempio, – ha spiegato in audizione – risulta per ora delineata solo nei suoi principi fondamentali, con la sola definizione complessiva dello stanziamento del fondo per la riduzione della pressione fiscale e l’indicazione di massima del campo di intervento».

SUL FRONTE DEL CONFRONTO nella maggioranza con il Mef ieri è stata l’ennesima giornata interlocutoria. Riduzione degli scaglioni Irpef, che scenderebbero da cinque a quattro, rimodulazione delle aliquote, e innalzamento della no tax area: sono questi alcuni dei temi sul tavolo della trattativa sul taglio delle tasse in corso al Mef. I rappresentanti della maggioranza si starebbero orientando su una soluzione che riduca da cinque a quattro gli scaglioni dell’imposta sui redditi, ritoccando almeno le aliquote centrali, e innalzando la soglia sotto cui c’è l’esenzione completa. Inoltre, si studia una revisione delle detrazioni con cui si riassorbirebbe anche il bonus Irpef da 100 euro. Ma si attendono nuove simulazioni dal Mef.

«Aspettiamo altre simulazioni, abbiamo discusso ancora su Irpef e Irap, tendenzialmente la scelta è quella di andare sulle aliquote», ha detto il viceministro del Mise Gilberto Pichetto, presente al tavolo sulle tasse per il suo partito, Forza Italia. E Luigi Marattin, presente invece per Italia Viva, conferma che lo sforzo è usare le risorse disponibili «per una riforma e non per interventi spot».

NELLE AUDIZIONI DELLA MATTINA c’è stato spazio anche per il tema pensioni. La Corte dei Conti è stata critica definendo gli interventi previdenziali «non è del tutto positivi». Anche se «si conferma la piena adesione al principio contributivo, non si rimuove la forte incertezza che si è determinata» con Quota 100. In più la Corte dei conti «auspica la proroga dell’Ape con un allargamento della platea e ritiene necessario affrontare «su base strutturale il tema di come garantire una maggiore flessibilità preservando le caratteristiche proprie del sistema contributivo».