A due settimane dalla Cop21, che è confermata con la presenza di 118 capi di stato e di governo, a dieci mesi dagli attacchi terroristici contro Charlie Hebdo e l’HyperCacher, la Francia è in lutto nazionale, per tre giorni. Un minuto di silenzio sarà rispettato lunedì a mezzogiorno.

In tutto il paese c’è lo stato di emergenza. Lo ha decretato François Hollande, di fronte a «un atto di guerra preparato, pianificato dall’estero con complicità interne».

Venerdì sera si sono susseguiti attacchi in sei luoghi diversi tra Saint-Denis e il centro di Parigi, iniziati nelle vicinanze dello Stade de France alle 20,20, tre fucilate successive tra le 20,20 e le 21,53, mentre all’interno c’era la partita amichevole Francia-Germania a cui assisteva anche Hollande, seguite da quattro fucilate nel X e XI arrondissement contro bar e ristoranti (rue Bichat, Avenue de la République, rue de Charonne, rue de la Fontaine au Roi).

La conclusione è il massacro al Bataclan dove c’erano 1500 persone per un concerto del gruppo californiano Eagles of Death Metal. Dopo l’attacco alle 21,40, al Bataclan c’è stata una presa di ostaggi durata 3 ore, con l’assalto della polizia da mezzanotte e mezza all’una della notte tra venerdì e sabato. 129 persone sono state uccise, 4 nelle vicinanze dello Stade de France, 12 in rue Bichat, 5 nell’Avenue de la République, 19 in rue de Charonne e 89 al Bataclan, quasi tutti giovanissimi. I feriti sono 352, 99 molto gravi. 7 terroristi sono morti.

Ieri mattina c’è stata la rivendicazione da parte di Daesh, con un doppio messaggio scritto e video, in francese e in arabo: viene fatto riferimento a «8 fratelli» che hanno preso «come bersaglio la capitale degli abominii e della perversione», con un attacco «minuziosamente preparato», che è «una risposta ai bombardamenti francesi in Iraq e in Siria», per punire la Francia che «resta un bersaglio privilegiato finché resterà in Medioriente», responsabile di «insulti fatti al profeta Maometto».

Daesh avverte: «È solo l’inizio della tempesta». È la prima volta che lo Stato islamico rivendica un attentato in Europa. Nel gennaio scorso, gli attentati a Parigi erano stati rivendicati da Al Quaeda Penisola arabica-Yemen. Non è invece la prima volta, anche se la gravità aumenta, che vengono effettuati attacchi simultanei, complessi, con una modalità che si ispira alle tecniche adottate nelle guerre asimmetriche, in Afghanistan, Iraq o Siria.

C’erano 8 assalitori venerdì sera, 7 kamikaze si sono fatti esplodere. I loro corpi sono stati reperiti perché spezzati in due dall’esplosione della cintura armata. L’esame delle impronte digitali su un dito di un terrorista morto nell’assalto al Bataclan ha rivelato che l’uomo era schedato “S”, come islamista radicalizzato.

Si tratta un francese di 30 anni, residente nel banlieue sud di Parigi, nel dipartimento dell’Essonne a Courcouronnes. Un passaporto siriano è stato trovato vicino al corpo di un assalitore allo Stade de France, appartiene a un profugo registrato in Grecia. Il Procuratore di Parigi, François Moulins, parla di tre commandos di terroristi, che hanno agito simultaneamente.

Hollande ha denunciato un «atto di guerra preparato e pianificato dall’estero con complicità interne» commesso «da Daesh contro la Francia, contro quello che siamo». Ieri il volo Air France 1741 Amsterdam-Parigi è stato bloccato per un’allerta bomba.

A Bruxelles, nel quartiere Mollenbeck considerato un feudo islamista, sono state fatte perquisizioni e ci sono dei fermi (erano già stati stabiliti dei collegamenti ai tempi dell’attentato al Museo ebraico di Bruxelles, realizzato da un uomo, Nemmouche, in contatto con Merah, responsabile del massacro alla scuola ebraica di Tolosa). Moulins ha parlato di una Seat e una Polo nera utilizzate dai terroristi.

Le autorità invitano i cittadini a un’estrema prudenza. Dieci mesi fa, dopo Charlie Hebdo c’era stata la “replica” dell’HyperCacher due giorni dopo.

Hollande ha convocato ieri, in meno di 24 ore, due Consigli dei ministri e un consiglio ristretto. Oggi riceve i leader dei partiti, Marine Le Pen compresa.

Lunedì Assemblea e Senato saranno riuniti a Versailles in Congresso e Hollande informerà i parlamentari sulla situazione.

Ieri, per alcune ore l’appello di Hollande «all’unità nazionale» è stato seguito. Ma sono già apparse le prime crepe. Il 6 e il 13 dicembre ci sono le elezioni regionali, confermate ieri, con un grosso rischio di una vittoria del Fronte nazionale in due di esse (Nord e Provenza). Sarkozy ha chiesto «modifiche importanti» al sistema di sicurezza, perché «niente puo’ essere come prima» dopo gli attentati di venerdì.

In Francia circa 4mila persone sono schedate “S” e cresce la polemica sull’inefficacia dei servizi segreti, che si difendono affermando che seguire migliaia di persone è impossibile, anche a causa della diminuzione del personale.

Laurent Wauquiez, di LR (il partito di Sarkozy) ha chiesto di «internare» le migliaia di persone schedate “S”.

Per Marine Le Pen, «la Francia e i francesi non sono in sicurezza». La leader dell’estrema destra è stata meno violenta di alcuni membri del Fronte nazionale, che, come Gilbert Collard, hanno chiesto le dimissioni del governo, fatto di «traditori e pagliacci».

Il governo risponde alle critiche con un nuovo giro di vite: il ministro degli Interni Bernard Cazeneuve ha dato ai Prefetti la possibilità di imporre il coprifuoco per ragioni di ordine pubblico. Cazeneuve ha anche annunciato la presenza di 1500 militari a Parigi, nei luoghi più esposti (Schengen era del resto già sospeso da venerdì, per un mese, a causa della Cop21). Interventi anche delle varie religioni, a cominciare dall’islam: il Consiglio francese del culto musulmano ha condannato «con il più grande vigore un atto che nulla può giustificare» in nome della comune appartenenza alla «comunità nazionale».

Non ci sarà probabilmente una manifestazione gigante come dopo gli attentati del 7 e 9 gennaio scorso. Ma, dopo il lutto e le giornate di chiusure (ieri e oggi) di musei, biblioteche, palestre, grandi magazzini, e la Tour Eiffel spenta, a Parigi c’è anche una grande resilienza.

Cazeneuve ha annunciato che lunedì scuole e università riaprono. Già nella notte di venerdì, ci sono state grandi manifestazione di solidarietà nei quartieri colpiti. La sindaca Anne Hidalgo ha evocato la «Parigi che amiamo, felice di condividere le culture del mondo» (è stato attaccato Le Petit Cambodge e anche la pizzeria Casa nostra). Ieri, il chiosco di place de la Républiche è stato decorato con la divisa di Parigi: «fluctuat nec mergitur».

Molte persone, malgrado la proibizione delle manifestazioni, si sono riunite sui luoghi degli attacchi per rendere omaggio alle vittime. Un musicista è arrivato con un pianoforte su ruote di fronte all’entrata del Bataclan, ricoperta da un drappo bianco, per suonare Imagine di Lennon.

Ma si è manifestato ieri anche il lato oscuro: a Lille e a Pontivy, in Bretagna, degli “identitari” hanno organizzato manifestazioni anti-immigrati.

https://youtu.be/ynsq5ms9lvI