La sola eccezione è la Lozère, unico dipartimento che da destra passa a sinistra. Per il resto, ai ballottaggi dove si è astenuta la metà degli elettori (un po’ di più che al primo turno), la sconfitta della sinistra si precisa: da 61 dipartimenti crolla a 34 (addizionando anche Parigi, Lione, la Guyana e la Martinica, che non hanno votato). Nicolas Sarkozy, che ha guidato la campagna “nazionalizzandola”, porta la destra da 40 a 67 dipartimenti su 101, due su tre. Giovedi’, al “terzo turno” – elezione dei presidenti – il Fronte nazionale avrà solo un potere di disturbo e non dovrebbe, salvo accordi locali con la destra Ump (che la direzione strategicamente rifiuta) eleggere nessun presidente: sfiora pero’ la vittoria nel Vaucluse (dove c’è Avignone), mentre nell’Aisne e nel Gard potrà attuare un’azione di disturbo (ma elegge complessivamente solo 62 consiglieri).

Nel tentativo di sedurre la destra Ump, il Fn ha presentato ieri una “carta” da firmare per un’intesa nella gestione locale. La sinistra perde dei bastioni storici, il Nord, le Bouches-du-Rhône, le Côtes d’Armor. Vince la destra nell’Essonne, zona dove è eletto il primo ministro, Manuel Valls, la sinistra perde simbolicamente la Corrèze, dipartimento elettivo di Hollande o la Seine-Maritime, terra del ministro degli esteri Laurent Fabius. Le zone di elezione di altri ministri sono anch’esse perse. Il Pcf conserva solo uno dei due dipartimenti che controllava, il Val-de-Marne (e perde l’Allier, che va alla destra).

Sarkozy si compiace della vittoria, “l’alternanza è in marcia, nulla la fermerà”, afferma pensando alla candidatura del 2017. Hollande inciampa nella quarta sconfitta da quando è stato eletto all’Eliseo, dopo le municipali, europee e senatoriali. Adesso dimezza quasi i dipartimenti controllati dalla sinistra e c’è il rischio di una sonora sconfitta anche alle regionali del prossimo dicembre, con l’aggravante che lo scrutinio proporzionale (a due turni, con premio di maggioranza) potrebbe permettere al Fronte nazionale di conquistare alcune Regioni (fino a 4 su 13).

Il governo è suonato. Oggi, Valls rinuncia ad andare a Berlino, dove doveva presiedere, con Angela Merkel, il 17esimo consiglio dei ministri franco-tedesco, per rivolgersi ai parlamentari socialisti. L’interpretazione del voto sta suscitando uno scontro a sinistra. Per Hollande e Valls, è solo un sintomo di “impazienza” per i risultati che non arrivano e la disoccupazione che non cala, non una messa in discussione delle scelte social-liberiste. La divisione a sinistra avrebbe aggravato il crollo. La prova sarebbe che anche la “fronda” ha accumulato sconfitte: nell’Essonne c’era un candidato molto critico rispetto al governo e nella regione Nord-Pas de Calais, dove Martine Aubry è sindaco nel capoluogo Lille, il Fronte nazionale conquista il maggior numero di seggi di consigliere. Ma per Martine Aubry c’è stato “un voto di protesta rispetto alla politica nazionale”, che richiede una svolta al governo.

Il segretario del Ps, Jean-Christophe Cambadelis incontra in questi giorni le altre forze di sinistra, a cominciare dai Verdi. C’è un rimpasto in vista? Un ritorno degli ecologisti al governo? Il Ps è spaccato, Europa-Ecologia lo è ancora di più e rischia l’implosione, se alcune personalità decideranno di cedere alle sirene dell’entrata nel governo.

Al Front de Gauche, Jean-Luc Mélenchon pensa alle elezioni regionali di dicembre e propone di aprire “una nuova strada”, per “offrire una nuova alleanza popolare, credibile, indipendente da questo governo, con il quale niente è possibile”. Sono in programma incontri per costruire una forza alternativa, per ora definita con la sigla AAA (Alliance à gauche), ma la linea è ancora in alto mare, a cominciare dalla politica europea: la forte astensione segnala che c’è un ampio spazio di delusione, una parte consistente degli elettori non si sente più rappresentata da nessuno. Ma su questa ipotesi di alternativa, Europa Ecologia rischia di implodere e di spaccarsi, il Ps potrebbe perdere pezzi.

L’alleanza Ump-Udi ha fatto vincere la destra. Ma anche per Sarkozy l’avvenire non è del tutto spianato per un ritorno all’Eliseo nel 2017. Quale sarà la linea? Per il momento, l’ex presidente spera di segnare un altro punto alle regionali di dicembre. Ma in seguito dovrà chiarire: l’alleanza con il centro destra dell’Udi è incompatibile con una linea a tutta destra, seguita in questa campagna. L’Ump ha resistito di fronte al Fn (un muro, benché fragile, continua ad esistere anche nell’elettorato di destra, che non si è precipitato a sostenere il Fn in caso di ballottaggio con il Ps). Il prezzo pagato da Sarkozy è stata una progressiva scivolata verso argomenti estremisti, la proposta di fatto della “preferenza nazionale” cara al Fn. Hollande spera di avere Sarkozy come rivale nel 2017, spostato troppo a destra per vincere, come nel 2012. Ma di fatto si assiste in Francia a uno slittamento progressivo a destra della scena politica, l’Ump rincorre il Fn e il Ps fa una politica liberista.