È un vero e proprio incubo quello che sta interessando il dipartimento della Gironda nel sud-ovest della Francia. In poco più di 24 ore, un gigantesco incendio ha distrutto quasi 7.000 ettari di foresta. Sono almeno 1.100 i vigili del fuoco sul campo da ore per cercare di arginare una catastrofe figlia della combinazione perfetta tra temperature estreme, stabilmente intorno ai 40 gradi, e una siccità che dura ormai da più di un mese. Circa 10mila persone hanno dovuto lasciare le loro abitazioni, nelle zone di Hostens e Landiras, mentre il fuoco ha raggiunto una velocità di progressione di circa un chilometro all’ora. L’autostrada A63, che collega Bordeaux a Bayonne è stata chiusa nei due sensi per ore. Non c’è, per il momento, alcuna notizia circa eventuali vittime.

Quello che è sconcertante e, per certi versi, inquietante è che, nello scorso mese di luglio, un altro incendio di proporzioni impressionanti aveva colpito la stessa zona, distruggendo 14 mila ettari di boschi. Secondo le voci degli esperti sul campo, il primo incendio, di qualche settimana fa, non si sarebbe mai spento, ma avrebbe covato per giorni sotto la cenere, per poi riprendere con eccezionale vigore nelle scorse ore.

IERI, SUL FINIRE della mattinata, la premier Elisabeth Borne e il ministro degli interni Gerald Darmanin, si sono recati in visita a Hostens per constatare dal vivo quale fosse la situazione sul campo. Nessun grande annuncio da parte della prima ministra, che ha voluto però sottolineare come il governo abbia reso operativi 9 elicotteri antincendio contro i 2 sino a ora disponibili, con la prospettiva di arrivare a 11 mezzi in tempi brevissimi. Elisabeth Borne ha, inoltre, promesso «un nuovo piano di adattamento al cambiamento climatico» entro settembre. Per la premier sarà necessario, da qui a qualche settimana, presentare un progetto di rafforzamento del sistema di protezione civile in stretto contatto con le collettività locali. «Vogliamo agire su tutti i fronti, per poter lottare ancor meglio in futuro e prepararci ad avvenimenti che sappiamo bene essere legati agli sconvolgimenti del clima», ha affermato Borne.

SONO ALMENO 8 I FRONTI caldi per gli incendi che stanno devastando in queste ore il Paese. Oltre a quello della Gironda, sono due i più preoccupanti. Si tratta del focolaio nel dipartimento dell’Aveyron, nel centro-sud, e di quello in Maine-et-Loire, a nord, dove sono già andati in fumo 1.200 gli ettari di vegetazione. Sarebbero alcune migliaia, in questo momento, i pompieri (volontari e in servizio) in azione in tutto il territorio.

Per il titolare degli interni, Darmanin, non si può escludere che all’origine degli incendi ci sia la mano criminale dell’uomo. Lo stesso ministro ha lanciato un appello ai datori di lavoro perché permettano ai pompieri volontari loro dipendenti di unirsi a quelli in servizio nella lotta contro i vari focolai sparsi sul territorio nazionale.

Tempestiva la reazione dell’Unione europea che ha risposto alla richiesta francese di attivazione del meccanismo di protezione civile dell’Ue. Nelle prime ore di ieri, quattro aerei Canadair della flotta europea sono decollati da Svezia e Grecia alla volta della Francia, mentre circa quattrocento pompieri provenienti da Grecia, Austria, Germania, Polonia e Romania erano già in viaggio per raggiungere i luoghi del disastro.

Sempre nel pomeriggio di ieri, ha annunciato lo stesso presidente Emmanuel Macron, il governo italiano ha confermato l’invio di altri Canadair per far fronte all’emergenza. Da Bruxelles, infine, è stato dato il via libera all’utilizzo del satellite europeo Copernico per l’osservazione e la raccolta di dati utili all’intervento d’urgenza nelle zone interessate dagli incendi. Già le immagini, però, diffuse dagli elicotteri della Gendarmerie nelle scorse ore, danno il senso di un disastro di larghissime proporzioni.

È DUNQUE il cambiamento climatico, insieme alla probabile mano dell’uomo, a essere sul banco degli imputati nel dibattito in corso in queste ore in Francia. Non sembrano esserci dubbi su quanto le inusuali ondate di caldo e la siccità, che stanno interessando ormai da settimane tutto il territorio nazionale, abbiano inciso nel creare le condizioni ideali perché incendi di queste proporzioni possano svilupparsi. Per il meteorologo e climatologo, Robert Vautard, raggiunto da FranceInfo, «si sottovaluta la velocità del cambiamento climatico. Non penso – afferma – che siamo pronti ad affrontarlo».