Gli ultimi sondaggi, a pochissimi giorni dal primo turno delle elezioni regionali, domenica 6 dicembre, confermano la devastazione del panorama politico francese: il Fronte nazionale, secondo un’inchiesta Ifop, potrebbe arrivare in testa in sei regioni su 13, il numero ridotto dalla recente riforma, rispetto alle 21 della scorsa legislazione (in Francia metropolitana, dove la sinistra negli ultimi 6 anni ha governato in 20, tutte esclusa l’Alsazia). Su base nazionale, il Fn potrebbe confermare il posto di primo partito (come alle europee), con il 30%, seguito da Les Républicains (alleato con il Modem centrista) al 29%, il Ps (con i radicali) scende al 22%, Europa Ecologia è al 6% delle intenzioni di voto, il Front de Gauche al 4,5%. A destra tutta c’è anche Debout la France, al 3,5%. Essere in testa al primo turno non significa che l’estrema destra vincerà al secondo, domenica 13, anche se il Fronte nazionale potrebbe aggiudicarsi la presidenza in 2-4 regioni.

François Hollande ha registrato un rialzo spettacolare di popolarità (+22 punti, al 50% di opinioni favorevoli), ma questo risultato non dovrebbe avere nessuna influenza sul voto di domenica. La popolarità del presidente è difatti cresciuta nell’elettorato di destra, che non voterà certo per il Ps alle regionali. Mentre la scelta marziale – proclamazione dello stato d’emergenza per tre mesi, progetto di costituzionalizzare l’eccezione, accentuazione dell’intervento in Siria – rischia di allontanare gli elettori di sinistra. Sia dal voto Ps al primo turno, poiché anche tra i parlamentari cresce la critica (e anche la chiara opposizione) alla modifica della Costituzione, che da un eventuale riporto di voti dalle altre forze di sinistra sul candidato socialista al secondo turno.

Nell’elettorato tradizionale del Ps è forte la tentazione astensionista.

La sinistra della sinistra non sembra in grado di captare questo scontento. Bisogna dire che le divisioni stanno estenuando questo campo: Europa Ecologia-I Verdi, il Front de Gauche (con il Pcf), il Parti de Gauche, hanno deciso alleanze a geometria variabile, sul fronte écolo ci sono addirittura dei casi di liste concorrenti, nella maggior parte delle regioni (a cominciare dall’Ile-de-France, la regione di Parigi) Verdi e Front de Gauche sono separati al primo turno e entrambi sfidano il Ps. Il Ps ha trovato, e solo in pochi casi, un accordo limitato con i Radicali di sinistra.

La sinistra rischia di uscire a pezzi dal voto delle regionali, anche perché ormai il Ps di Hollande e Valls ha effettuato una svolta che lo porta fuori da quest’area politica. Il Ps governa 20 regioni nella Francia metropolitana, in alleanza con le altre forze (verdi, Pcf, radicali), il paragone con la nuova configurazione sarà più complicato, ma nessuno potrà nascondere l’entità della sconfitta annunciata. Les républicains di Sarkozy sono riusciti in genere ad unirsi con il centro del Modem e a presentare liste uniche, ma anche per la destra classica c’è la potente sfida dell’estrema destra.

La campagna è uscita dai confini delle singole regioni, entità complicate dopo la riforma, che in moltissimi casi non hanno neppure un nome preciso, ma solo l’addizione di quelli delle vecchie regioni accorpate (sarà difatti la prima decisione da prendere per i nuovi consigli regionali: quale nome scegliere? dovrà avere una relazione con la storia ed essere visibile anche a livello europeo).

La campagna si è nazionalizzata, specialmente dopo gli attentati. La sicurezza e la lotta al terrorismo sono diventate la prima preoccupazione dei cittadini e l’argomento principale dei candidati. Su questo fronte, con la collera che cresce (l’inchiesta flop mette in luce che sovente si trasforma in puro “odio”), l’estrema destra aumenta i consensi.

La sinistra rischia di uscire distrutta, perché ha di fronte solo cattive soluzioni per il secondo turno. In molti casi, saranno difatti possibili delle “triangolari”, cioè una corsa a tre (se la lista ha superato il 10% dei votanti al primo turno): ma correre, ben sapendo di perdere, puo’ dare una vittoria quasi certa al Fronte nazionale. Allora ritirarsi? Il risultato, per il Ps, significherà essere tagliata del tutto fuori e rinunciare ad avere dei consiglieri regionali per i prossimi 6 anni. “Tutti dovranno assumere le proprie responsabilità – ha affermato Valls – a destra come a sinistra, per impedire al Fronte nazionale di vincere una regione”. Valls è arrivato persino a proporre una fusione delle liste Ps e Les Républicains per il secondo turno nei casi più delicati, come nel Nord-Pas-de-Calais-Picardie, dove Marine Le Pen è candidata e sembra avere la vittoria in tasca. Ma la destra ha rifiutato. Neppure il “fronte repubblicano” sembra essere d’attualità a destra (ritiro della lista e invito a votare per il Ps contro il Fn).