L’ex ministra della Sanità, Agnès Buzyn, è stata incriminata ieri dalla Corte di Giustizia della Repubblica, per aver «messo in pericolo la vita altrui» a causa della gestione della pandemia del Covid. Ed è «testimone assistito» per l’accusa di «astensione volontaria di prendere misure proprie a combattere un sinistro». Buzyn si è dimessa da ministra il 16 febbraio 2020 (per presentarsi candidata alla carica di sindaca di Parigi, senza successo). Ieri è stata interrogata per più di 9 ore, sotto accusa per la mancanza di mascherine e di protezione nel primo periodo del Covid. «Non lascerò infangare l’azione del governo, la mia azione come ministro, mentre abbiamo fatto tanto per preparare il nostro paese alla crisi sanitaria mondiale, che sottolineo, dura ancora» ha detto ieri mattina Agnès Buzyn prima dell’interrogatorio. L’incriminazione sta sollevando molte reazioni, tanto più che fa irruzione nella campagna per le presidenziali del 2022.

Per il primo ministro, Jean Castex, «Agnès Buzyn ha preso decisioni che le circostanze imponevano, bisogna a ogni costo evitare che la paralisi investa i poteri pubblici». Chi poteva sapere all’inizio del 2020 la natura del rischio Covid? In Francia ci sono stati 115 morti di Covid, il primo morto è del 18 febbraio 2020, due giorni dopo le dimissioni di Buzyn.

La Corte di Giustizia della Repubblica è un tribunale speciale per ministri, creato in occasione della crisi del sangue contaminato a fine anni ’90, composto da 12 parlamentari (Assemblea e Senato) e 3 magistrati della Corte di cassazione. Ha ricevuto finora più di 14.500 denunce per la gestione del Covid. Per il momento solo 9 sono state accettate. Ma altre continuano ad arrivare. L’inchiesta su Agnès Buzyn è iniziata nel luglio 2020.

L’incriminazione dell’ex ministra apre la pagina giudiziaria del Covid: potrebbero seguire la messa sotto accusa anche del suo successore alla Sanità, l’attuale ministro Olivier Véran, e quella dell’allora primo ministro, Edouard Philippe. Ci sono già state perquisizioni nei rispettivi uffici e domicili. La situazione è estremamente tesa e confusa: da un lato si moltiplicano le denunce che chiedono conti al governo per non aver fatto abbastanza per difendere la popolazione dal Covid, ma dall’altro ogni sabato ci sono manifestazioni per protestare contro il pass sanitario, i vaccini e tutte le misure restrittive.

Buzyn, ministra della Sanità dal maggio 2017, si è dimessa il 16 febbraio 2020, per entrare nella campagna elettorale come candidata sindaca della città di Parigi. Una scelta precipitata, in sostituzione del candidato del partito di Macron, la République en Marche, Benjamin Griveaux, travolto da uno scandalo sessuale. Buzyn, che è l’ex nuora di Simone Veil, è medico, non ha esperienza politica. La corsa alla carica di sindaco di Parigi è un disastro, di fronte a due avversarie agguerrite, Rachida Dati per la destra e Anne Hidalgo per il Ps, che rivince. Buzyn è stata nominata a gennaio a una carica diplomatica all’Organizzazione mondiale della Sanità. Le denunce l’accusano di aver nascosto la gravità del virus. Il 24 gennaio 2020, l’allora ministra della Sanità, aveva fatto una dichiarazione imprudente: «I rischi di propagazione del coronavirus nella popolazione francese sono molto deboli». Poi, un’ancora più imprudente risposta in un’intervista a Le Monde, qualche settimana dopo le dimissioni: «Avremmo dovuto fermare tutto, era una mascherata, l’11 gennaio ho inviato un messaggio al presidente sulla situazione».

L’apertura della pagina giudiziaria della gestione del Covid segna una svolta, dall’esito ignoto dal punto di vista penale, ma sicuramente pesante politicamente per la maggioranza, a poco più di 7 mesi dalle presidenziali. Tanto più che anche un altro ministro, il responsabile della Giustizia, Eric Dupont-Moretti, è sotto inchiesta sempre da parte della Corte di Giustizia della Repubblica per una complicata vicenda che riguarda il suo lungo passato di avvocato: è indagato dal 16 luglio per «presa illegale di interessi» nell’ambito di un caso che ha opposto degli avvocati alla Procura nazionale finanziaria, in un’inchiesta su trattative clandestine all’epoca della presidenza Sarkozy per la nomina di un giudice, dove i magistrati avevano intercettato i telefonini di alcuni avvocati (tra cui quello dell’attuale ministro). Nell’ambito delle due inchieste, ci sono già state perquisizioni da parte dei magistrati della Corte di Giustizia della Repubblica dall’ex primo ministro Edouard Philippe, Agnès Buzyn, Olivier Véran e dal direttore generale della Sanità, Jérôme Salomon, oltreché al ministero della Giustizia.