In un clima incandescente, a pochi giorni dal primo turno delle elezioni regionali su cui si allunga l’ombra del Fronte nazionale, il governo distilla informazioni angoscianti per rendere sempre più favorevole il terreno dell’accettazione delle leggi d’emergenza.

Per il primo ministro, Manuel Valls, lo stato d’eccezione potrebbe venire «prolungato» alla scadenza dei tre mesi, il 26 febbraio.

Il portavoce del governo, Stéphane Le Foll, chiude la bocca a chi comincia a protestare contro la limitazione delle libertà: «Ci assumiamo completamente la responsabilità sullo stato d’emergenza» sia per gli islamisti radicali ma anche per i «casseurs», cioè i militanti ecologisti e di estrema sinistra (26 in domicilio coatto, già 2 condanne per direttissima in seguito ai fermi per la manifestazione di domenica, un giovane ubriaco che ha lanciato una lattina di birra contro un poliziotto, condannato a 3 mesi i carcere e una ragazza che si è rifiutata di farsi prendere le impronte digitali, mille euro di multa).

L’unica concessione è una commissione di controllo parlamentare sull’applicazione delle norme d’emergenza.

Il ministro degli Interni, Bernard Cazeneuve, ha fatto sapere che ci sono state 2.235 perquisizioni (extragiudiziarie) dal giorno degli attentati, che hanno portato a 210 fermi e più di 300 persone sono state poste in domicilio coatto. Tre moschee «radicali» sono state chiuse, nella regione parigina e vicino a Lione.

Con la paura che ancora domina, Hollande incassa un recupero di popolarità, salita di 22 punti, al 50%. Ma altri sondaggi rivelano che la fiducia per il presidente non dovrebbe tradursi nelle urne, il 6 e il 13 dicembre.

Il Fronte nazionale potrebbe conquistare tra due e quattro regioni (Marine Le Pen è candidata alla presidenza del Nord-Pas-de-Calais-Picardie, la nipote Marion Maréchal-Le Pen in Provenza-Costa Azzurra, e l’estrema destra è in agguato anche in Alsazia-Champagne e persino in Borgogna).

Jean-Luc Mélenchon, del Front de gauche, accusa Hollande di dare «una vittoria ideologica» al Fronte nazionale.

In questione il testo della riforma costituzionale, che il governo ha trasmesso al Consiglio di stato per un parere e che dovrebbe venire approvato in Consiglio dei ministri già il 23 dicembre, per poi essere presentato a Senato e Assemblea a gennaio e poi subito sottoposto al voto del Congresso (le due camere riunite).

Questa riforma, che mira a inserire lo stato d’emergenza nella Costituzione, ha due aspetti particolarmente preoccupanti: il periodo di emergenza passerà da tre a sei mesi, con poteri accresciuti alla polizia e l’introduzione di forme «transitorie» di sospensione della legislazione normale di più lunga applicazione, mentre lo jus soli, base della nazionalità in Francia, viene drasticamente limitato per chi ha la doppia cittadinanza. Sarà possibile privare della nazionalità un cittadino accusato di terrorismo nel caso abbia un doppio passaporto (la Convenzione di New York impedisce di creare apolidi).

Questa è una vecchia domanda del Fronte nazionale: circa un terzo dei francesi di famiglia di immigrazione recente hanno la doppia nazionalità, cioè 3,5 milioni di persone. La norma, addirittura inserita nella Costituzione, introdurrebbe in Francia la presenza di due tipi di cittadini, scavando ancora un po’ il fossato che non cessa di allargarsi tra persone di diversa origine, con la spaccatura religiosa rispetto ai musulmani.

A sinistra, una cinquantina di personalità hanno firmato un appello per difendere la libertà di manifestare, contro le «derive» degli ultimi giorni e «perquisizioni» che «sembrano infondate o realizzate con eccessiva brutalità», contro «arresti domiciliari senza legami con la lotta contro il terrorismo».

La Cgt, che ieri di fronte al tribunale di Bobigny ha comunque organizzato una manifestazione di sostegno ai dipendenti di Air France che avevano strappato la camicia a due dirigenti, è sulla difensiva per le accuse di aver accolto dei «radicalizzati» nei suoi ranghi all’aeroporto di Roissy. Il segretario, Philippe Martinez, ha rivelato che la Cgt ha espulso circa 500 iscritti a Air France, considerati «integralisti islamici».

Un fenomeno analogo riguarda Ratp, la società dei trasporti pubblici parigini in cui aveva lavorato uno dei kamikaze del 13 novembre.