La foto del piccolo Aylan Kurdi ha scosso l’Europa. Ne ha fatto esplicito riferimento François Hollande (anche se ha dovuto aspettare Le Monde ieri pomeriggio per vederla pubblicata, visto che nessun giornale francese del mattino l’aveva) e ha annunciato una posizione comune franco-tedesca, presentata a Bruxelles per essere discussa al Consiglio Giustizia-Interni del 14 settembre, che dovrebbe essere seguito a breve, ha affermato il presidente francese, da un Consiglio europeo dei capi di stato e di governo. Parigi e Berlino propongono che la Ue adotti un “meccanismo permanente e obbligatorio” di ripartizione dei rifugiati “equo” tra i paesi europei. La Commissione accelera pero’ i tempi: poiché i meccanismi permanenti prenderanno tempo prima di essere definiti, spiegano a Bruxelles dove temono le forti reticenze di numerosi stati, per far fronte alla situazione di emergenza in Italia, Grecia e Ungheria “ci sarà una proposta per il ricollocamento urgente di 120mila rifugiati”. Solo nel giugno scorso, le quote proposte dalla Commissione (per 40mila persone, poi ridotte a 32mila) erano state rifiutate un po’ da tutti, comprese Francia e Germania e ieri Hollande si è ben guardato dall’utilizzare il termine “quote”, pronunciato invece da Merkel. Sono allo studio delle sanzioni per i reticenti. La Germania fa pressione e minaccia, dietro le quinte, chi volesse rifiutare la “solidarietà” sui migranti, di tagli agli aiuti europei, consistenti per i paesi dell’est. La Commissione ha evocato la possibilità di un opt out, ma corredato di “sanzioni”.

La forza della fotografia realizzata dalla fotografa turca Nilüfer Demir sembra aver smosso qualche dirigente. Paolo Gentiloni, Laurent Fabius e Thomas de Maizière, ministri degli esteri di Italia, Francia e Germani hanno inviato un messaggio a Mrs.Pesc, Federica Mogherini, in vista del Consiglio Esteri di oggi e domani, a favore di un’armonizzazione del diritto d’asilo nella Ue e per una migliore ripartizione dei rifugiati, un “test storico” per l’Unione. Persino David Cameron ha dovuto cambiare atteggiamento: “chiunque abbia visto la foto non puo’ non essere colpito e, come padre, sono profondamente commosso dalla vista del ragazzino sulla spiaggia in Turchia. La Gran Bretagna è una nazione con valori morali – ha sottolineato – e noi assumeremo le nostre responsabilità morali”. Il Portogallo si è detto pronto ad accogliere più dei 1500 rifugiati accettati in via di principio al vertice di giugno (la Commissione ne proponeva 2400 per Lisbona).

Le “proposte comuni” di Hollande e Merkel per “organizzare l’accoglienza dei rifugiati” mirano a offrire un’accoglienza che sia “degna di quello che rappresentiamo”, ha precisato Hollande, “umana”, ma al tempo stesso “inflessibile” verso i migranti economici. Merkel, che ieri era a Berna, ha insistito sul fatto che “chi viene per sole ragioni economiche non puo’ pretendere di ottenere una protezione durevole e deve andarsene”.

La questione della “ripartizione obbligatoria”, chiesta esplicitamente da Merkel e Hollande sta già causando una levata di scudi in Europa. Il presidente francese, che ieri ha riunito all’Eliseo i ministri implicati nell’accoglienza, ha fatto allusione hai paesi che rifiutano il meccanismo obbligatorio di ripartizione: “l’Ue deve agire in modo decisivo e conformemente ai propri valori, questi uomini e queste donne, con le loro famiglie, fuggono guerre e persecuzioni. Hanno bisogno di protezione internazionale, dovuta loro dalle Convenzioni di Ginevra elaborate dopo la guerra, che obbligano tutti i paesi. Quello che è stato fatto finora non è sufficiente. Ci sono paesi che non rispondo agli obblighi morali. Non li citero’. Ma al di là dell’emozione per il bambino, è tempo di agire”. Il vice-presidente della Commissione, Frans Timmermans, che era ieri ad Atene, ha insistito sulla necessità di “trovare una risposta europea a un problema che non puo’ essere risolto individualmente” (la Grecia ha chiesto 700 milioni alla Ue per finanziare i centri di accoglienza). Il prsidente del Consiglio Ue, Donald Tusk, ha insistito sulla “equa distribuzione” che “è quello di cui abbiamo bisogno”. L’ungherese Viktor Orban, che ieri era a Bruxelles, resta pero’ inflessibile. Ha annunciato che entro il 15 settembre, “passo dopo passo”, l’Ungheria “riprenderà il controllo delle sue frontiere” e ha attaccato i “leader europei”, che “hanno dimostrato chiaramente di non essere in grado di gestire la situazione”. “Senza un controllo inflessibile alle frontiere – ha insistito – è inutile parlare di quote” (anche la Bulgaria ha annunciato la costruzione di una barriera al confine con la Serbia di 130 km, per il momento sono completati i primi 20). Per Orban – ma anche l’Austria dice la stessa cosa – “è un problema tedesco”: per Orban la migliore posizione è dire “non venite, il viaggio è pericoloso, la Turchia è un paese sicuro”. Del resto, la Ue si sta preparando a stilare la lista dei “paesi sicuri”, i cui cittadini non avranno diritto all’asilo.