È il primo scontro a livello istituzionale, «non un tribunale d’inquisizione», per il presidente dell’Assemblea nazionale Richard Ferrand, ma l’inizio di un’offensiva dell’opposizione per chiedere conto della gestione della crisi finora e le strategie di uscita. Il primo ministro Edouard Philippe e il ministro della Sanità Olivier Véran sono stati interrogati in videoconferenza da una trentina di deputati della commissione di informazione del parlamento, prima tappa che sarà seguita a fine crisi da una vera e propria commissione d’inchiesta.

Già ci sono denunce per «messa in pericolo della vita» e persino per «omicidio involontario» contro tutte le alte cariche dello Stato, presentate alla Corte di giustizia della Repubblica, il tribunale dei ministri. Emmanuel Macron ha accusato «tutti coloro che già cercano di fare processi» di essere degli «irresponsabili», perché ora bisogna vincere la «guerra sanitaria» e solo dopo «verrà il momento delle responsabilità, è legittimo, è democratico».

Edouard Philippe insiste, parafrasando Paul Nizan: «Non lascio nessuno dire che ci sono stati ritardi». Mancanza di mascherine, tamponi insufficienti, alcuni ospedali sull’orlo della saturazione, dopo la zona di Mulhouse adesso l’Ile-de-France, sullo sfondo continua la polemica sull’opportunità di aver tenuto il primo turno delle elezioni municipali il 15 marzo scorso (che anche l’opposizione ha voluto).

Le misure di isolamento continuano per ora fino al 15 aprile, ma non ci sono certezze sulla strategia di uscita e sui tempi, si sa solo che non sarà generale per tutti. Il governo si impegna a moltiplicare i tamponi, strategia che in Germania ha evitato morti.

Ieri c’è stato un primo episodio di forte tensione: un violento sollevamento in un carcere in Guyana, vicino a Cayenne. È continuato il trasferimento, con tgv o aerei, di malati gravi dalla regione parigina verso ospedali di regioni dell’ovest, per il momento meno colpite.

Dalla Mosella, l’ospedale di Metz chiede aiuto, «siamo al massimo di quello che possiamo fare», temono un cluster simile a quello di Mulhouse (qui ci sono molti discendenti di immigrati italiani che nelle vacanze d’inverno erano stati in Italia).

Macron ha visitato martedì una fabbrica di mascherine (canadese): «Dobbiamo ritrovare l’indipendenza, dobbiamo produrre di più in Europa e in Francia». Dopo aver sospeso tutte le riforme in corso, a cominciare da quella delle pensioni, il presidente si riconverte al colbertismo.

Greenpeace, Attac, la Cgt e altre organizzazioni hanno pubblicato un testo: «Prepariamo il giorno dopo», per incitare a cambiamenti profondi in economia, giustizia sociale, ecologia. Ma nel paese serpeggia la sfiducia, la diffidenza.

Secondo un ultimo sondaggio, il 53% ritiene che il governo non faccia abbastanza, per sette francesi su 10 «non dice tutta la verità» (percentuale che sale al 92% tra gli elettori di estrema destra, il Ressemblement national accusa il governo di «mentire»). La critica continua dell’opposizione è però approvata solo dal 49%, mentre il 40% la ritiene inopportuna.

Per fare uscire l’Unione europea dalla paralisi dello scontro tra i «frugali» del nord e il sud, il ministro dell’Economia, Bruno Le Maire, ha proposto di creare un debito comune ma a tempo, 5-10 anni, per far fronte alla crisi. Il commissario al Mercato interno, Thierry Breton, insiste sulla necessità di rafforzare la sovranità tecnologica europea.

Le conseguenze economiche e sociali preoccupano. Un ente di ricerca afferma che 8,5 milioni di persone sono ormai a rischio povertà, 3,6 milioni di lavoratori sono in cassa integrazione e più di 200mila piccole imprese hanno già chiesto i prestiti dello stato.

Il Covid-19 ha messo in evidenza una Francia della diseguaglianza. 8,7 milioni di persone sono in telelavoro, mentre 18,8 milioni sono obbligati a recarsi sul posto di lavoro, a rischio contagio: oltre al personale sanitario, sono quelli pagati peggio (cassieri, operatori ecologici, camionisti).

Le differenze tra i territori, che erano già al centro della protesta dei gilet gialli, sono di nuovo in primo piano. Ha sollevato indignazione la fuga verso le seconde case del 17% dei parigini, accusati di aver diffuso il virus. Con la chiusura delle scuole, tra il 5 e l’8% degli alunni sono «persi», ha detto il ministro dell’Educazione: non seguono i corsi su Internet e i collegamenti con gli insegnanti.