La giustizia degli uomini su un attacco terrorista in cui è stato invocato il nome di dio. Si apre oggi alla corte d’appello di Parigi il processo storico sulla serie di attentati che hanno insanguinato la capitale e dintorni nella serata del 13 novembre 2015, dallo Stade de France ai caffè e ristoranti del 10° e 11° arrondissement fino al Bataclan: 131 morti e più di 400 feriti in un attacco svoltosi in tre fasi, durato 3 ore e 3 minuti.

È IL PIÙ GRANDE PROCESSO che si tiene in Francia dal dopoguerra, durerà circa 9 mesi, sono implicati 330 avvocati, 1800 persone di 23 nazionalità – vittime scampate alla morte, parenti di deceduti – sono parte civile, molti riuniti in associazioni che li hanno aiutati a sormontare il dolore. In via eccezionale, le udienze presiedute da Jean-Louis Péries accompagnato da 4 magistrati, saranno filmate, per lasciare un documento alla posterità (come è stato per pochi altri processi «storici», ultimo l’anno scorso quello del massacro a Charlie Hebdo e all’HyperCacher, prima Klaus Barbie nel 1987, Paul Touvier nel 1994, Maurice Papon nel 1997-98, tre accusati per il genocidio dei Tutsi in Ruanda nel 2014-18).

Il processo «al rumore delle armi oppone uno spazio di parola che separa radicalmente l’atto di giudicare dall’atto di guerra», precisa il magistrato Denis Salas, direttore dei Cahiers de la justice. Il processo ha luogo in una sala d’udienza di 750 mq costruita per l’occasione, all’interno dell’area dove sorge il vecchio tribunale all’Ile de la Cité, una struttura che sarà utilizzata solo fino al 2023, anche per il processo dell’attentato di Nizza del 14 luglio 2016 (86 morti, più di 450 feriti). Altre 12 sale saranno collegate in video per permettere alle parti civili di seguire il processo. Ci sarà anche una web radio a cui potranno collegarsi (e un servizio psicologico per chi non ce la farà a seguire in solitudine le udienze che inevitabilmente faranno riemergere il dolore). Le udienze saranno sospese il 13 novembre e nei giorni vicini (dall’11 al 14), per rispetto delle vittime.

SONO A GIUDIZIO 20 PERSONE, 11 in carcere e presenti sul banco degli accusati, tre a piede libero, 6 in contumacia (5 sono presunti morti in Siria), messi sotto accusa dopo un’istruzione durata 4 anni e mezzo e che ha prodotto centinaia di migliaia di pagine. Dei tre commando che hanno preso d’assalto Parigi quella notte, c’è un solo sopravvissuto, Salah Abdelslam, franco-marocchino di 32 anni, cresciuto a Malenbeek in Belgio, arrestato a Bruxelles nel marzo 2016 e da allora rimasto in silenzio sui fatti e in carcere, dove passa il tempo pregando.

È LA PRIMA VOLTA IN EUROPA che viene giudicato lo Stato islamico, da dove sono venuti gli ordini di assaltare Parigi e da dove sono arrivati, confusi tra i migranti, due degli assalitori del Bataclan. L’accusa per i 20 imputati, implicati in gradi diversi di responsabilità, è associazione a delinquere terroristica, una parte degli imputati rischia l’ergastolo.

Degli avvocati delle parti civili si preparano a presentare la richiesta, almeno contro alcuni degli accusati, di aprire un’inchiesta per crimini di guerra, crimini contro l’umanità, che sono senza prescrizione. Le parti civili hanno citato a testimoniare personalità politiche, in carica al momento dei fatti: a novembre testimonierà l’ex presidente François Hollande, poi saranno sentiti, tra gli altri, anche Bernard Cazeneuve, allora ministro degli Interni, l’ex procuratore François Molins, degli studiosi dell’islam, come Gilles Kepel o Hugo Micheron. Gli interrogatori degli imputati sono previsti nei primi mesi del 2022. Il processo metterà delle parole, cercherà delle ragioni per spiegare l’inspiegabile, la serie di attacchi che ha colpito tutti i cittadini, da vicino o da lontano.

NON C’È PARIGINO che non conosca qualcuno che è stato coinvolto quella sera. I morti sono in grande maggioranza giovani, molti intorno ai 30 anni, hanno lasciato degli orfani. L’emozione è enorme. Saranno mesi difficili, in tutti i sensi. La polizia è sul chi vive.

Restano ancora molte zone d’ombra sullo svolgimento dei fatti e su chi aveva dato l’ordine e deciso l’attacco, malgrado la lunga istruzione, durata più di 4 anni e che ha avuto la necessità della cooperazione internazionale e coinvolto 19 paesi. L’attacco molteplice organizzato dalla Siria e dal Belgio per il 13 novembre 2015 è stato eseguito solo in parte. Gli inquirenti hanno trovato un computer in Belgio, in occasione dell’attacco all’aeroporto Zaventem di Bruxelles il 22 marzo 2016, che ha fatto 32 morti, con un file che indicava l’esistenza di 5 commando in Europa quella sera. Tre, composti di 3 persone l’uno, hanno agito a Parigi: il «gruppo iracheno» allo Stade de France, il «gruppo Omar» guidato da Abdelhamid Abaaoud contro bar e ristoranti, il «gruppo francese» al Bataclan. Oltre a un «gruppo metropolitana» a Parigi, che non ha agito, esisteva anche un «gruppo Schipol» che presumibilmente avrebbe dovuto colpire l’aeroporto di Amsterdam, dove qualche ora prima degli attacchi di Parigi si era recato Osama Krayen, di nazionalistà svedese, tra i principali imputati al processo che si apre oggi.

Nelle rivendicazioni fatte da fratelli Clain (poi uccisi dalla polizia) c’erano stati riferimenti al 18° arrondissement, dove è passato Abdelslam. ll 12 novembre 2015, dieci membri dei commando arrivano in auto dal Belgio a Parigi. Torna invece in Belgio un undicesimo uomo, Mohamed Abrini, che sarà poi filmato al momento dell’attacco a Zaventem (ma che non si farà esplodere). Sono state trovate nove cinture esplosive, l’ultima è stata messa in funzione il 18 novembre 2015 e sono morti due terroristi, quando i poliziotti del raid hanno fatto irruzione in una casa a Saint-Denis.

LA TRAGICA SERATA del 13 novembre 2015 inizia allo Stade de France tra le 21,20 e le 21,53: c’era una partita di calcio Francia-Germania, a cui assistevano il presidente Hollande e l’allora ministro degli Esteri tedesco, Franz Walter Steinmeier. Si sente uno scoppio, ci vogliono minuti per capire che non è un petardo ma tre uomini che si sono fatti esplodere appena fuori dallo stadio. Non erano riusciti ad entrare.

C’è una vittima, un franco-portoghese che stava bevendo una birra. Contemporaneamente, alle 21,24 inizia l’attacco ai bar e ristoranti del 10° e 11° arrondissement, quartieri frequentati soprattutto dai giovani. È una serata tiepida, la gente è seduta nei tavoli fuori. L’assalto finisce alle 21,41, vi partecipano tre terroristi, prendono di mira 5 locali e assassinano 39 persone. Poco più tardi un altro jihadista si fa esplodere al Comptoir Voltaire, ci sono vari feriti. Alle 21h47 inizia l’attacco al Bataclan, dove c’è un concerto degli Eagles of the Death Metal (che non sono stati chiamati a testimoniare al processo): muoiono 90 persone. I tre jihadisti del commando sono stati uccisi.