Tutte le sere alle ore 20 i francesi hanno applaudito il personale sanitario durante i 55 giorni del confinamento. Hanno chiamato “eroi” medici e infermieri. Gli ospedali hanno tenuto durante i giorni più duri della crisi del Covid, è stato anche organizzato il trasferimento di malati con dei treni sanitari, per far fronte all’afflusso eccezionale di pazienti in alcune zone. Ma il sistema degli ospedali pubblici resta in crisi. È una storia lunga di decenni, che la riforma del 2009 non ha risolto e per alcuni ha addirittura aggravato. Altre riforme sono seguite, l’ultima nel 2018. Emmanuel Macron ha ammesso di aver «certamente fatto un errore nella strategia scelta due anni fa», che è risultata «insufficiente rispetto alle esigenze degli ospedali».

Il 2019 è stato un anno di proteste, di scioperi a ripetizione negli ospedali. All’inizio di quest’anno più di mille capi-servizio hanno dato le dimissioni in massa, rifiutando di ottemperare agli obblighi amministrativi, giudicati eccessivi e soffocanti. Per rispondere a questa situazione e alle inquietudini crescenti, il governo ha aperto ieri una grande concertazione con il personale sanitario e gli ospedali francesi.

Il Ségur della salute – il nome viene dall’avenue dove ha sede il ministero e fa eco al Grenelle della pubblica istruzione istituito dopo il ’68 – dovrà concludersi entro metà luglio, alla fine di sette settimane di discussioni.

Alla guida del Ségur c’è Nicole Notat, ex segretaria del sindacato riformista Cfdt. Ma il personale sanitario non si fida: per il 16 giugno è già stata proclamata una giornata di protesta, e negli ultimi giorni ci sono state già alcune manifestazioni (a Parigi, Tolosa, Saint-Etienne).

Il primo ministro, Edouard Philippe, che ieri ha aperto la discussione a cui partecipano trecento rappresentanti del mondo della sanità, ha promesso una «rifondazione del sistema sanitario». Il ministro della Sanità, Olivier Véran, ha affermato: «Scuoteremo i corporativismi, le abitudini, le inerzie». Il collettivo Les jours heureux (nome ironico che fa riferimento a una frase di Macron sul ritorno dei «giorni felici» dopo il Covid) chiede che si torni a «un servizio pubblico di cura più forte e più giusto». Il collettivo inter-hôpitaux insiste su un aumento di stipendio per il personale infermieristico di 300 euro al mese, «per arrivare alla media europea» e chiede aumenti anche per il personale delle Ehpad, le case di riposo per anziani, dove hanno avuto luogo gran parte dei decessi per Covid. Philippe ha promesso ieri «rialzi significativi», ma non ha dato la cifra. La Francia, secondo le statistiche dell’Ocse, è al 28esimo posto per stipendi su 32 paesi, gli infermieri guadagnano il 6% in meno della media dei salari nazionali (si tratta di poco più di 2mila euro al mese) e questa situazione è ancora più grave nelle Ehpad.

Ma il cantiere della riforma va al di là degli stipendi. Il governo promette investimenti nell’edilizia ospedaliera e nel materiale che è mancato con la crisi del Covid. Ci sono più di settanta denunce contro ministri e primo ministro, una buona parte delle quali presentate da medici e infermieri, per la mancanza di materiale di protezione – prima di tutto le mascherine chirurgiche – al momento dell’esplosione del Covid. Ieri, l’ex presidente François Hollande, dopo aver ammesso di avere una «parte di responsabilità» nella crisi attuale dell’ospedale, ha messo le mani avanti sulle mascherine, affermando di aver lasciato scorte consistenti (più di 700 milioni), poi evaporate e non più rinnovate.

Un altro capitolo della riforma in preparazione riguarda l’organizzazione del lavoro. Le 35 ore negli ospedali non sono state seguite dalle necessarie assunzioni. Molti letti vengono chiusi per mancanza di personale, mentre per l’assenza di collaborazione con i medici liberi professionisti, c’è un’eccessiva frequentazione del Pronto Soccorso, che comporta eccessivi carichi di lavoro. Ma per Philippe, invece di parlare di assunzioni, discutere delle 35 ore «non è un tabù».