I baffi di Francesco hanno smesso di sorridere. Francesco Mandarini, presidente della Regione Umbria dal 1987 al 1992, comunista, ultimo presidente de il Manifesto Spa, se n’è andato dopo aver festeggiato lunedì il suo 80mo compleanno, a Perugia, con amici e familiari.

Si è spento serenamente nel suo letto, dopo una vita dalla parte del torto. Quella giusta.

La sua lucidità, la sua voce baritonale, la sua curiosità hanno accompagnato generazioni di compagni umbri e hanno arricchito anche la vita di molti qui, al manifesto. Il legame del giornale con l’Umbria, di Valentino Parlato soprattutto, risale a decenni fa. E anche col mutare delle stagioni politiche, e con le difficoltà del giornale e della sinistra, non è mai venuto meno.

Ancora oggi, ogni mese, distribuiamo e stampiamo nella regione il mensile Micropolis, nato nel 1996 e ultima inossidabile esperienza locale delle tante che negli anni ’90-2000 hanno gemmato attorno al giornale.

La mia conoscenza di Francesco Mandarini risale a dieci anni fa, perciò il mio ricordo può essere distorto da questa piegatura temporale e non restituire la dimensione a tutto tondo di un compagno di enorme esperienza e di generosa sapienza.

Il più piccolo di sette figli, nel luglio 1960 entra a 18 anni come operaio alla Perugina. Poi subito nella Fgci e nel sindacato e una brillante carriera politica nel Pci, dove dal X congresso fino all’ultimo è stato sempre ingraiano.

Mai pentito: «Sono un perdente strutturale, ma ancora oggi sono convinto che avevamo ragione noi e non Amendola», racconta nella bella videointervista realizzata da Gabriele Anastasio e Stefano Ceccarelli nel 2018 che si può guardare su YouTube: Francesco Mandarini – Comunista eretico.

Da ingraiano, non esattamente una credenziale per la carriera, sarà il più giovane assessore regionale d’Italia, a 28 anni, poi consigliere e infine presidente di Regione.

Francesco è stato capace di annodare sempre l’autenticità delle sue scelte ideali con l’attenzione alla pratica politica. Ha tenuto insieme le sue idee con l’amministrazione concreta, politics e policy, come dicono gli americani.

E forse proprio il suo legame con il mondo anglosassone (due mogli entrambe straniere, la prima inglese – da cui ha avuto il figlio Matteo – e la seconda, Patrizia, americana) lo ha aiutato a distinguersi dagli altri compagni, a stemperare i giudizi ma senza renderli meno acuminati, a sapere con un sorriso che oltre l’orizzonte c’è sempre un altro orizzonte.

Francesco Mandarini
«Sono sempre stato schierato con i più deboli, contro l’inno all’ignoranza e alla prepotenza».

«Sono sempre stato schierato con i più deboli, contro l’inno all’ignoranza e alla prepotenza», raccontava. Contro il capitalismo e contro la guerra, infatti, Francesco lo è stato sempre. Cos’altro è, alla fine, un comunista?

E un comunista non del ma vicino al manifesto (che forse era anche più difficile), dunque irriducibilmente critico con la sinistra che c’è. Quella del Pds, Ds, Pd, contro cui Francesco fino all’ultimo ha sferzato critiche, lanciato suggerimenti, provato a seminare speranze e futuro anche dopo l’inevitabile capitolazione della regione alla destra. Critiche da compagno, però, mai da avversario politico.

Del manifesto gli piacque, credo, la volontà di mettere in dubbio le cose, la convinzione che tra compagni si potesse parlare di tutto, che i dogmi per i comunisti non esistono. «Ai miei tempi litigare era legittimo – racconta nell’intervista – adesso appena dici amen ti fucilano, ma litigare fa crescere tutti, insieme». Un eretico, appunto, come noi anche se diverso da noi.

Negli anni Duemila, Francesco è stato chiamato da Valentino a presiedere il Manifesto Spa, che era il grande sogno dell’azionariato popolare costruito negli anni ’90 ma mai decollato davvero. Quel ruolo, di apparente banale amministrazione richiedeva invece una forte sensibilità politica, e si è rivelato poi decisivo, ma decisivo davvero, nel passaggio infernale della liquidazione coatta della cooperativa storica iniziato nel 2011.

È in quel frangente, con la cooperativa commissariata e obbligata alla chiusura, che il Manifesto Spa, e dunque Francesco, è stato lo snodo fondamentale del futuro del giornale che leggete oggi.

È in quel frangente, con la cooperativa commissariata e obbligata alla chiusura, che il Manifesto Spa, e dunque Francesco, è stato lo snodo fondamentale del futuro del giornale che leggete oggi.

La crisi esiziale del manifesto, politica e finanziaria, era giunta al culmine. I commissari liquidatori reclamavano la testata come unico «bene» liquidabile all’asta. Il collettivo era diviso in tanti rivoli, ferito da anni di indigenza assoluta, sepolto da debiti inestinguibili, spaccato in diffidenze e suggestioni.

L’ultima parola però spettava a il Manifesto Spa, che formalmente era il proprietario della testata. In una seduta tesissima, il consiglio di amministrazione della spa si trovò diviso a metà, una parte a favore e una parte contro il nuovo giornale. Il presidente, Francesco Mandarini, votò a favore della nuova cooperativa e, valendo doppio, il suo voto fu decisivo per tenere in vita il manifesto ancora oggi così com’è: autonomo da ogni potere, autogestito da chi ci lavora, critico con lo stato di cose esistenti. Contro il capitalismo e contro la guerra, che altro dovrebbe essere un giornale comunista?

Non saremo mai abbastanza grati a Francesco per la sua scelta di quel giorno. Che se per lui fu dolorosa sul piano personale, fu sempre rivendicata con tranquilla fiducia. Quella sua fiducia speriamo, almeno in parte, di averla ripagata con le pagine che sono venute dopo.

Grazie Francesco, che la terra ti sia lieve e il sol dell’avvenire la scaldi sempre.

Un abbraccio a quanti l’hanno conosciuto e amato dal collettivo del manifesto.

La camera ardente sarà mercoledì 16 marzo dalle 8 alle 19 presso la Casa funeraria Passeri, via Gaetano Donizzetti 115, San Sisto Perugia. L’ultimo saluto giovedì 17 marzo alle 15.

Film/intervista inedita dal titolo “Francesco Mandarini – Comunista Eretico”

Autori Gabriele Anastasio e Stefano Ceccarelli. Realizzata nel 2018 all’interno del progetto “Ritratti”.
Produzione Laboratorio di cinema Gabriele Anastasio e Stefano Ceccarelli.
Per gentile concessione degli autori.

Il cordoglio di Pd e Cgil

Il consiglio regionale umbro ha osservato ieri mattina un minuto di silenzio.

Una scomparsa che ci addolora profondamente» scrive il segretario umbro del Pd Tommaso Bori. «È stato un uomo di grande spessore, umano e politico. Da segretario provinciale del Pci dal 1975 al 1979 e poi, negli anni della sua presidenza della Regione l’Umbria – ricorda – ha saputo leggere la realtà con gli occhi di chi credeva profondamente nella giustizia sociale ma anche nella modernità e nel progresso. Con lui se ne va un pezzo di storia della sinistra umbra che ci auguriamo possa continuare a vivere, nel suo nome, attraverso la difesa dei valori DI democrazia».

A ricordarlo è anche Umbria jazz, che apprende la notizia «con profonda tristezza». «Se ne è andato un vecchio amico del festival, ma non solo: Mandarini era strettamente legato alla nascita stessa di Umbria Jazz, nell’estate del 1973. Con gli altri membri della prima giunta regionale dell’Umbria a presidenza Pietro Conti, accolse con entusiasmo la proposta di Carlo Pagnotta di “inventare” in poche settimane un festival jazz. Lo stesso entusiasmo con cui poi avrebbe seguito e sostenuto la manifestazione da presidente della Regione».

«Esprimo, a nome mio e del gruppo consiliare del Partito democratico, profondo cordoglio per la scomparsa di Francesco Mandarini, giornalista, dirigente d’azienda e terzo presidente della Regione Umbria, dal 1987 al 1992 – scrive la capogruppo del Pd, Simona Meloni – Francesco Mandarini, che aveva compiuto ieri 80 anni, è stato un operaio e poi punto di riferimento della politica. Un grande ascoltatore, che ha saputo imprimere alla nostra regione l’importanza dell’accoglienza e della vicinanza agli ultimi. Ci lascia un protagonista, una colonna portante della comunità della sinistra umbra, che ha dato la vita per le comunità di cui ha fatto parte».

Il ricordo di Vincenzo Sgalla, segretario regionale Cgil Umbria: «Francesco Mandarini è stato l’emblema della classe operaia perugina. Per questo la sua scomparsa addolora profondamente tutto il mondo del lavoro umbro. Per anni Francesco è stato il leader carismatico di migliaia di giovani lavoratrici e lavoratori: primo lavoratore eletto alla Perugina in un organo sindacale di base su scheda bianca. Primo operaio a ricoprire ruoli istituzionali di primissimo piano. Il Pci lo scelse a soli 25 anni, portandolo dalla fabbrica, la sua fabbrica, ai vertici delle nascenti istituzioni regionali. A 28 anni Francesco era assessore regionale al Bilancio, il più giovane d’Italia, con Pietro Conti presidente della Regione. Possiamo dire che Mandarini ha letteralmente portato gli operai al governo della nostra Regione, in una delle stagioni di maggiore sviluppo e crescita per l’Umbria. “Studiate, perché il sapere è la cosa più importante”, ci ripeteva in ogni occasione utile. Non gli piaceva molto parlare in pubblico e aveva una naturale repulsione per i ruffiani. Nei confronti di quelli più giovani era piuttosto indulgente rispetto al carattere deciso e duro mostrato negli anni di guida politica e istituzionale. Certo, non sono mancate le critiche, anche nei confronti della sua Cgil, ma non ha mai smesso di sperare e sollecitare i più giovani alla reazione, per l’equità sociale e la dignità personale. Con la scomparsa di Checco se ne va un pezzo di storia della nostra città e della nostra regione. Checco, l’emblema di una generazione comunista capace di lottare e conquistare pace, libertà, dignità e grande emancipazione anche economica».

La senatrice di Forza Italia, Fiammetta Modena: «Ho appreso la notizia della scomparsa di Francesco Mandarini: lo incontravo spesso per Via Bontempi e ci scambiavo due opinioni ricordando con piacere i tempi in cui la Politica aveva punti di riferimento chiari, opposti, avversari, ma netti. Mi addolora l’idea di non  poterLo incontrare più, della dissolvenza di un mondo che ha formato uomini di spessore e ha fatto la storia della nostra Regione. Formulo le mie condoglianze alla famiglia».

I ritratti di Marco Cinque /il manifesto