Si capirà nelle prossime due settimane quale direzione prenderà la Chiesa cattolica di Francesco, al di là delle intuizioni, della rivoluzione lessicale e della potenza comunicativa e mediatica del Papa arrivato «dalla fine del mondo».

Comincia il 5 ottobre – fino al 19 – l’assemblea straordinaria del Sinodo dei vescovi dedicato al tema della famiglia. È la prima tappa di un cammino che si concluderà ad ottobre 2015, con l’assemblea ordinaria. In quell’occasione il Sinodo formulerà le proprie conclusioni che, sebbene non vincolanti, delineeranno le forme e renderanno evidenti i rapporti di forza all’interno dell’istituzione ecclesiastica.

I temi all’ordine del giorno sono dirimenti. Si tratta di quei «principi non negoziabili» elevati al rango di dogmi da Wojtyla e Ratzinger e fissati come paletti per disegnare i confini invalicabili di una Chiesa che ha scelto di valorizzare il cristianesimo più come elemento culturale da far pesare nel dibattito pubblico che come esperienza di fede per una prassi pastorale profondamente ed unicamente evangelica: la «famiglia naturale» fondata sul matrimonio fra uomo e donna, le unioni di fatto, i divorziati risposati, le coppie omosessuali, la contraccezione. Argomenti attorno ai quali si è cominciato a discutere – effetto indiscutibile del pontificato di Francesco – e su cui però ora si dovrà decidere.

La “base” si è già espressa. Quasi un anno fa, infatti, il Vaticano ha lanciato un questionario rivolto a tutti i cattolici del mondo affinché dicessero la loro. Pur con tutti i suoi limiti – una tempistica così serrata da rendere ardua la realizzazione di una consultazione realmente capillare e qualche domanda che sembrava contenere già la risposta (una su tutti, sui divorziati risposati: come vivono «la loro irregolarità?») –, il questionario ha reso il «non negoziabile» perlomeno discutibile. E i cattolici che hanno potuto esprimersi liberamente, senza troppe mediazioni clericali, hanno evidenziato quello che qualcuno già sospettava: uno “scisma sommerso” fra i fedeli e la dottrina continuamente puntellata dalla gerarchie ecclesiastiche.

Quella della Chiesa è «una morale sessuale lontana dalla vita reale», trovano «pochissimi consensi o vengono rifiutate in modo esplicito le affermazioni sui rapporti sessuali prematrimoniali, l’omosessualità, i divorziati risposati e il controllo delle nascite», hanno detto i cattolici tedeschi, come emerso dalla sintesi predisposta dalla stessa Conferenza episcopale di Germania. Risposte analoghe sono arrivate dalle Conferenze episcopali di altri Paesi europei, con l’eccezione dell’Italia, dove la Cei si è distinta per un silenzio assoluto sui risultati del questionario: «Gli interpellati – si limitano a dire i vescovi – manifestano il desiderio di trovare nel Sinodo indicazioni capaci di sollecitare un rinnovato annuncio del Vangelo del matrimonio e della famiglia, a fronte di problematiche che in maniera sempre più invasiva tendono a scardinare dal punto di vista antropologico i fondamenti della famiglia». Insomma tutto in linea con il magistero.

L’Instrumentum laboris (la traccia di lavoro per il Sinodo), pur ribadendo la visione tradizionale della famiglia cattolica, ha recepito il disagio dei fedeli, ammettendo che c’è grande difficoltà ad «accettare integralmente» l’insegnamento della Chiesa. E domenica si comincia.

Che la partita sia importante è testimoniato dalle schermaglie di queste settimane sul tema che sta catalizzando l’attenzione: l’atteggiamento nei confronti dei divorziati risposati, che il magistero esclude dai sacramenti. Il cardinal Kasper, capofila dei riformatori, ha formulato una proposta di apertura, con il consenso di Bergoglio: consentire loro l’accesso ai sacramenti, dopo un percorso penitenziale. Contro la sua idea – e per estensione contro qualsiasi novità magisteriale – si sta muovendo compatto il fronte conservatore, mediaticamente rappresentato, in Italia, dal Foglio di Giuliano Ferrara e dal vaticanista dell’Espresso Sandro Magister.

Cinque cardinali di primo piano, fra cui il perfetto della Congregazione per la dottrina della fede Müller e l’arcivescovo di Bologna Caffarra, hanno pubblicato un libro (Permanere nella verità di Cristo) in cui sparano a zero sulle aperture di Kasper. Per i divorziati risposati, il cardinale Scola, in un articolo sulla rivista internazionale (conservatrice) di teologia Communio, propone la continenza sessuale e la comunione «di desiderio», quindi la conferma del divieto. Infine il cardinale Pell, superministro vaticano dell’economia, ha firmato la prefazione ad un libro di due teologi in uscita in questi giorni (Il vangelo della famiglia nel dibattito sinodale, sottotitolo: Oltre la proposta del cardinal Kasper) in cui afferma perentoriamente che «un cambiamento sostanziale della dottrina e della pastorale è impossibile».

Le ultime manovre alla vigilia di un’assemblea che si preannuncia vivace e che consentirà di capire dove andrà la Chiesa. Se dal Sinodo usciranno idee e proposte di riforma, per esempio sul tema “innocuo” dei divorziati risposati, allora forse l’aggiornamento si potrà estendere anche altrove. Ma se l’esito sarà l’arroccamento, significherà che il fronte conservatore è maggioritario e che probabilmente vincerà la Chiesa del «valori non negoziabili».