Fuorilegge da arrestare, come i comandanti della Sea Watch 3 Carola Rackete e del veliero Alex Tommaso Stella, per il vicepremier ministro dell’Interno Matteo Salvini. Soccorritori da benedire per papa Francesco.

C’erano anche gli operatori delle organizzazioni umanitarie impegnate nel mar Mediterraneo alla messa che ieri il papa ha voluto celebrare a San Pietro, nel sesto anniversario del primo viaggio del suo pontificato a Lampedusa.

Erano in 250: migranti e rifugiati arrivati in Italia con i corridoi umanitari, i ricongiungimenti familiari, ma anche con i barconi partiti dalla Libia; e gli operatori e i volontari della Caritas, del Centro Astalli, delle parrocchie e delle organizzazioni che salvano i migranti alla deriva nel Mediterraneo. Fra loro don Mattia Ferrari, viceparroco a Nonantola (Mo), che ha partecipato ad una missione della nave Mar Ionio, della Ong Mediterranea: «Una celebrazione per riaccendere la luce sull’umanità, quando sembra essere messa a rischio», spiega al manifesto.

Un gesto semplice quello di Francesco, per ricordare «quanti hanno perso la vita per sfuggire alla guerra e alla miseria e per incoraggiare coloro che, ogni giorno, si prodigano per sostenere, accompagnare e accogliere i migranti e i rifugiati», spiega la nota della sala stampa vaticana. Ma che, nella contingenza del momento – Sea Watch e Alex che forzano il blocco della Guardia di Finanza per sbarcare i migranti a Lampedusa, Salvini che sbraita come un indemoniato e invoca pene infernali -, assume un significato forte. Un po’ come quando due mesi fa Francesco invitò ed incontrò a San Giovanni in Laterano Imer e Semada Omerovic, la famiglia rom legittima assegnataria di una casa popolare a Casal Bruciato aggredita dai fascisti di Casa Pound.

«In questo sesto anniversario della visita a Lampedusa, il mio pensiero va agli ultimi che chiedono di essere liberati dai mali che li affliggono», ha detto Francesco nell’omelia, specificando chi sono gli ultimi: gli «ingannati e abbandonati a morire nel deserto», i «torturati, abusati e violentati nei campi di detenzione», coloro «che sfidano le onde di un mare impietoso» e che vengono «lasciati in campi di un’accoglienza troppo lunga per essere chiamata temporanea». «Non si tratta solo di migranti», ha concluso, «sono prima di tutto persone umane, e che oggi sono il simbolo di tutti gli scartati della società globalizzata», come titola L’Osservatore Romano di oggi. Nelle preghiere dei fedeli c’è il ringraziamento per i “fuorilegge”, come li chiama Salvini: «Signore Gesù, benedici i soccorritori nel mar Mediterraneo». E per i salvati: «Signore Gesù, benedici le persone che sono state soccorse in questi ultimi anni e guidale affinché siano accolte da tutti noi con amore».

La messa a San Pietro arriva il giorno dopo l’Angelus di domenica, quando il papa aveva ricordato le vittime del centro di detenzione per i migranti – che in passato aveva esplicitamente chiamato «lager» -adiacente alla base militare di Dhaman, nell’area di Tajoura, in Libia: «La comunità internazionale non può tollerare fatti così gravi». E nello stesso Angelus Francesco aveva auspicato «che siano organizzati in modo esteso e concertato i corridoi umanitari per i migranti più bisognosi». Una soluzione politica, peraltro praticata anche in Italia con due diversi progetti – uno della Federazione delle Chiese evangeliche, Tavola valdese e Comunità di Sant’Egidio e l’altro di Caritas e Comunità di Sant’Egidio -, ma con numeri troppo esegui (circa tremila migranti arrivati in tre anni) per fare fronte alla situazione.