La ’notizia’ circolava a Montecitorio e ieri è diventata ufficiale. Il deputato Pd Piero Martino, franceschinianissimo, passa in Mdp. L’annuncio arriva in una tormentata intervista all’Huffington post: «Renzi sta portando il Pd altrove. Dopo la scissione “agevolata” dal segretario siamo di fronte ad una nuova frammentazione dell’elettorato storico di centrosinistra che giudico irreversibile, finché il Pd avrà alla guida Renzi». A colpire non è l’accusa ma l’area di provenienza dell’uscente: non un ex pci-pds-ds ma uno della stretta cerchia di Dario Franceschini dagli anni 80, con lui dai tempi del Popolo, suo portavoce sin dalla corsa per la segreteria del Ppi (1999, fu battuto da Castagnetti), poi via con lui nella Margherita e nel Pd. Insomma un sodale di sempre e in quanto tale da sempre riferimento dei cronisti politici. Con Franceschini non ha rotto, assicura Martino: «Ha tentato di trattenermi spiegandomi alcune cose», dice misteriosamente, poi «mi ha lasciato andare come si fa tra due amici e rimarremo per sempre tali anche perché io sono sicuro che ci ritroveremo presto sullo stesso treno».

Una frase impegnativa, almeno per il ministro della cultura, famoso per aver guidato la defenestrazione di Enrico Letta ed oggi in felpato ma aperto dissenso con Renzi sul tema delle alleanze. Frase che infatti subito il ministro ridimensiona: l’addio è «un errore», dichiara, «se non si condivide qualcosa del proprio partito ci si impegna per cambiare le cose, non si va altrove».

Eppure già un altro franceschiniano doc, l’europarlamentare David Sassoli, il primo luglio si era materializzato nella piazza di Giuliano Pisapia. Incontrandolo poi vis-à-vis qualche giorno dopo.

Mdp accoglie il collega con entusiasmo. Lo stillicidio del Pd prosegue: ieri a La Spezia un ex segretario provinciale e un ex assessore, orlandiani, hanno chiesto la tessera. C’è ottimismo anche sulla ricucitura dello strappo con Pisapia: sempre ieri alla regione Lazio è nato il gruppo di Insieme, salutato con soddisfazione da Piero Latino, dirigente vicino a D’Alema: segnale che le distanze si accorciano.

A Montecitorio Roberto Speranza spalanca le braccia a Martino: «La sua storia e il suo impegno sono in linea con l’obiettivo di costruire una nuova forza progressista larga e plurale». Il nuovo arrivato ha già un ruolo cruciale: andrà a coordinare l’area della comunicazione di Mdp. Dal Pd invece le reazioni bordeggiano lo sghignazzo. «Sapeva che non sarebbe stato ricandidato», liquida un deputato dem. C’è chi riferisce di ragioni personali. Ma il commento di Francesco Bonifazi, tesoriere del Nazareno, suona anche più sarcastico degli off the record: «Auguriamo buon lavoro all’onorevole Martino. Nel lasciare il Pd lo invitiamo a saldare il corrispettivo che deve alla Tesoreria nazionale anche solo per rispetto ai dipendenti in cassa integrazione. Sono 78.750 che appena saranno pagati dall’amico Piero andranno al fondo per i dipendenti». Martino risulta infatti tra i morosi, quelli che non versano i contributi al partito, minacciati di pubblica gogna. Lui, Martino, la dice così: «Ho sospeso il versamento quando fu scelto di lasciar morire Europa (quotidiano della Margherita e poi vicino al Pd) per salvare, mi dissero, l’Unità. Sapendo che era un’operazione di facciata mi indignai per i lavoratori lasciati per strada e sull’Unità sappiamo come è andata a finire».