Franca Valeri è un pezzo del novecento italiano (ma anche del XXI secolo, naturalmente e per nostra fortuna) di cui sembra inutile rifare storia o complimenti. Eppure anche lei riesce a sorprenderci con la sua nuova commedia (appena pubblicata da Einaudi) che il 57° festival di Spoleto ha chiamato all’apertura a irrobustire il programma, disseminato per il resto di molte letture di vecchie glorie che sembrano pure occasioni di salotto (da Isabelle Huppert a Depardieu a Anouk Aimée a Luca Barbareschi).
La «Franca» ci sorprende non solo per l’ottima forma, che sfida vittoriosamente il tempo, ma perché rispetto alla galleria di donne da lei rese lungo i decenni famose e familiari (dalla Signorina Snob alla sora Cecioni alla vedova Socrate), questa volta protagonista non è una svampita destinata ad esser vittima di pregiudizi sociali e mariti zuzzurelloni. La signorina su cui la scena (di Alessandro Chiti) fa letteralmente perno, ruotando da ufficio a ristorante, è una donna che l’amore ha governato con consapevolezza, essendo stata per molti anni l’amante del suo sposatissimo datore di lavoro, che però è nel frattempo passato a miglior vita.

E ora lei con la stessa sicurezza manageriale conduce la vita propria, le questioni economiche e sociali (dal gioco in borsa alle istruzioni alla servitù, anzi all’efficientissimo Ambrogio che mai si vede e tutto fa) e la vita pubblica e privata del bel giovanotto che si è trovata in eredità. A questa presenza adottiva dà eleganza e spessore un compagno di scena abituale della Valeri come Urbano Barberini.

Perché lei , seppur semplice «amante» del padre di costui, alla di lui morte si è ritrovata a far da madre al figliolone, benché questi una madre anagrafica, ossessiva e invadente, ce l’abbia pure. Ma è lei , la Valeri/Anne Marie a costituire per lui quello che dà il titolo alla commedia, Il cambio dei cavalli. È lei la stazione di posta (o di servizio, diremmo oggi) dove lui può fare rifornimento di affetto, lucidità, consapevolezza, e anche di cibo se serve, per affrontare le sue delicate questioni comportamentali: rispetto alla finanza, agli spostamenti e soprattutto rispetto alle donne.

L’arrivo di una ragazzona (Alice Torriani), improvvida e sguaiata, losca e vistosa, ma intenzionata nel profondo a conquistarlo, complica ovviamente le cose. Ma non più di tanto. Perché colei che quel «cambio di cavalli» gestisce, ci dovrà solo pensare un po’ sopra, e poi trionfalmente comincerà a «gestire» anche la nuova arrivata, che cambierà drasticamente apparenza, se non proprio cervello.

E potrà offrire al giovanotto un rassicurante e ecumenico status di marito e moglie. Sempre gestito dalla inossidabile donna al comando. Graffia sempre Franca Valeri, anche avventurandosi in nuovi territori. Ma lo fa con un acume, una grazia, e una sapienza della scrittura, che ce la fa ogni volta amare di più.