Franca, c’era sempre Franca. In ogni discorso. Dario Fo l’ha amata tantissimo e continuava ad amarla ormai disperatamente, tutti dovevano saperlo anche adesso che lei non c’era più. Parlava di tutto, lo interrogavano su tutto, ma sembra quasi che non avesse voglia di parlare d’altro. Ogni volta che ricordava Franca Rame sembrava un pezzo di teatro, lo sguardo sognante quasi per tornare a confessarglielo, che lei era bellissima, che era una donna forte e affascinante. Che l’amava ancora. Gli ultimi tre anni senza Franca Rame sono stati molto dolorosi per Dario Fo. Lavorava freneticamente, anche per continuare a vivere senza di lei.

Un dolore maturo ed esibito che quasi faceva invidia, perché in tanti avrebbero voluto vivere una lunga storia d’amore così. Una storia vera, sofferta, scandalosa anche, come è stata tutta l’opera e la vita di questa coppia straordinaria. Più di sessant’anni insieme. Quasi non si può nominare Dario Fo senza aggiungere Franca Rame, come se fossero la stessa persona. Si sono presi, si sono lasciati, hanno sofferto e si sono ritrovati, lo stesso Dario Fo si è raccontato a cuore aperto in occasione del suo novantesimo compleanno tornando sul dolore, sulla passione e sui tormenti di una coppia speciale eppure maledettamente qualunque – “mi ha lasciato due volte e aveva sempre ragione lei” ricordava Dario Fo.

Il palco è stato la loro casa, lo abitavano insieme, è stata una recita lunga mezzo secolo, una gara impossibile a chi fosse il più bravo (o la più brava). Non erano solo spettacoli, ma impegno civile, militanza e anche il luogo dove trovare il coraggio di elaborare pubblicamente la tragedia della violenza sessuale di gruppo (fascista) subita da Franca Rame nel 1973. Quella è stata una lezione di vita e una prova di forza dedicata a tutte le donne e a tutti gli uomini, Dario Fo lo ricordava sempre con grande dolore.

Sono passati tre anni dal funerale in piazza di Franca Rame e forse ce ne siamo accorti solo oggi che Fo non c’è più: quell’urlo che il Maestro ha rivolto al cielo per chiudere lo struggente monologo dedicato a sua moglie è destinato a diventare un pezzo di storia indimenticabile. “C’è una regola antica nel teatro, quando è concluso non c’è bisogno che tu dica altre parole, saluta e pensa che quella gente, se tu l’hai accontentata nei sentimenti, nell’affetto e nel pensiero, ti sarà riconoscente: ciaooooooo”. Domani, in piazza Duomo, al marito chi gliela recita una cosa così?