Trascorse appena 24 ore dalle due frane che hanno sepolto gli abitanti del villaggio di Aab Barik (e 600 soccorritori intervenuti dopo il primo cedimento della montagna), il governo ha già gettato la spugna annunciando «la sospensione delle ricerche delle vittime e di eventuali superstiti».

Shah Waliullah Adib, governatore del distretto di Argo, nella provincia settentrionale del Badakshan, che stima in 2.100 i morti nel disastro, lamenta l’assenza di mezzi di soccorso e di ruspe: «Finora sono stati recuperati solo 15 corpi, lo stop quindi è l’unica soluzione possibile». Con una cerimonia religiosa officiata dai mullah locali la zona disastrata ieri pomeriggio è diventata ufficialmente un grande «cimitero collettivo». Il presidente Karzai ha dischiarato per oggi un giorno di lutto nazionale.

Dalla comunità internazionale, in particolare dai paesi che in passato hanno dimostrato grande solerzia nell’inviare truppe e armamenti in Afghanistan, finora solo condoglianze. A preoccupare in queste ore è la montagna che sovrasta la zona, o quanto ne rimane: 4.000 persone sono state evacuate e trasferite in luoghi più sicuri.