Che le immagini si dimostrino infedeli all’eventuale evidenza della realtà è una «convenzione» con cui Carlos Garaicoa (L’Avana 1967, vive e lavora tra L’Avana e Madrid) negozia fin dai primi anni ’90, ai tempi in cui studiava all’Instituto Superior de Arte.

L’ARTISTA MULTIDISCIPLINARE cubano mette in guardia l’osservatore soprattutto quando si tratta di percepire, assorbire e proiettare il proprio mondo interiore nelle «fragilità» del tessuto urbano. Un concetto affrontato anche nei lavori presentati nell’ambito di kermesse internazionali Documenta 11 e 14 a Kassel, alla Biennale d’Arte di Venezia nel 2005 e 2009 e, più recentemente, all’importante manifestazione fieristica ArcoMadrid 2021 dove la sua poetica esprimeva una connessione con la catastrofe di Armero. Questa città nel dipartimento di Tolima (Colombia) la sera del 13 novembre 1985 fu cancellata dall’eruzione del vulcano Nevado del Ruiz con l’irruenza della sua colata di cenere e fango (dal suo cratere Armero distava una settantina di chilometri) che uccise circa 26mila persone lasciando una profonda cicatrice nella mappa topografica, nella natura circostante e nella storia.

DI QUESTO ESEMPIO DI COME l’aspetto della previsione scientifica sia inutile in assenza di un reale collegamento con le istituzioni e la popolazione che si sarebbe potuta mettere in salvo con un efficace piano d’emergenza di evacuazione, è consapevole Carlos Garaicoa che qualche anno dopo visitando proprio le rovine spettrali di quel luogo, oggetto in parte della riappropriazione da parte della natura stessa, rimase letteralmente scioccato.

LE FOTOGRAFIE CHE SCATTO’ allora diventano oggi il lo spunto per un’ulteriore riflessione nei disegni realizzati con tecnica mista (colori acrilici e pirografie su legno) che tracciano una nuova declinazione della visione di memoria collettiva legata alla tragedia. Alla base c’è sempre il concetto di frammento, determinante nella costruzione visiva anche quando dalla cristallizzazione dell’evento tragico, come in questo caso, è spostata dall’artista sulla scenografia urbana di un quotidiano più dinamico.

LA CITTA’, INSOMMA, per Carlos Garaicoa è un organismo vivente in continua transizione. In particolare, le criticità dell’architettura visionaria e utopica vengono affidate al rapporto parola/immagine o musica/immagine, come nella nuova mostra personale Imágenes Infieles/Unfaithful Images concepita per gli spazi della Galleria Continua a San Gimignano (fino al 6 gennaio 2022). «Non c’è nessun punto di partenza, né di arrivo» – afferma Garaicoa – quando si parla di arte ci si riferisce a un processo che entra nella conoscenza della cosa. Ogni mio lavoro è in relazione con gli altri, non è finito. La mia riflessione sulla città riguarda l’essere umano. Mi interessa molto l’idea effimera e fragile della città in parte distrutta perché dalle rovine si può ripartire, ma bisogna sempre prendersi cura dell’ambiente. Soprattutto dopo il lockdown abbiamo visto quanto le città sono importanti nella nostra vita: avere un caffè, un albero, un parco, una fontana con l’acqua, incontrare una persona…».

ALLE SCRITTE LUMINOSE viene sempre dato un connotato critico, soprattutto quando il dito è puntato contro la geo politica, causa-effetto del nostro futuro. Tra gli oggetti accumulati da Garaicoa, la traduzione immaginifica del reale passa anche per gli specchietti retrovisori delle automobili che nell’installazione Soñamos en la superficie rayada de un cristal diventano una sorta di «poema urbano effimero» con le sue «parole infedeli». Lasciare un segno sulla fragilità dell’esistenza è un’esigenza per l’artista che trova in Partitura (2017), commissionata da Azkuna Zentroa di Bilbao ed opera centrale che occupa l’intera platea dell’ex cinema-teatro di San Gimignano, una visione che intercetta la coralità delle sinfonie urbane di una settantina di musicisti di strada.

IN QUESTO CASO LA SCRITTURA di Carlos Garaicoa sui quaderni pentagrammati è di fantasia, ma diventa un’animazione che crea il collegamento tra la realtà e il suo opposto. Al compositore cubano Esteban Puebla il compito di mettere insieme gli innumerevoli frammenti musicali che evocano la grande forza di una scrittura corale fondata sulle diversità.