Nel dopo catastrofi elettorali, il Pd a Nord Est si sibatte alla ricerca del… renzismo perduto. E rinvia ogni vera decisione politica alla prossima settimana, quando il dimissionario vertice regionale (ma anche quello provinciale e cittadino di Venezia) sarà assistito da uno dei vice segretari del Nazareno.

All’orizzonte, inevitabile il congresso straordinario sulle macerie della candidatura di Alessandra Moretti e della raffica di bruciati sconfitte nei ballottaggi (Felice Casson a Venezia, come del resto a Rovigo) e nei municipi-chiave. Ma ripartire nel deserto significa fare i conti, una volta per tutte, con i ras ereditati dalla Prima Repubblica come con i «giovani mandarini» delle tessere. Così Roger De Menech (bellunese, deputato e renziano) eletto segretario regionale il 16 febbraio 2014 in coppia con il vice Piero Ruzzante (ex deputato sussidiario della Quercia) potrebbe dover uscire di scena e pagare per tutti.

Sono già al lavoro i «lettiani», a cominciare dal deputato veronese Gian Pietro Dal Moro pronto a raccogliere la sfida di un Pd ormai orfano della «ditta» e, soprattutto, mai definitivamente affrancato dall’eredità dei Popolari. Lo statuto Pd, però, impone le assise dai circoli e le Primarie. Se ne riparlerà a fine anno, forse perfino con l’urgenza di «rifondare» anche le sette segreterie provinciali dimissionarie o devastate dalle urne. Ma il bivio senza ritorno è spianato: un nuovo inizio all’altezza di Zaia & Brugnaro oppure la vocazione minoritaria senza un vero «Renzi veneto» anche nel 2020.

Intanto, a Bolzano si registra la significativa «strambata» di Luigi Spagnolli, sindaco dal 2005 che ha strappato la conferma al ballottaggio. Mercoledì in aula, con la sua nuova giunta, era stato impallinato clamorosamente (23 a 22) da Anna Pitarelli della Svp. Ad un paio d’ore dal commissariamento del Comune, è stato salvato dai consiglieri Verdi Cecilia Stefanelli e Tobias Planer che in cambio hanno ottenuto il congelamento del mega-progetto urbanistico del miliardario austriaco René Benko. Un progetto da 100 milioni di euro nel cuore di Bolzano, con il gigantesco store versione tirolese circondato da edifici residenziali e direzionali.

Era da sempre sostenuto dal «compromesso autonomista» fra Pd, Patt e Svp con tanto di legge speciale a sostegno dell’operazione finanziaria. «Volevano farmi saltare per far arrivare il commissario e bypassare così le istituzioni democratiche e il consiglio comunale. Un comportamento che mi fa riconsiderare la mia opinione sul progetto Benko» aveva sibilato Spagnolli dopo il primo voto. Ma ieri Peter Hager (braccio destro di Benko) esultava: «Ci rallegriamo per il varo della giunta comunale. Ora possiamo finalmente cominciare a lavorare». I Verdi, però, pretendono un vero e proprio referendum.