Con una danza sposata alla musica, piena di colori e umori, si è aperta la nuova stagione di balletto del Teatro alla Scala. Titolo, Serata Ratmansky, focus mirato su uno dei coreografi più noti nelle grandi compagnie di repertorio: Alexei Ratmansky. Già direttore del Ballo al Bolshoi di Mosca, autore di riallestimenti preziosi come il lussureggiante Il Corsaro o Il limpido ruscello, Ratmansky ha collezionato successi in Russia e in America, diventando nel 2009 artista in residenza dell’American Ballet Theatre.

Tre i titoli a firma Ratmansky della serata: Russian Seasons, Concerto DSCH e il nuovissimo Opera, ideato per il Ballo scaligero diretto da Makhar Vaziev. Tre titoli concepiti in stretta relazione con le partiture, Concerto DSCH, l’unico balletto già visto in Scala precedentemente, nato sul Secondo Concerto per pianoforte di Šostakovic, Russian Seasons e Opera, entrambi su musica originale di Leonid Desyatnikov, compositore ucraino dalla scrittura generosa, complice un rapporto non scontato tra musica e parola.

È il colore, il gioco di nuance in contrapposizione, che riempie da subito la scena, in Russian Seasons, un pezzo sfavillante per brillantezza coreografica, nato nel 2006 a New York e da allora diventato un titolo di culto per avvicinarsi a Ratmansky. Mette in scena l’incontro felice tra la Russia e l’Occidente, la cultura tradizionale del paese d’origine e un linguaggio della danza, fluido e disteso nello spazio, che assorbe con gioia il dinamismo di impronta americana, senza perdere di vista la lezione di George Balanchine. È una danza di temperamenti che trae alimento dalla partitura per orchestra d’archi, violino solo e soprano, con sezioni cantate su testi popolari russi di Desyatnikov. Sei coppie in costumi color pastello, completati per le donne da deliziosi cappellini; coppie che sfiorano i micro racconti dei testi senza mai soffermarcisi in modo didascalico, ma trasformandoli in ariosi intrecci nello spazio. Brilla in primis la coppia arancione/bianca con Svetlana Zakharova e Andrei Merkuriev, accompagnati con mirata baldanza dal resto del cast, in primis Virna Toppi e Christian Fagetti.

Zakharova balla anche in DSCH, altro pezzo cardine del repertorio Ratmansky, lettere che stanno per D-mitrij SCH-ostakovitch (nella traslitterazione tedesca), ma che anche indicano le note re, mi bemolle, do, si, molto usate dal compositore russo. Zakharova balla con il giovane Carlo Di Lanno, adeguato nel brio e precisione che vuole il balletto. Coppia ben contrapposta al funambolico e virtuosistico trio composto da Stefania Ballone, Antonino Sutera e Federico Fresi. Un balletto di ottima misura.

Tutt’altra temperatura e scelta estetica per il terzo pezzo in programma, Opera, la creazione per la Scala con nel cast Roberto Bolle. L’inizio è spiazzante a partire dall’impatto di scene e costumi: due colori dominanti, rosso e blu, abiti ricchissimi e damascati, ricami, luccichii dorati, per due gruppi contrapposti. Due uomini, Roberto Bolle in rosso, Mick Zeni in blu, due donne, Beatrice Carbone con Bolle, Emanuela Montanari con Zeni. Intorno a loro guerrieri e cortigiani. Proiezioni visive che giocano con i colori e con immagini che shekerano costruttivismo e barocco. Desyantnikov scrive una partitura su testi dal Metastasio e da Goldoni, con tre ruoli vocali, soprano, mezzosoprano e tenore, recitativi e arie: situazioni da ‘opera’ che raccontano il mondo dell’opera, anche se tutto viene poi ritrascritto dal movimento dei corpi, che mantiene un suo codice proprio, flirtando tra accenni di narrazione e fughe nella pura danza. Trascinanti e ottimamente danzati gli assoli maschili di Zeni e di Bolle, dove la posa, il gesto ricercato del barocco, si incastonano in un ritmo coreografico serrato, che non indulge nella stasi ma esplode con curioso, ironico guizzo.

Serata Ratmansky è ancora in scena il 29 dicembre, poi si riparte in gennaio, il 2, 4, 5, 11, 15, 16 con vari cast, che prevedono tra l’altro il ritorno nelle ultime date del 2014 di Massimo Murru. Chiusura che si intreccia con il debutto di un trittico molto atteso tra opera e balletto: Daniel Harding dirige Cavalleria Rusticana di Mascagni, preceduta per la danza da Le Spectre de la Rose di Fokin e La rose malade di Roland Petit.