La missione dell’Onu che monitora la situazione in Ucraina, ieri ha informato che dall’inizio dell’anno sono morti 41 civili nella guerra a bassa intensità che si combatte nel Donbass tra le truppe dell’esercito ucraino e quelle delle repubbliche ribelli indipendentiste. I soldati rimasti uccisi si contano invece a centinaia, malgrado formalmente da più di un anno nella regione viga il cessate il fuoco.

TUTTAVIA IN QUESTE ORE qualcosa si sta muovendo per arrivare alla pace. Qualche giorno fa Putin aveva lanciato dalla Cina la proposta di una risoluzione Onu che preveda il dislocamento di una forza di pace al confine del Donbass, un corpo di interposizione per rendere più agevole l’opera della missione Ocse già attiva sul territorio. La proposta sembrava essere caduta nel vuoto dopo che il presidente ucraino Poroshenko aveva replicato di essere favorevole all’idea, a condizione che le truppe fossero dislocate anche nel Donbass controllato dai «ribelli». Poroshenko aveva inoltre chiesto che la Russia, in quanto « paese aggressore» non partecipasse alla missione.

UNA CONTROPROPOSTA indigeribile dal Cremlino. A smuovere le acque poi è arrivato l’inatteso apprezzamento della Germania per l’iniziativa russa. E Putin ha preso subito la palla al balzo per telefonare l’altro ieri a Merkel. La cancelliera ha confermato l’interesse per la risoluzione russa a condizione che la missione possa agire anche nel Donbass, come chiede Kiev. Putin, a sorpresa, come ha informato in una nota il ministero degli esteri si è dichiarato disponibile a emendare in quel senso la risoluzione: «A conclusione del colloquio con Angela Merkel il leader russo si è dichiarato disponibile a emendare la risoluzione russa…cioè ad assicurare che la missione di pace possa condurre viaggi e ispezioni in entrambe le linee del fronte».

A rendere ancora più significativo il rinnovato dialogo tra Berlino e Mosca ci ha pensato il ministro degli esteri tedesco Sigmar Gabriel, il quale poche ore dopo la telefonata tra i due leader europei, ha dichiarato al Handelsblatt di Dusseldorf che in caso di via libera Onu alla missione e di «tenuta» del cessate il fuoco «verranno tolte le sanzioni». Gabriel si è dichiarato convinto che «anche gli Usa a quel punto inizieranno a levare qualche sanzione».

QUALE SARÀ LA POSIZIONE americana lo si saprà nei prossimi giorni, per ora è sicuro invece che Kiev è stata presa in contropiede dalla mossa di Putin. Pavel Klimkin, ministro degli esteri ucraino ha reagito scompostamente alle parole del capo della diplomazia tedesca richiamando «Gabriel a non flirtrare con la Russia» e sostenendo che le «sanzioni dovranno essere cancellate solo quando gli accordi di Minsk saranno adempiuti completamente».

Resterebbe aperta la questione della partecipazione russa alla missione, a cui gli ucraini si oppongono. Tuttavia anche su questo terreno Mosca sarebbe disposta a cedere. «A patto che partecipino paesi alleati come la Bielorussia o l’Armenia» si precisa al Cremlino. Una cosa è certa: la Germania non vede l’ora di riprendere a commerciare a pieno ritmo con la Russia. Prima dell’introduzione delle sanzioni l’interscambio annuo tra i due paesi superava i 100 miliardi di dollari.

E oltre 6.000 aziende tedesche – dal settore automobilistico a quello chimico – hanno filiali o unità produttive in Russia. Un patrimonio che a Belino non vogliono disperdere.