C’è un quarto uomo fermato per l’omicidio di Desirée. Si tratta di un trentenne ghanese trovato in una baracca di Borgo Mezzanone, nello slum che sorge nel foggiano, vicino Manfredonia. La polizia lo ha localizzato seguendo le celle telefoniche agganciate dal suo cellulare. Aveva in uno zaino qualche chilo di marijuana e una pistola giocattolo. «Adesso ci vuole carcere duro e poi espulsione», dice il ministro dell’interno Matteo Salvini prima ancora che il Gip si esprima sulla conferma degli arresti che hanno colpito anche due cittadini senegalesi e un nigeriano.
Il leghista continua a giocare la sua partita seguendo la scia di rabbia creata dal terribile caso di cronaca. Si muove con spregiudicatezza su due piani. Da una parte apre la corsa per il Campidoglio e cerca di mettere in difficoltà Virginia Raggi. Dall’altra rinnova lo schema dei mesi scorsi: giocare di sponda con le pulsioni xenofobe.
Sul primo fronte, Salvini vorrebbe approfittare delle difficoltà della sindaca, che peraltro tra due settimane potrebbe essere condannata per falso nel processo sulla promozione di Raffaele Marra, fratello di Renato. Nei giorni scorsi, il vicepremier grillino Luigi Di Maio ha cercato di correre ai riparti e tirato fuori l’idea di dare più poteri a Roma Capitale con un emendamento ad hoc al decreto sicurezza. Di questa proposta ancora non vi è traccia, non sono arrivati testi di questo tipo alla commissione affari costituzionali del senato anche se due giorni fa un drappello di parlamentari grillini si è precipitato in Campidoglio per prendere le misure della questione. Salvini risponde con freddezza: «Leggerò uno per uno tutti gli emendamenti sperando che ce ne siano di interessanti e accoglibili». Il capogruppo leghista alla camera Riccardo Molinari è più esplicito: «Per Roma basta il decreto sicurezza, che fa assumere più unità di polizia». Salvini ha annunciato che per i prossimi mesi, a Roma e provincia, arriveranno 154 agenti di polizia e 100 carabinieri in più. Come aspirante sindaca in competizione con Raggi si fa il nome della leghista Giulia Buongiorno, attuale ministro della pubblica amministrazione. Lei smentisce, anche se non si sottrae dal commentare la situazione romana. Anche il ministro dell’interno si schermisce, dice di non voler sentir parlare di condanne di Raggi ma pungola la giunta capitolina sul tema che gli sta a cuore: gli sgomberi «C’è un sindaco che si chiama Virginia Raggi e che cercherò di aiutare e sostenere come ministro il più possibile – ha detto – dando la forza pubblica per sgomberare almeno una parte di quei novanta palazzi occupati da troppo tempo». Interviene anche il presidente della camera Roberto Fico: «Anche nei momenti difficili non ci vogliono ruspe ma più amore e partecipazione – afferma – Bisogna essere costantemente nei quartieri difficili senza lasciare mai nessuno solo».
E poi c’è il secondo piano del gioco salviniano: la sponda con l’estrema destra. Proprio mentre Salvini provava a marciare su San Lorenzo aizzando tensioni tra abitanti, mercoledì scorso, quelli di Forza Nuova convocavano per questo pomeriggio una «passeggiata per la sicurezza» nel quartiere romano. Il leader del partitino neofascista Roberto Fiore conferma: «Manifesteremo a San Lorenzo – dice Fiore – Quello che dice la sindaca Raggi e irrilevante e a breve lo sarà ancor di più». Nonostante le proteste degli antifascisti la manifestazione è stata autorizzata. Anche se non proprio dentro i confini di San Lorenzo, ma a Porta Maggiore, a ridosso delle mura storiche della città. Il quartiere si ritroverà ancora, per il secondo giorno di seguito, in piazza dell’Immacolata al presidio convocato dall’Anpi.
Anche la sindaca ha preso posizione. «No alla marcia di Fn – ha scritto in un tweet – Le ronde non sono la risposta giusta. Per le nostre città servono maggiore presenza dello stato, presidio del territorio con le forze dell’ordine e la partecipazione di tutti cittadini».