«Tranquilli, la maggioranza andrà in crisi presto: questione di pochi mesi». Berlusconi annuncia la lieta novella all’assemblea dei deputati ma conferma e dettaglia a porte chiuse, con i dirigenti dei quali si fida, come la vicepresidente della Camera Mara Carfagna o la presidente del gruppo Gelmini.

Segno che ci crede davvero. «Lega e M5S si divideranno sul Def – spiega – e a sostituire i 5S saremo noi».

Con quali numeri?

Una campagna acquisti che in realtà è in corso già da mesi. Guarda soprattutto alla truppa a cinque stelle, che secondo il leader azzurro farà qualsiasi cosa pur di evitare le elezioni anticipate, senza contare, aggiunge, che molti parlamentari saranno ben contenti di non dover passare più congrua parte del rimborso al Movimento.

La leva su cui punta Berlusconi è l’economia. Prima di tutto il decreto dignità. L’ex Cavaliere ha preso contatti con centinaia di imprenditori veneti in rivolta.

Per questo quando Salvini chiede di incontrarlo a Montecitorio si fa quasi pregare e poi lo accoglie con una battuta al vetriolo: «Come vanno i rapporti con i tuoi in Veneto, Matteo? Stanno tranquilli?». Salvini risponde con un mugugno: «Benissimo. Più tranquilli dei tranquilli». E sul decreto della discordia: «Lavoriamo per migliorarlo, non per bloccarlo». Invece va bloccato perché «distruggerà posti di lavoro», replica Berlusconi che non arretrerà di un centimetro.

Sa che il decreto non basterà a provocare la crisi ma è convinto che possa creare le condizioni adatte perché questa diventi inevitabile in autunno.

Perché per la colonna vertebrale del Carroccio, gli industriali del nord e del nord-est, quel che conta sono le scelte economiche, della crociata contro Rom e migranti gli importa poco e niente. E su quel fronte l’ex Cavaliere è convinto che i loro interessi e quello dei 5S siano del tutto inconciliabili.

In ogni caso ad Arcore considerano la partita riaperta e Berlusconi vuole affrontarla con uno strumento, o più precisamente con un brand, nuovo di zecca.

Non più Forza Italia ma «L’altra Italia». Stato maggiore: Tajani l’europeista e Galliani il pragmatico, più Sestino Giacomoni a guidare i coordinatori regionali.

Partita nuova, mazzo nuovo e un obiettivo preciso: governo di centrodestra senza «i pauperisti e i giustizialisti», possibilmente entro l’anno.

Se il colpaccio non riuscirà, il «nuovo» partito azzurro sarà comunque pronto per le europee.