«Io non so chi abbia inventato l’espressione ’astensione benevola’. Non esiste. Cioè, certo che lo so, ma nessuno di noi ha parlato di astensione benevola. Silvio Berlusconi non ha mai parlato di astensione benevola che non so neanche cosa voglia dire tecnicamente». Di buon mattino Licia Ronzulli, assistente personale del Cavaliere, chiarisce che l’atteggiamento del capo nei confronti del nascente governo Lega-5Stelle non è poi così benevolo. Non è certo un problema «tecnico», quello relativo alla formula inventata da Giovanni Toti per definire l’atteggiamento che i forzisti terranno in parlamento nei confronti dell’esecutivo pentaleghista. Perché Berlusconi, dopo aver ingoiato il rospo con la sua nota in cui l’altra sera aveva dato il via libera all’intesa – «nessun veto» – ha subito cominciato a innervosirsi e a rimunginare sul suo atto di «grande responsabilità», come ripete il coro di Arcore, di cui è ben poco soddisfatto. E non è nemmeno solo questione di benevolenza. Nella nota di Berlusconi non compariva la parola «astensione». Ci si limitava a affermare che Fi non a avrebbe votato la fiducia al governo Di Maio-Salvini.

Tenendo conto che il leader azzurro ha abituato a cambiare repentinamente le sue decisioni, ieri, di umore nero, aveva deciso di alzare la posta: o Salvini premier, e in quel caso sarà astensione sulla fiducia, benevola o meno, poi si vedrà; oppure sarà subito voto contrario. La leader di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni, poi, scrive su Fb: «Ci chiedono se sosterremo o no il governo 5 Stelle-Lega. In primo luogo la nostra scelta non può prescindere da chi sarà il presidente del consiglio». E poi dipenderà dai provvedimenti. Salvini si sarebbe anche proposto a Luigi Di Maio come premier facendo presente che in questo modo la maggioranza sarebbe stata più robusta proprio grazie ai voti di Fdi. Niente da fare.

Gli alleati di Salvini non coinvolti nel «contratto», insomma, vogliono sentirsi garantiti. «Saremo sicuramente all’opposizione, se astenerci o votare contro lo decideremo sulla base delle persone che comporranno il governo», dice pubblicamente l’azzurra Mara Carfagna, a Porta a Porta. E non risparmia fendenti: «Finora ci sono stati due giovani leader che si sono comportanti come galli in un pollaio, se la crisi si e sbloccata è dovuto a due uomini, non tanto giovani ma saggi, come Mattarella e Berlusconi». E se per due mesi è stato stallo, ciò deriva «dall’infantilismo e dalla sete di potere di chi parla tanto di nuovo e poi nel 2018 ha scoperto la politica dei due forni». Insomma, meno male che Silvio c’è.

Il Cavaliere ovviamente tiene d’occhio anche il programma, con particolare attenzione al conflitto d’interessi che per ora nel contratto c’è solo a parole. E altrettanto ovviamente i grillini fanno finta che il leader forzista non abbia alcun peso nella trattativa. Alfonso Bonafede lo liquida così: «Non è stata data nessuna garanzia a Berlusconi e non è stata chiesta nessuna garanzia a noi. Berlusconi ha deciso di fare un passo indietro autonomamente, non so le ragioni, forse non se la sentiva di affrontare il voto a luglio».