Gli alti sbuffi di vapore dalla ciminiera e i suoi fischi striduli hanno echeggiato nella valle del torrente Muccione, nel Mugello, per quasi un secolo, portando con sé l’immagine dell’era moderna. I vecchi treni a vapore hanno cavalcato la strada ferrata carichi delle vite, di prodotti e novità in arrivo dalle città, fino alla profondità dei boschi, tra gli Appennini fiorentini, nei piccoli borghi di Vicchio e Gattaia, come alle poche decine di famiglie che vivevano quella valle, qua e là.

Anche più tardi, con l’arrivo delle meno pittoresche locomotive diesel, la linea faentina, che collega Firenze a Faenza, via Borgo San Lorenzo, ha continuato a fare tappa alle pendici del monte Gattaia, nella vecchia stazione di Fornello, comune di Vicchio, aperta nel 1896. Questa, chiusa nel 1967, utilizzata come deposito fino agli anni ’90, oggi porta con sé l’eco di quei fischi e quegli sbuffi. Abitata dal capostazione e la sua famiglia rappresentava, fino alla chiusura, l’ultimo avamposto della civiltà al limitare dei boschi e dei castagneti; non raggiungibile da alcuna strada carrabile ancora oggi, la stazione di Fornello era il centro di altre costruzioni, come l’edificio che ospitava la scuola elementare, la torre per l’acqua, per rifornire le locomotive in arrivo, la miniera di pietrisco, con i suoi macchinari, ormai resti di archeologia industriale. Alla chiusura della stazione hanno portato via tutti gli arredi. Murato, come da protocollo, tutte le porte e le finestre. Tranne una.

OGGI LA STAZIONE ABBANDONATA di Fornello si trova al centro di una fitta rete di sentieri escursionistici, di luoghi di interesse naturalistico, e dell’interesse di quanti vorrebbero raggiungere questi sentieri e visitare un mondo così lontano da ogni punto di vista dalle nostre metropoli. Ma i progetti per riportare in vita la vecchia stazione, e con lei tutta la vallata, sembrano restare lettera morta, inascoltati dalla politica locale e regionale, così come dall’ente proprietario, Ferrovie dello Stato. E invece un nuovo progetto incombe sulla valle di Fornello, rischiando di affossare l’intera zona dal punto di vista paesaggistico e naturalistico: la costruzione, ormai prossima, del parco eolico Giogo Villore, un impianto per la produzione di energia elettrica. Otto torri di 160 metri di altezza visibili da tutta la Toscana.

«Negli ultimi anni si è sviluppato un interesse sempre maggiore per la zona come meta di escursioni», spiega Alfio Ciabatti, presidente del Cai (Club Alpino Italiano) di Firenze, «il luogo potrebbe diventare tappa o rifugio per gli escursionisti. Punto di arrivo con il treno e di partenza per visitare le straordinarie ricchezze della zona: il torrente Muccione, i castagneti, la cava abbandonata di pietrisco con tutti i macchinari di estrazione, lavorazione e trasporto, la vecchia cisterna dell’acqua, i viadotti e le gallerie, con gli sfiati che arrivano su fino al Poggio degli Allocchi. L’idea potrebbe essere quella di una fermata del treno su richiesta, o un Treno-Trekking solo per turisti. Un’idea di slow travel in cui alla velocità dei trasporti per chi viaggia si affiancherebbe un trasporto lento, dove il viaggiatore può guardare dal finestrino la bellezza dei luoghi e dei paesaggi, facendo tappa in tutti i siti significativi, fermarvisi e ripartire più tardi. Per fare ciò però», continua il presidente Cai Firenze Alfio Ciabatti, «c’è bisogno di un cambio di paradigma del turismo, uscire dalla logica esclusiva della visita nelle città d’arte e valorizzare la bellezza della natura, capire che luoghi come la stazione di Fornello e tutta la valle del Muccione non avrebbero un ritorno economico immediato, ma nel tempo. Nella Via degli Dei, un trekking da Firenze a Bologna, per esempio, in 130 chilometri sono nati ben 25 bed and breakfast. Qui nel Mugello si potrebbe dar vita ad un’economia che rivaluti tutta la zona. Però c’è bisogno della politica: se ne dovrebbe far carico la Regione, su richiesta dei comuni interessati. Se non si da modo di frequentare i luoghi, questi non si posso conoscere, e se non li si conoscono, come possiamo difenderli?»

L’ARCHITETTO DANIELE GUIDI, che sulla stazione di Fornello ha addirittura discusso una tesi di laurea, propone un progetto capace di dare nuova vita alla valle: «L’intero sito non ha solo un enorme valore naturalistico, racchiude anche una grande importanza dal punto di vista antropologico, della storia delle famiglie, delle aziende agricole, degli addetti alle ferrovie e alla miniera. Fornello è un microcosmo che è stato vissuto, un luogo di intenso lavoro», spiega l’architetto, «fino ad un secolo fa intorno a Fornello aveva vita una comunità Montana votata alle attività legate al bosco e all’allevamento: tagliatori di bosco, legnaioli, carbonari e scalpellini. Inoltre c’erano molte cascine, il mulino, la scuola e una piccola chiesa. Con l’apertura della stazione comparvero nuovi edifici al servizio della ferrovia, con due caselli, abitati dalle famiglie dei cantonieri. Oggi la realizzazione di posti letto, un rifugio gestito dalle associazioni, un punto di approdo per gli escursionisti è fattibile», continua Daniele Guidi, «la società ferroviaria ritiene che la stazione sia priva delle minime condizioni di sicurezza per poter effettuare una fermata. In più chiede una strada carrabile proveniente dal centro abitato più vicino. Tutti questi lavori si possono fare se ci fosse l’interesse delle amministrazioni locali e regionali. Non è una questione economica, visto che l’intero progetto sarebbe realizzabile grazie a fondi europei. Dunque serve solo la volontà».

MENTRE SI CERCA DI INTAVOLARE UN DISCORSO intorno alla stazione di Fornello, tra associazioni, unione dei comuni, Regione Toscana e Ferrovie, nelle stanze dell’ente regionale si procede alla valutazione ambientale per la realizzazione del parco eolico Giogo Villore, che potrebbe partire già in primavera. Le 8 torri dovrebbero essere piantate sul punto più alto dell’appennino, a poca distanza da Fornello, con tanto di urbanizzazione e un cavidotto interrato di media tensione per portare l’energia elettrica. L’installazione verrà effettuata dalla AGSM Verona spa, la quale ha presentato un progetto per torri di 99 metri, più un rotore di diametro massimo di 138 metri, per un totale di 160 metri circa di altezza, tra torre e pale, per la produzione di 29,6 megawatt di corrente elettrica che verrà immessa nella rete ad alta tensione da una cabina già esistente nel comune di Rufina.

«Il parco eolico avrebbe un impatto negativo sull’intero territorio», conclude il presidente Cai Firenze Alfio Ciabatti, «un vero e proprio muro del vento che modificherebbe le rotte migratorie degli uccelli e un cambiamento per l’intero ecosistema della valle. Senza contare le opere di urbanizzazione per la costruzione dell’impianto stesso. È giusto ricavare energia da fonti rinnovabili, ma questi impianti non si possono installare a casaccio perché hanno un impatto altissimo sul territorio».