Mentre si costituiva a Bollate le agenzie rilanciavano i primi commenti sulla condanna a 5 anni e 10 mesi, e soprattutto sull’ingresso in carcere di Roberto Formigoni. Non capita spesso di vedere un politico finire in galera per scontare una condanna definitiva, evento ancora più raro nel caso di un politico del calibro di Formigoni.

Negli anni si era guadagnato il soprannome di Celeste, c’entravano la sua appartenenza a Comunione e Liberazione, la sua ventennale posizione ai vertici del potere lombardo, la sua propensione verso l’alto simbolicamente raffigurata nella costruzione del nuovo grattacielo della giunta lombarda soprannominato proprio «il Formigone».

QUEL POTERE lo aveva conquistato prima come esponente della Dc lombarda e poi con Forza Italia, passato indenne dalla Prima alla Seconda Repubblica, sempre fedele a CL.

Se il ventennio formigoniano politicamente si era chiuso il 12 ottobre del 2012 con la caduta dell’ultima giunta da lui guidata dopo l’arresto dell’assessore alla casa Zambetti per voto di scambio con la ’ndrangheta, con l’ingresso in carcere si chiude anche la vicenda giudiziaria di Formigoni, e definitivamente un’epoca. Oggi in Lombardia è cambiata anche le geografia del potere, sempre più leghista e sempre meno vicino a CL.

«In questo momento soffriamo insieme a Formigoni» ha scritto il movimento in una nota. «Solo Dio può ultimamente e veramente vedere il cuore dell’uomo e può rispondere al bisogno di misericordia che tutti abbiamo». Per Silvio Berlusconi «Formigoni è stato il miglior governatore di tutte le regioni italiane». Quella di Formigoni è stata una gestione sfacciata del potere, ostentata, arrogante. Nel processo la collaborazione con i pubblici ministeri è stata nulla nonostante i patteggiamenti – e quindi le ammissioni di colpa – di quelli che per l’accusa sono stati i collettori dei benefit arrivati a Formigoni, il faccendiere Pierangelo Daccò e l’ex assessore lombardo Antonio Simone.

INSANABILE la contraddizione tra l’essere un memores domini devoto alla castità, all’obbedienza e alla povertà, e uno stile di vita votato al lusso. Qui si annida la corruzione che secondo i giudici gli ha portato utilità per oltre 6 milioni di euro.

«Negli anni del suo strapotere ho combattuto perché cadesse politicamente e perché, per le sue palesi ruberie, fosse messo in condizione di non rubare» ricorda uno dei suoi avversari politici in consiglio regionale, Carlo Monguzzi. Ma politicamente Formigoni non è mai caduto, vincendo anzi le elezioni regionali per ben quattro volte, imponendosi dagli esordi nei primi anni ’80 come recordman di preferenze. «Credo che il giudizio politico su Formigoni sia complesso in un periodo così lungo» ha commentato il sindaco di Milano Giuseppe Sala, che ha aggiunto: «Certamente, se avesse gli arresti domiciliari, non sarei tra quelli che griderebbero allo scandalo».

A ESULTARE per l’ingresso in carcere di Formigoni sono i 5 Stelle e non potrebbe essere altrimenti visto che la legge «spazzacorrotti» porta la loro firma. «Formigoni è solo il primo di tanti che verranno colpiti da questa legge» ha esultato il sottosegretario Stefano Buffagni, «altro che servizi sociali come avvenuto per qualcuno in un recente passato». Un altro 5 Stelle in consiglio regionale, Dario Violi, rimarca che «il Paese è cambiato» e con i 5 Stelle al governo «ci sono pene certe». A fine marzo prossimo Formigoni compirà 72 anni e per effetto della «spazzacorrotti» non potrà godere delle pene alternative previste per gli over 70. Gli avvocati hanno depositato un’istanza per chiedere i domiciliari.

LA PROCURA GENERALE di Milano è orientata a dare parere negativo perché il reato di corruzione, dopo il voto della «spazzacorrotti», è un ostacolo alle misure alternative. I legali di Formigoni solleveranno la questione della retroattività della legge approvata lo scorso gennaio. Il ragionamento è che i fatti per cui è stato condannato sono antecedenti alla legge e le nuove norme non possono avere efficacia retroattiva. Devono quindi valere -sostengono i legali di Formigoni- le norme precedenti che non contemplavano la corruzione tra i reati ostativi per gli over 70. Sarà la Corte d’Appello a decidere nei prossimo giorni.