Se vi imbattete in qualcuno che ascolta ossessivamente You Might Think dei Cars, diffidate del suo stato emotivo perché una parte del suo cervello è stata compromessa da insetti spaziali. Vi sembrerà assurdo, ma ad esempio certe sparate di autorevoli membri del congresso sono dovute a un asteroide che, precipitato sul pianeta, ha liberato uno sciame di formiche golose di cervelli. Queste in processione s’insinuano nell’orecchio, ne perforano il timpano, raggiungono il cervello, mangiandone una parte che poi viene sputata fuori, e finiscono con lo stabilirsi nella scatola cranica della vittima modificandone la personalità. Nel caso la delicata operazione non riuscisse, la testa esplode.

A raccontare questa storia è la serie televisiva targata Cbs, BrainDead, la nuova creatura di Robert e Michelle King che, con Ridley Scott produttore esecutivo, tornano, dopo The Good Wife, a narrare vizi (tanti) e virtù (poche) della società statunitense. A differenza della «brava moglie», con BrainDead i King hanno scelto la via di un umorismo nero che ha nell’idea dei cervelli divorati il suo apice e che si espande attraverso le ambizioni, le nevrosi e le debolezze di personaggi ben disegnati. La protagonista è Laurel Healy (Mary Elizabeth Winstead), documentarista che cerca soldi in rete per completare un film sui canti delle Isole Salomone. Suo padre, un politico pragmatico dedito interamente alla causa del potere, pensa bene di indirizzare la figlia verso un impiego più prolifico: aiutare il fratello Luke, giovane e rampante senatore democratico alle prese con una grave crisi che ha paralizzato il parlamento e tutte le attività pubbliche.

Laurel, strappata al padre la promessa di un finanziamento per il suo progetto cinematografico, accetta l’impiego a Washington. La sua funzione è quella di ricevere le lamentele dei cittadini. Ed è ascoltando queste persone che inizia ad accorgersi che qualcosa non va.
Ad affiancare Laurel nel cercare di comprendere come sia possibile che una testa possa esplodere o perché una persona diventi un’estremista, c’è Gustav Triplett, il paranoico per eccellenza, il tuttologo capace di elaborare tesi su ogni argomento grazie alla rete. Se Laurel incarna il ruolo della vittima di un mondo che non prevede sensibilità alternative a quelle di chi sta al comando delle operazioni, ed è costretta a inseguire affannosamente la sua vita, Gustav è l’esemplare dell’uomo in fuga che per mantenere una parvenza di controllo e rifiutare l’idea di essere tra gli sconfitti, fornisce una spiegazione a tutto e imbriglia la realtà in una gabbia di significati.

Accanto al mistero degli insetti mangia-cervello, non potevano mancare le incertezze sentimentali di Laurel divisa tra l’agente Anthony Onofrio, forse il personaggio meno interessante, e Gareth Ritter, il braccio destro di un senatore repubblicano che, al pari di altri politici, è stato conquistato dagli insetti, e inizia a fare discorsi incendiari.

Gareth non sa ancora cosa stia accadendo e per questo assomiglia a molti di noi che accolgono con rabbia o con stupore misto a fatalismo le tristi imprese di politici che come se niente fosse dall’oggi al domani pianificano il taglio totale della Sanità, della Cultura e dell’Istruzione.
Le formiche per par condicio mangiano anche i cervelli di sinistra, inducendo i politici colpiti a estremizzare la loro posizione. E a sentire i loro discorsi verrebbe quasi da sperare in una rapida migrazione qui in Europa degli insidiosi animaletti extraterrestri. Lontano dall’essere un’apologia dell’arte del compromesso, BrainDead riesce a elevare la noiosa e burocratica vita politica di tutti i giorni (esemplificata anche dai volti di Hillary Clinton e Donald Trump incastonati nelle tv costantemente accese) sul piano dell’assurdo, svelando in forma di farsa quanto il razionale si confonda, fino a perderne i confini, con l’irrazionale.