Anche sotto i templi c’erano i caveau perché il banchiere è uno dei mestieri più antichi del mondo: l’erario pubblico si trovava ai piedi dell’imponente tempio dedicato a Saturno, il più antico dell’età repubblicana. Lo dimostrano anche le molte botteghe di argentieri e cambiavalute riportate alla luce (e alla fruizione) da recenti scavi nel Foro Romano.

Il sito archeologico (quella valle che si estendeva tra i sette colli ed era una palude, bonificata già alla fine del VII secolo a.C.) negli ultimi anni è stato protagonista di un boom turistico e da oggi potrà visitarsi, ogni venerdì, anche al chiaro di luna, dalle venti a mezzanotte, in gruppi di venticinque partecipanti. Per l’occasione, la soprintendenza speciale per il Colosseo, insieme ad Electa, ha inaugurato un nuovo sistema di illuminazione (lampade a tecnologia led) che mette in risalto i monumenti e le domus che costeggiano la Sacra Via, che va dall’Arco di Tito a quello di Settimio Severo: luci calde e dorate per esaltare la materia e le rughe procurate dal tempo, più fredde e taglienti per squarciare il buio in maniera scenografica, che «segnano» trabeazioni e colonne come fossero apparizioni. L’invito è a fare una camminata sensoriale, perdersi in una geografia emozionale, immergersi in un «altrove» storico, ascoltando il racconto degli archeologi.

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Il percorso di visita – della durata di 75 minuti, in italiano e inglese – propone una passeggiata sul Vicus Iugarius e, dopo una necessaria tappa alla Basilica Giulia (sulle cui gradinate è ancora possibile vedere le tracce dei giochi che facevano i romani perdigiorno), raggiunge santa Maria Antiqua. La meravigliosa basilica, che si disvela allo sguardo pubblico dopo trent’anni di chiusura, è uno scrigno artistico che vede accavallarsi epoche e diversi cicli pittorici, in un palinsesto incrociato che si snoda per 250 metri e documenta il mondo cristiano del primo millennio, dal VI al IX secolo. Cancellata dalle «mappe» da un terremoto dell’847, abbandonata dopo i crolli e poi interrata (sfuggì così alla furia iconoclasta), venne riscoperta nel 1900 da Giacomo Boni, che la recuperò facendo abbattere la soprastante chiesa barocca di Santa Maria Liberatrice. Santa Maria Antiqua è un magnifico esempio di riadattamento di una preesistente costruzione con funzioni pagane e fino al 29 ottobre ospiterà la mostra Tra Roma e Bisanzio, a cura di Maria Andaloro, Giulia Bordi, Giuseppe Morganti. Dopo, potrebbe tornare a inabissarsi nel buio, sbarrando la sua porta: motivo, la mancanza endemica di custodi. Una eventualità che ci auguriamo venga scongiurata con una soluzione ad hoc.
Per adesso, il percorso espositivo abbraccia l’intero complesso cristiano dei Fori e la Rampa imperiale, anch’essa recentemente riaperta dopo un restauro.