Prendere a calci un pallone per sfidare il razzismo. Così hanno fatto i giocatori dell’ASD Foresto Sparso, compagine che milita nella Terza Categoria bergamasca e che vanta una particolarità: l’intera squadra, più lo staff tecnico sono tutti di origine africana.

Sebbene il nome Foresto possa lasciarci pensare a qualcosa di non troppo accogliente, oggi invece può fregiarsi di bandiera dell’integrazione applicata allo sport.

Tremila abitanti sparsi in una piccola valle, oltre trenta chilometri da Bergamo, un’autentica terrazza sul lago d’Iseo. Questo è Foresto Sparso, un piccolo paese dalla vocazione agricola e che sino alla scorsa primavera poteva contare sulla storica squadra di calcio militante con buoni risultati in Prima Categoria. Tuttavia, in estate, la società si è trasferita nella vicina Sarnico, perciò il paese s’è ritrovato per la prima volta orfano di pallone. Così, il presidente Gianbattista Gregori ha deciso di ripartire da zero affidandosi a un gruppo di ragazzi africani che mieteva successi nei campionati Csi.

A guidare la nuova squadra nelle vesti di tecnico Ndiaye Bassirou, senegalese residente da anni proprio a Foresto Sparso e con un passato da calciatore tra i dilettanti bergamaschi. Oggi la rosa è composta interamente da giocatori stranieri, di età compresa tra i 29 e i 19 anni, originari soprattutto del Senegal, con qualche rappresentante ghanese e sta letteralmente dominando il campionato, pur essendo al suo debutto assoluto in Figc.

Tre vittorie in quattro partite, un solo pareggio, sette gol fatti e una difesa imperforabile con nessuna rete subita in 360 minuti. Numeri da record che permettono al Foresto Sparso di osservare tutti dalla vetta della classifica. «L’obiettivo è quello di avere presto una squadra composta da qualsiasi nazionalità – afferma Ndiyae, precisando che la vera vittoria sarà quella -, visto che la nostra porta è aperta per tutti».

Il principio di questa nuova e interessante realtà non si limita soltanto all’integrazione dentro al rettangolo di gioco.

«Vogliamo fare crescere talenti, ma allo stesso tempo aiutare questi ragazzi a inserirsi nella società, trovandogli un lavoro oppure aiutandoli con i documenti», afferma entusiasta il presidente Gregori.

Di giorno operai in fabbriche della zona, di sera calciatori, alcuni con trascorsi in categorie più importanti, altri invece alle prime armi, per i giocatori nessun rimborso spese, ma il trasporto gratuito per le partite e gli allenamenti. Nessun obiettivo preciso dunque, se non quello di disputare un bel campionato, divertendosi ma soprattutto rappresentando ovunque i colori del paese.

L’amministrazione comunale, guidata da una lista civica di centrodestra, ha sposato in pieno il progetto appoggiando una società, nata comunque per dare un forte segnale in chiave antirazzista.

Poco importa quindi se a qualcuno in paese non piaccia che a rappresentare il calcio locale fuori dai confini sia una squadra interamente africana, il Foresto Sparso è l’esempio ben riuscito di come il calcio possa insegnare le regole dell’integrazione.