Mettendo fine a due anni di latitanza trascorsi in Svizzera dove possiede una villa, Paolo Ligresti (figlio di Salvatore, con cittadinanza elvetica) ieri si è costituito al valico di frontiera di Chiasso. Su di lui dal luglio 2013 pendeva un’ordinanza di arresto in carcere per aggiotaggio e falso in bilancio in uno dei filoni dell’inchiesta su Fonsai, come per il padre Salvatore e per le sorelle Jonella e Giulia.

Ma da qualche giorno il gup Andrea Ghinetti ha accettato di trasformare la misura cautelare inflittagli in arresti domiciliari, come lo stesso Ligresti aveva chiesto. «Do il mio consenso all’ estradizione verso l’Italia – aveva detto il figlio dell’ex patron di Fonsai – ma chiedo che la misura cautelare venga convertita da carcere a domiciliari».

E così ieri ha potuto far rientro «in Italia per presentarsi nel procedimento e difendersi», come ha spiegato il suo legale, l’avvocato Davide Sangiorgio. Il giudice ha accettato l’istanza della difesa perché ha ritenuto superati i presupposti di legge: oltre al pericolo di fuga, sarebbe venuto a mancare anche il pericolo di reiterazione del reato, dato il tempo trascorso dalla presunta commissione dei reati a lui imputati e visto che Paolo Ligresti non ha più cariche societarie. L’uomo verrà interrogato dal gup Ghinetti probabilmente all’interno dell’udienza preliminare che si è aperta nei mesi scorsi e che proseguirà mercoledì prossimo, primo luglio.