Ancora scene da Far West nelle campagne del foggiano. Nella notte tra domenica e lunedì un Suv ha affiancato una Opel su cui viaggiavano tre braccianti diretti al Ghetto di Rignano, ha abbassato il finestrino ed esploso diversi colpi di fucile. L’arma sembra fosse caricata a pallini, gli spari hanno infranto il finestrino posteriore dell’auto e colpito due dei tre passeggeri. I braccianti hanno abbandonato il mezzo e sono fuggiti nelle campagne.

Sinayogo Boubakar, un cittadino maliano di 30 anni, ha avuto la peggio. Ferito al volto, è stato ricoverato in codice rosso al policlinico Riuniti del capoluogo dauno. Non è in pericolo di vita, ma ieri mattina è stato necessario sottoporlo a intervento chirurgico.

Il lavoratore, chiamato dagli amici Biggie per la stazza, è in Italia da cinque anni e vive nel Gran Ghetto, l’insediamento in cui, divisi tra container e baracche, si trovano circa 600 persone, variabili in base al periodo dell’anno e alla richiesta di lavoro della terra. Boubakar è dipendente di un’azienda agricola del territorio, lo scorso anno ha fatto richiesta di sanatoria e non avrebbe avuto particolari problemi di caporalato. Lo racconta la Flai-Cgil, organizzazione di cui il bracciante ha la tessera. Il sindacato ha affermato che potrebbero esserci legami tra la sparatoria e un episodio accaduto sabato scorso, quando l’intervento di alcuni abitanti del campo ha sventato un furto di gasolio e portato all’arresto di un pregiudicato foggiano.

«Il problema sono le condizioni di vita nel Ghetto. Lo stato deve garantire la sicurezza di chi ci abita, invece è assente – dice Raffaele Falcone, segretario della Flai Cgil di Foggia – Abbiamo chiesto un tavolo al prefetto in cui portare la voce delle organizzazioni dei lavoratori». Le parti sociali saranno ricevute nei prossimi giorni, intanto alcune ore dopo l’episodio di violenza il prefetto Raffaele Grassi ha disposto un rafforzamento dei controlli nella zona.

«Un’aggressione terrificante e crudele – ha detto il segretario nazionale di Sinistra Italiana Nicola Fratoianni – Un attacco contro i diritti e la dignità di lavoratori e lavoratrici, un attacco diretto alle basi della nostra democrazia». Dichiarazioni di solidarietà al bracciante sono arrivate anche da esponenti del Partito democratico. «Un clima di odio e violenza che lo Stato non può tollerare. Occorre fare piena luce presto. Abbiamo gli strumenti per combattere caporalato e criminalità. Usiamoli», ha twittato il vicesegretario Pd Peppe Provenzano, ex ministro per il Sud e la coesione territoriale.

«Il 18 maggio nessuno andrà a lavorare nei campi e porteremo a Roma la nostra indignazione, rabbia e miseria. Diremo al governo: venite voi a raccogliere asparagi, pomodori, angurie. Adesso basta. Basta con gli agguati vigliacchi. Basta con lo schiavismo», ha affermato Aboubakar Soumahoro al termine di un’assemblea della Lega Braccianti che ha lanciato la giornata di sciopero.