Per ora ci sono 64 casi certificati di positività al coronavirus, due ricoverati in ospedale e altri sette facchini sintomatici. In tutto si parla di 200 persone sotto sorveglianza, e di queste 130 isolate a casa. Ma già questa mattina, quando arriveranno i risultati dei tamponi fatti su tutto il personale, i contagiati da coronavirus potrebbero aumentare, e comprendere anche autisti, magazzinieri di cooperative esterne, e altri familiari, amici e conoscenti oltre ai 17 già rilevati positivi.

Numeri che raccontano del contagio che ha colpito i lavoratori dei magazzini bolognesi dell’azienda di logistica e consegne Bartolini. Con i primi due casi di positività segnalati dal sindacato Si Cobas ormai quasi due settimane fa, il 15 giugno, con tanto di richiesta all’azienda di mettere subito in quarantena tutto il personale per evitare il diffondersi del virus. Le cose, racconta il sindacato di base per bocca del suo coordinatore bolognese Simone Carpeggiani, sarebbero andate diversamente. Tant’è che settimana scorsa i facchini hanno incrociato subito le braccia per due giorni di fila, e poi di nuovo una terza volta alla notizia che le positività stavano aumentando. «Purtroppo – attacca Carpeggiani – l’azienda non ha preso tutte le misure necessarie. Non vorremmo rivivere a Bologna quel che è successo nei mattatoi tedeschi. Ma quando si mettono i bancali prima della salute poi certe cose possono succedere».

Delegati e iscritti al sindacato di base segnalano singoli facchini positivi al Covid in altri magazzini della logistica bolognese, snodo fondamentale per il flusso delle merci in consegna in tutta Italia. Dopo una positività confermata da Covid, racconta sempre il sindacato, tamponi a tappeto sono stati fatti anche alla Palletways di Calderarara di Reno, altra grande azienda della logistica alle porte di Bologna dove la paura è schizzata alle stelle. I risultati dei test hanno per fortuna rassicurato tutti. «Questa volta siamo stati fortunati ma non basta mettere a disposizione gel, mascherine, e guanti. Noi lavoriamo con autisti e facchini di aziende diverse e merci in continuo movimento. È molto difficile mantenere le distanze, sopratutto in mensa e nello spogliatoio», dice un facchino. Racconti di simili condizioni lavorative arrivano da più parti, e nelle ultime settimane tanti sono stati gli scioperi.

Per tornare al caso Bartolini, secondo quanto racconta l’Ausl di Bologna, il focolaio sarebbe sotto controllo ma in probabile crescita nei prossimi giorni. Il problema sarebbe nato da segnalazioni tardive dei lavoratori ai loro medici e da regole non rispettate in azienda. Un controllo a sorpresa fatto dall’Ausl nella notte di giovedì 18 giugno ha riscontrato mascherine portate in maniera saltuaria, distanze non sempre rispettate e mancanze in termini di pulizia. Una versione differente arriva dall’azienda che rivendica il “rigoroso rispetto” e la “pronta attuazione” dei protocolli di sicurezza, oltre alla totale collaborazione con le autorità sanitarie. I Si Cobas invece ne hanno per tutti, azienda e Ausl. La prima messa sotto accusa per non avere ancora chiuso i suoi depositi bolognesi interrompendo totalmente ogni attività; la seconda perché, al di là dei tamponi e del tracciamento del contagi, non avrebbe imposto drastiche e immediate misure all’azienda.