Si deve a Antonio de Giuliani un «Saggio politico sopra le vicissitudini inevitabili delle società civili», stampato a Vienna nel 1791, che si apre con queste parole: «Gli uomini si consolano ogni giorno sopra i rapidi progressi delle arti e delle scienze. Credono assai vicino quel momento in cui la loro felicità, sistemata dai lumi e dall’esperienze, cesserà di esser fluttuante e spiegherà infine un carattere di consistenza inalterabile».

Lumi ed esperienze che si ricavano, per stare al lessico di de Giuliani, da «la contemplazione dei rapporti sociali». Essa è intesa a registrare e comprendere le dinamiche che muovono quei rapporti, nella certezza che il loro studio insegni come e quando si possa e si debba intervenire: abolendo, contrastando o favorendo, con l’intento di bene regolare, opportunamente mutare, adeguatamente indirizzare i ‘rapporti sociali’, appunto. È così che «la saviezza umana si esaurì in calcoli e in progetti», perché, argomenta de Giuliani, «malgrado tutta l’arte della politica, tutta la scienza degli uomini e tutta la buona volontà dei principi, si vedrà sempre sulla terra quel flusso e riflusso che osservasi sul mare».

Da qui il titolo dello scritto che dice di ‘vicissitudini inevitabili delle società civili’, ovvero delle «fluttuazioni continue che tormentano le società». ‘A vicenda’, ‘scambievolmente’, ‘alternatamente’ e simili i termini appropriati per dar conto dei moti di «flusso e riflusso».

Ma allora, come coordinare e indirizzare i «rapporti sociali»? Come imporre loro un contegno costante e prevedibile, se essi sono mossi da alternanze e concomitanze a doppio senso? Un fluire di convergenze provvisorie e separazioni effimere a imbastire e sciogliere un gioco di reiterazioni labili. Rapporti che conseguono liberi i loro assestamenti, disposti volta a volta secondo reciprocità e interferenze che si articolano e dislocano in flussi non evitabili. Scrive de Giuliani: «l’arte difficile del nocchiero consiste nel sapere dove lo conduce il vento».

Torna a proposito un verso antico di Ovidio: «His agitur vicibus puppis» (da queste vicissitudini è mossa la nave). Non si dà dominio e controllo del «flusso e riflusso» se non affidandosi ad esso. Dunque non solo un andamento lineare è interdetto, ma si rivela illusorio ogni progetto di instaurazioni stabili e ordinate, quale potrebbe garantire una regolare dinamica, costante e orientata.

I rapporti sociali vanno per il loro corso fino all’esaurimento delle energie attive che li animano.

Allora, una mutazione radicale di quelle relazioni matura un cambiamento, comporta una loro rivolgimento. Ma tale rivoluzione si realizza in forme e modi che prescindono dalle intenzioni, aspirazioni e volontà degli uomini che, pure, sono i membri del rapporto sociale in via di trasformarsi. «Le società si muovono per forza d’impulsi», dice de Giuliani, e «in politica, come in tutto il resto della natura, gli effetti appariscono, ma le cause sono sempre ignorate».

Una rappresentazione puntuale dei flussi e dei riflussi si osserva in un acquarello del 1929 di Paul Klee, «Flüchtiges auf dem wasser» (Fluttuando sull’acqua). Klee delinea chiazze frastagliate in espansione che si contraggono in riverberi di tonalità diverse. Ragionando su questa immagine è possibile formulare l’ambito delle questioni connesse al paradigma delle dinamiche fluttuanti come animatrici del ‘rapporto sociale’.

Varrà la pena tornare sull’argomento, insoddisfatti come siamo dei paradigmi lineari ai quali afferiscono la gran parte dei giudizi correnti sul ‘rapporto sociale’ – progresso, riforma, conservazione.