Continuano le testimonianze al processo contro l’ex agente di polizia di Minneapolis Derek Chauvin, accusato della morte di George Floyd. Il giudice ha chiesto ai giurati di separare i propri sentimenti su Chauvin dalle prove fornite in aula: questo processo rappresenta non solo un giudizio sulle azioni dell’ex agente di polizia, ma un giudizio su come l’America risponde alle questioni di giustizia razziale.

Una delle testimonianze più forti finora è stata quella di Darnella Frazier, l’adolescente che ha filmato e condiviso il video degli ultimi momenti di Floyd, diventato virale e determinante per comprendere la dinamica degli eventi. Quel giorno la 17enne Fraizer stava andando al supermercato con la cuginetta: «Ho visto un uomo a terra e un agente inginocchiato sopra di lui – ha detto – Era terrorizzato, supplicante».

La sua testimonianza è stata un momento fortissimo, Fraizer parla la lingua di chi ha subito un trauma profondissimo, la sofferenza di una ragazzina in una situazione impossibile e più grande di lei e che confessa di svegliarsi la notte in preda ai sensi di colpa: «Resto sveglia scusandomi con George Floyd per non avergli salvato la vita. Ma questo avrebbe dovuto farlo lui – ha aggiunto indicando il poliziotto – Quando penso a Floyd penso a mio padre, ai miei fratelli, ai miei cugini, ai miei zii. Anche loro sono neri. Poteva succedere a uno di loro».

Ad assistere alla scena si era formato un gruppo di 15 persone che ha, inutilmente, supplicato Chauvin di togliere il ginocchio dal collo di Floyd, mentre un altro poliziotto Tuo Thao teneva gli astanti lontani, inclusa una vigile del fuoco che continuava a chiedere con calma, come si vede in un video diffuso per la prima volta in tribunale, di potersi avvicinare per prendere i battiti del polso di Floyd.

Il tentativo della difesa è stato quello di dimostrare che i 4 poliziotti si erano sentiti minacciati dalla folla arrabbiata, ma i video mostrano un gruppo di persone spaventate e impotenti contro agenti armati di pistola e con già in mano lo spray urticante.

Un professionista di arti marziali 33enne ha detto di aver gridato insulti contro Chauvin e di aver chiamato il numero per le emergenze 911«perché ero certo di aver assistito a un omicidio».

Più testimoni hanno detto di aver chiamato il 911 per tentare di salvare Floyd, nonostante a uccidere l’uomo fosse un poliziotto e che quel numero faccia capo alla polizia.