«Ci sono tre esempi emblematici di soggetti che oggi in particolare vivono situazioni di diversità e discriminazione e verso i quali si scatena l’intolleranza: uno è l’ebreo, con l’antisemitismo che sta rinascendo pesantemente. L’altro è la donna, vittima di una cultura che prima la vuole in casa a pensare ai bambini e poi si trasforma in una subcultura del femminicidio quando afferma “non sei più mia e allora non sei di nessuno”. Infine c’è l’immigrato, il diverso per definizione. Non si può affrontare l’immigrazione dimenticando la pari dignità sociale di tutte le persone (cittadini e stranieri) perché si rischia di imboccare una strada nella quale la diversità è madre dell’intolleranza, e da questa può nascere l’odio. Penso che i due decreti immigrazione-sicurezza possano in un certo modo rappresentare passi in quella direzione, e il secondo – il quale persevera – preoccupa per questo quasi più del primo». Giovanni Maria Flick è stato presidente della Corte costituzionale e ministro della Giustizia nel primo governo Prodi.

Presidente cosa la preoccupa di più del secondo decreto sicurezza?

Non c’è nessun tipo di “ravvedimento operoso”, come viene chiamato dai penalisti, per quanto riguarda i migranti; anzi al contrario si rafforzano gli ostacoli al salvataggio in mare da parte delle organizzazioni non governative. La previsione di una sanzione amministrativa elevata e la possibilità di arresto in flagranza per il comandante della nave che non rispetta l’alt ordinato dalle autorità sono misure che lasciano perplessi. Lascia ancora più perplesso la circostanza che per il divieto di accesso, sosta e transito si parli di presunzione di violazione della legge sull’immigrazione e di clandestinità: si presuppone cioè una complicità delle Ong nel traffico di esseri umani, non si comprende su quali elementi perché quella complicità non è stata in alcun caso e in alcun modo provata. Sulla base di cosa si presuppone questo collegamento? La formula mi pare ambigua: chi, dove, quando, come e dove opera quella presupposizione?

Cade la presunzione di non colpevolezza.

Da un lato cade la presunzione di non colpevolezza, dall’altro mi sembra che ci sia una clamorosa violazione del principio dell’obbligo di salvataggio in mare riconosciuto internazionalmente e dal nostro ordinamento, oltre che imposto dalla solidarietà che è un cardine della nostra Costituzione. E arriviamo al nodo di fondo della questione: la impossibilità di utilizzare i migranti come strumenti per convincere gli altri membri dell’Unione europea alla ripartizione di quei migranti. C’è una vecchia regola, fondamentale, secondo cui una persona non può mai essere strumento ma sempre e soltanto un fine.

Non crede che si riduca tutta la questione dell’immigrazione a un solo problema di ordine pubblico?

È un altro problema che mi preoccupa. L’articolo 3 della Costituzione stabilisce che la pari dignità sociale va riconosciuta a tutti, ai cittadini come ai migranti, come ribadito anche dall’articolo 10 della Carta relativo al riconoscimento dei diritti fondamentali dei migranti. Considero inaccettabile – come avviene già nel primo decreto sicurezza – intitolare il provvedimento alla immigrazione e alla sicurezza. Questo accoppiamento dà la sensazione dell’immigrazione come fattore di insicurezza. Proprio in queste ore stiamo vivendo una bruttissima vicenda come l’omicidio di un carabiniere mentre compiva il proprio dovere, che andrà accertato e represso con tutta la severità necessaria. Non vorrei però che la reazione emotiva di fronte a un fatto di queste genere potesse portare a generalizzazioni che nulla hanno a che vedere con il fenomeno migratorio (a prescindere da chi sia il responsabile di questo odioso omicidio).

Lei è stato presidente della Corte costituzionale: ravvisa nel decreto sicurezza bis elementi di possibile incostituzionalità?

Non ne faccio una questione di carattere tecnico. Noi ci dimentichiamo che la Costituzione – che io ritengo più che mai attuale ma purtroppo solo in parte attuata – ha previsto anche che i migranti hanno diritto all’asilo presso di noi non solo nel caso di fuga dalla guerra, come stabilito dalla Convenzione di Ginevra, ma anche nel caso in cui nel loro Paese non siano riconosciute le libertà fondamentali previste dalla nostra Costituzione. Era un gesto coraggioso (anche noi allora eravamo migranti) che guardava a un futuro in cui possiamo e dobbiamo essere un Paese di accoglienza sia pure con criteri e parametri di ragionevolezza. Mi pare invece una contraddizione avere un Costituzione che prevede la pari dignità sociale per i migranti e poi equiparare la migrazione a un fattore di insicurezza.
Il decreto sicurezza bis contiene nuove misure sulle manifestazioni e l’ordine pubblico che alcuni leggono come un pericolo per la libertà di espressione. Condivide il giudizio?
Ho visto con preoccupazione a Genova che un giornalista presente a una manifestazione è stato reiteratamente manganellato. C’è poi il tentativo di mettere a tacere Radio Radicale e la decisione di comprimere o sopprimere il finanziamento pubblico all’editoria, che non è un dovere ma rappresenta un gesto politico molto importante. La libertà di informare e di essere informati è uno dei fondamenti della democrazia e quindi della Costituzione.

Nel voto di fiducia abbiamo assistito alla manifestazione di dissenso di alcuni deputati M5S e del presidente Fico. Ora il testo passa all’esame del Senato: pensa che la maggioranza sia a rischio?

Non chieda a me valutazioni di rischio. Mi ha colpito che il giorno in cui nel Mediterraneo morivano 150 persone, l’Italia votava l’inasprimento della disciplina dl salvataggio in mare. Mi dà un po’ di tranquillità sul futuro di questo Paese vedere che al di là delle divisioni politiche qualche politico la pensa come me e come molti altri.