Salvini cortesemente ci informa che la flat tax è rivoluzionaria. L’avevamo sospettato. Ma nel bene o nel male? Come dicono i dizionari e la storia, il concetto di rivoluzione è suscettibile di letture contrapposte.

Nel caso di Salvini, è per il male. Anzitutto, perché è in radicale contraddizione con una precisa norma della Costituzione. L’art. 53 Cost. dispone: ”Tutti sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche in ragione della loro capacità contributiva. Il sistema tributario è improntato a criteri di progressività”.

I I Non c’è modo di far entrare in questa formula una flat tax sul reddito. È ben vero che è il “sistema tributario” a dover essere informato alla progressività, e non ogni singolo tributo. Ma stiamo parlando della principale componente, tale da influire sulle caratteristiche generali dell’intero sistema.

L’art. 53 è norma di primario rilievo nell’architettura della Carta. Il catalogo dei diritti della prima parte aggiunge alle libertà negative ereditate dalla Rivoluzione francese (quella vera, non alla Salvini) i diritti cosiddetti a prestazione. Richiedono per la propria realizzazione un intervento attivo del soggetto pubblico e una destinazione di risorse. Così è, ad esempio, per la salute, l’istruzione, l’assistenza. Come si potrebbe diversamente garantire cure gratuite agli indigenti (art. 32); l’accesso ai più alti gradi degli studi ai capaci e meritevoli, anche se privi di mezzi (art. 34); il mantenimento e l’assistenza sociale per chi è inabile al lavoro e sprovvisto dei mezzi necessari per vivere; nonché i mezzi adeguati alle esigenze di vita in caso di infortunio, malattia, invalidità e vecchiaia, disoccupazione involontaria (art. 38). E, in termini generali, come potrebbe la Repubblica eliminare gli ostacoli di ordine economico e sociale che impediscono il pieno sviluppo della persona umana e si frappongono alla partecipazione all’organizzazione politica economica e sociale del paese (art. 3, comma 2)?

La Costituzione appresta una copertura al moderno welfare state, che però richiede risorse pubbliche al cui reperimento è strumentale la progressività posta dall’art. 53. A quanto si legge, la flat tax scaverebbe nell’erario una voragine di decine di miliardi. Un colpo insostenibile, soprattutto in un momento di debolezza del ciclo economico, con le ultime previsioni di crescita addirittura allo 0,1 percento. Probabilmente non sono casuali gli ultimi sussulti al rialzo dello spread.

Disattendere l’art. 53 non è questione riservata ai seminari dei costituzionalisti.

Tanto più che bisogna considerare la flat tax nell’insieme delle politiche governative in atto. È evidente, ad esempio, la sinergia con il regionalismo differenziato.

La flat tax avvantaggia i contribuenti a reddito più elevato, che sono appunto quelli residenti in maggiore misura nelle regioni economicamente più forti. Il regionalismo differenziato concederebbe un privilegio fiscale a quelle stesse regioni. Il risultato ultimo è costruire attorno ad esse un muro di norme giuridiche, con l’esito che diventino sanguisughe sulla pelle del restante paese.

M5S sta prendendo atto – torpidamente e in ritardo – di aver lasciato entrare acriticamente nel contratto di governo elementi che avrebbero meritato ben altra considerazione e approfondimento. Bastava leggere la Costituzione prima di firmare. Ora, di volta in volta, insegue in affanno Salvini che impazza, con dichiarazione difensive di Di Maio o magari Conte che si dichiarano garanti di qualcosa. Nobili propositi. Dal canto suo, il Pd di Zingaretti al momento non va oltre il balletto del come è bello stare insieme. Se volesse articolare obiettivi e ragioni di una stagione politica effettivamente nuova, ritrovare l’essenza della Costituzione potrebbe essere un appeal efficace.

Questo perché al momento abbiamo a Palazzo Chigi il governo più incostituzionale della storia repubblicana. Regionalismo differenziato, flat tax, legittima difesa, migranti, congresso di Verona disegnano un paese a trazione leghista che piccona la sua storia e la sua identità. Non ci appassiona la contesa pre-elettorale e la corsa al secondo posto negli scenari di voto. Invece, ricordiamo che nel dizionario dei sinonimi e dei contrari a rivoluzionario corrisponde reazionario. Noi vogliamo solo non sentirci strangers in a strange land.