La Casa della pace deve riaprire. Con questa ferma intenzione, si è svolto ieri a Roma un altro momento di mobilitazione: un flashmob di flamenco, che ha animato il nuovo Mercato rionale di Testaccio. Nello storico quartiere romano vive infatti da trent’anni la Casa della Pace, chiusa con un blitz notturno nella notte fra venerdì 2 e sabato 3 ottobre.

La polizia di Roma capitale, accompagnata da un nutrito schieramento di agenti e funzionari dei carabinieri, della polizia di stato, dei Nas, della Asl, dell’Ispettorato del lavoro e della Siae ha messo l’immobile sotto sequestro penale, accusando il circolo di essere “una discoteca abusiva”. Niente di più falso, ribattono gli attivisti, sostenuti da molte realtà territoriali e di quartiere (tra cui Ararat, Il Nido, Sezione di Sel, il circolo Gay Center…). Nel Circolo sportivo culturale trovano infatti spazio numerose attività di utilità pubblica – dai laboratori di arte a quelli teatrali, ai corsi e ai dibattiti – che in questi anni hanno rimesso al centro il binomio fra cultura e solidarietà in un quartiere altrimenti dedito alla “movida”. Facile pensare che, dietro i ripetuti tentativi di chiudere lo spazio aggregativo “si celino appetivi lucrativi e privatistici”, come denunciano gli attivisti del circolo.

La storia della Casa della pace inizia nel 1984 con l’occupazione di una parte del complesso architettonico dell’Ex Mattatoio di Testaccio, lasciato all’abbandono dal 1975. Nel 2003, il Comune di Roma ne riconosce la funzione sociale e culturale attraverso un ordine del giorno collegato alla delibera di riqualifica del complesso dell’ex-Mattatoio, nel quale il sindaco e l’assessore competente si impegnano a procedere all’assegnazione.

Ma alle promesse non seguono i fatti: la Casa della pace – una realtà indipendente, autogestita e autofinanziata – è l’unica raltà ancora da regolarizzare fra quelle storiche che operano nell’ex-Mattatoio. Per di più – denunciano gli attivisti in una lettera aperta ai cittadini di Testaccio – dopo un anno di continue interruzioni delle attività svolte, ora si cerca anche di screditarne la finalità. Alle accuse contenute nel verbale di sequestro stanno rispondendo i legali del circolo, che ne hanno chiesto la riapertura. Ieri, gli animatori della Casa della pace hanno spiegato le loro ragioni a ritmo di flamenco e hanno chiesto agli abitanti di sostenerli. L’inquinamento acustico proveniente dalla movida, di cui si lamentano i testaccini è reale – spiega la lettera aperta – e il circolo non intende sottrarsi alla propria parte di responsabilità.

Tuttavia, gli attivisti non ci stanno a fare la parte del capro espiatorio: nei locali della Casa della pace – spiegano – si fa intrattenimento musicale, ma solo il venerdì e saltuariamente il sabato da mnetà settembre a inizio giugno. La nostra – aggiungono – non è pertanto l’unica realtà alla quale si possa imputare il disturbo notturno”. Ma, soprattutto, il ruolo e la funzione della Casa della Pace – che ha tutte le carte in regola sul piano amministrativo – non è quello di “discoteca abusiva”. Per questo, i soci del circolo hanno chiesto un incontro con i presidenti del I e del XII Municipio per esporre le proprie ragioni: “con la disponibilità a rivedere le modalità con cui è organizzato l’intrattenimento musicale e nel rispetto della vivibilità dei cittadini del quartiere”. Però – hanno ribadito al suono delle palmas e al ritmo di Sevillanas – la Casa della Pace deve riaprire.