Questo anno ricorre il centenario dalla nascita di Pier Paolo Pasolini e non si possono non ricordare i fratelli Citti. L’ultima volta che ho visto Franco da vivo è stato tre giorni prima che morisse, mi aveva chiamato con il suo solito modo di farsi capire a versi spiccicando solo poche parole incomprensibili ma facendomi intuire qualcosa, e io a dire: vabbé a Frà allora te passo a trovà eh. Gli si era sgonfiato il materassino del letto e con il figlio Paolo lo abbiamo preso di peso e messo in carrozzella. Però una ruota era sgonfia e la batteria era scarica così lui è arrivato fino alla porta di casa ma non è voluto uscire. Era ormai parecchio che stava allettato nella sua piccolissima casetta costruita in giardino da suo figlio Paolo. Stava peggio da un po’, quasi non si alzava più dal letto, anche se lo ricordo un po’ di tempo prima con Ninetto Davoli che scherzavano e si divertivano come pazzi. Poi però non muovendosi quasi più e sbuffando stoicamente, per molti mesi il suo mondo era diventato quello che gli stava di fronte, a due metri e mezzo di distanza sul grande schermo di una televisione satellite sky, dove guardava soprattutto partite e film.

Anche io abitavo a Fiumicino e ho conosciuto Franco quando nel ’94 proiettavamo in spiaggia la rassegna cinematografica «Fiumicinemare», a cura del collettivo «Fronte del Porto». Due film a sera, l’atmosfera era niente male, il primo film appena dopo il tramonto e verso mezzanotte il secondo, se c’era maltempo tutto era rimandato al giorno dopo e i film diventavano quattro in fila fino a mattina. Quella volta che il secondo film della serata era Uccellacci Uccellini è passato anche Franco Citti. Lo schermo a pochi metri dal mare era fatto con sei cartelloni autostradali saldati insieme su una struttura di tubi innocenti e una zavorra antivento di 15 tonnellate di blocchi di cemento. Un lavoro fatto con una spontanea passione improvvisata, per l’allestimento di un’arena cinematografica sulla spiaggia libera del lungomare. Il collettivo pagava gli operai e l’impresa Carsetti del movimento terre dell’aeroporto ci metteva filantropicamente le attrezzature che servivano. Un po’ di budget lo avevamo ottenuto per le attività culturali dell’estate 94 dal commissario prefettizio Procaccini della giunta commissariata del comune. Il proiettore 35mm Prevost-Cinemeccanica ce lo ha procurato la premiata ditta Stefanini e Annibali, due distinti pensionati dell’Acea che collezionavano e vendevano ai cineclub i proiettori dismessi dalla sale parrocchiali e dalle terze visioni. Il gabbiotto di proiezione era quello a vetri blindati della cassa dei pagamenti degli operai di quando costruivano l’aeroporto, il ristoro era sotto un tendone con la birra alla spina e le sarde al cartoccio, sotto al muretto le pannocchie alla brace di Mose e il carretto dei popcorn portato da un giostraio di Roma. Tutto autogestito, come un miracolo di qualità cinematografica sul lungomare della Salute di Fiumicino, in un paese senza cinema o meglio solo uno, il Pidocchietto con programmazione solo a luci rosse.

Cinema e poesia
Sergio era più riservato di Franco, si vedeva poco in giro, in una quasi normale vita di paese portava da mangiare alla comunità dei gatti vicino al faro e a casa progettava da creativo lavoratore del cinema. Ogni tanto in strada comparivano i mezzi cinematografici di Tranquilli e magari lo potevi incontrare quando girava a Fiumicino, set di qualche scena in quasi tutti i suoi film fino all’ultimo nel 2005 Fratella e Sorello alle case popolari di via del Faro. Molti gli episodi lì da quelle parti con Andi Luotto, lo scopone in spiaggia nel film Mortacci, insieme a Vittorio Gassman, Mariangela Melato, Sergio Rubini, Carol Alt e perfino Malcolm McDowel. Non si sa come ma tutti anche le star più famose accettavano subito di lavorare con lui. Come in Casotto quando è riuscito a ingaggiare una quindicenne Jodie Foster, già famosa per la sua parte in Taxi Driver, che insieme ad un memorabile cast con Ugo Tognazzi, Michele Placido, Paolo Stoppa, Franco Citti e Mariangela Melato, tutti entravano e uscivano a turno da una cabina collettiva di Capocotta. Nel film dove tutti avevano accettato di essere pagati soltanto secondo gli incassi c’era anche Catherine Deneuve che era la sola ad essere stata pagata con un anello di Bulgari che però sembra avesse perso nella scena dello schiaffo a Gigi Proietti. Era a Fiumicino il set privilegiato di Sergio Citti come in Ostia il suo primo film con Laurent Terzief, Franco Citti, Silvana Mangano e Anita Sanders tra le baracche a Fiumara.

Solitudine
Purtroppo Sergio si è ammalato presto e Franco è rimasto solo, sconvolto dalla perdita del fratello ma anche dagli stravizi di quel tempo, le frequentazioni pericolose e pure un tuffo alcolico dal trampolino del Kursaal. Infatti dai e dai e a Franco è venuto un bel coccolone, un ictus che lo ha mezzo paralizzato e gli ha tolto l’uso della parola. Diceva solo «vaffan.. aoh, uno due tre… è troppo!» Nessuna logopedia, ma non so come mai ci capivamo abbastanza bene e lo andavo a trovare. Una volta gli ho scattato delle foto sulla spiaggia di Fiumara, vestito elegante di bianco sembrava un produttore cinematografico.

Gli scatoloni di Sergio
Poi un giorno mi chiama perché era preoccupato per tutte le cose che suo fratello Sergio aveva donato alla biblioteca del comune di Fiumicino. Una biblioteca che però non è che propriamente ci fosse. Inizialmente il lascito era a casa del loro amico sindaco Giancarlo Bozzetto, poi con il cambio delle amministrazioni è finito provvisoriamente in uno sgabuzzino al centro anziani Catalani dove una piccola biblioteca comunale c’era. C’è voluto un po’ prima di trovare gli scatoloni perduti e grande era stata l’emozione di Franco quando li abbiamo aperti e visto tutte le fotografie, le lettere, gli scritti, i ritagli di giornale, i contratti con le case di produzione, le sceneggiature originali e tutti i suoi libri, quelli che leggeva lui che era stato per Pasolini il suo consulente glottologico. Tutto elencato e protocollato, così con l’associazione culturale Papagena abbiamo organizzato nel 2009 in collaborazione con Roberto Chiesi, responsabile del Centro Studi Pasolini della Cineteca di Bologna, una mostra di tutto il materiale di Sergio Citti a Villa Guglielmi. Un posto molto bello dove finalmente era stata inaugurata la nuova biblioteca comunale, a casa del Conte Primoli dove pure Debussy era stato ospite. La mostra aveva gli originali custoditi in una bella vetrina (dove prima erano conservate le enciclopedie) e le copie di ogni cosa a ingrandimento erano intorno in esposizione. Sono stati anche proiettati i 60 metri di pellicola girati da Sergio due giorni dopo l’assassinio di Pasolini quando era stato all’idroscalo per indagare e in 16 mm simulare l’omicidio. Un documento importante e quasi inedito, che però a suo tempo il tribunale non ha accettato agli atti del processo.

Tra i materiali esposti soggetti e sceneggiature, contratti di produzione, scritti e lettere di poetica epicurea e creatività borgatara; tra i materiali le sceneggiature originali di Pasolini e Frà Sergio Citti Uccellacci e uccellini, La Commare Secca di Bernardo Bertolucci, i contratti con le case di produzione, i trattamenti, altri appunti e quaderni. Molti i titoli dei materiali negli scatoloni: Mortacci, Anni 50, Sorelle di vita, Sogni e bisogni (con David Grieco); Casotto (con Vincenzo Cerami); Il trasloco dei sogni (con Marco Tocchi); Il sogno di Verginella, Il vangelo secondo Ipocrito, Vita morte e miracoli (con Stefano Urbanetti), ed altre tracce di sceneggiature di film non realizzati come Quattro storie d’amore o Amore per Amore, Edipo il figlio della fortuna, Historie du soldat, Mai e poi mai, Sant’Infame, Sorelle di vita, Guardia e ladro, Il vangelo secondo Ipocrito.

Anche Porno-Teo-Kolossal scritto nel 1975 con Pasolini, film che non fecero in tempo a girare. Fanno inoltre parte del lascito un album di fotografie di famiglia, altre foto sul set del film Edipo Re, una collezione di rassegne stampa dei suoi film, i verbali del processo per l’omicidio di Pasolini, 60 mt. di girato all’Idroscalo di Ostia nel ’75 e tutti i libri posseduti da Sergio Citti, secondo i suoi gusti.

Dal cinema Impero dell’Acqua Bullicante a Fiumicino: ma il giorno dell’inaugurazione di Villa Guglielmi, che era lo stesso della mostra, non c’era il montacarichi per salire in biblioteca e Franco non è voluto venire ma diverse altre volte siamo riusciti a uscire dal paese, come quella volta per andare a visitare la mostra «Pasolini Roma» al Palazzo delle Esposizioni. Dovevamo andare io, Franco e Paolo, ma quella mattina il loro cane era scappato dal cancelletto, era sparito e tutti lo cercavano. Così dopo un bel po’ decidiamo di andare solo noi due, con carrozzella al seguito. Naturalmente il direttore del museo accoglie Franco con grande amicizia e passiamo diverse ore a visitare la mostra, pranzo in terrazza compreso.

Qualche tempo prima siamo anche partiti in treno, eravamo stati invitati dalla Fondazione Pasolini del Comune di Bologna, io a spingere Franco in carrozzina alla stazione Termini; tutti lo riconoscevano e gli sorridevano, i ferrovieri dell’assistenza disabili lo salutavano con affetto. A Bologna ottima è stata l’accoglienza tra le risate a cena in un famoso ristorante, poi il giorno dopo alla conferenza «Pasolini e lo scandalo del corpo» con la partecipazione di Gian Luca Farinelli, padre Virgilio Fantuzzi, David Grieco, Francesco Torelli, Roberto Chiesi. Oltre alla consegna dei premi Pasolini c’è stata la presentazione del fondo Sergio Citti che per volontà della famiglia era stato acquisito dal Centro Studi Pasolini della Cineteca. Infatti qualche mese prima, alla biblioteca di Fiumicino i materiali di Citti erano di nuovo in pericolo, li avevano tolti dalla vetrina per rimetterci le enciclopedie e stavano sugli scaffali. Molte volte era stato sollecitato l’assessorato alla cultura ma probabilmente l’amministrazione di destra di quel periodo proprio si disinteressava dei suoi due cittadini più illustri. Quando dopo innumerevoli ma inutili telefonate e incontri, non si riusciva a trovare neanche una nuova vetrina, finalmente è arrivato a prendere tutto il camioncino del Comune di Bologna e con Franco siamo andati ad aiutare per il trasloco e fotografare.

Per un po’ nonostante la sua disabilità Franco Citti si era ripreso, con difficoltà e sempre senza parlare ha anche ha viaggiato in Tailandia dove in vacanza si era fatto una fidanzata che gli scriveva.

La vergogna
Ogni tanto come mi ha fatto vedere gli arrivavano i compensi dei diritti d’autore, specialmente dalla Francia che continuava a proiettare i film di Pasolini e forse anche un corto che è l’unico film da regista di Franco Citti: La Vergogna. Un racconto di dieci minuti con la musica di Bach del Vangelo secondo Matteo, un omaggio a Pier Paolo Pasolini, con Laura Terzani vestita con una tunica bianca, che sulle orme di Pasolini e Accattone fa un pellegrinaggio dal giardino delle rose sull’Aventino, passando sotto al ponte sul Tevere dove si tuffava Franco, per arrivare a Fiumicino e Fiumara tra rifiuti e macerie. Fino all’Idroscalo di Ostia dove c’è il piccolo monumento che ricorda il poeta, sepolto da detriti e cessi che lei scaraventa in aria per dare voce a Pasolini che declama: «E io da questo sole, maglia di lana e primo sudore nel gelo, io vado constatando con i pugni sul ventre la mia mancanza di amore fino all’ultima lacrima». Dieci minuti di un film fortemente naif che Franco mi ha dato per farne una copia dal VHS che aveva.

Un finale cinematografico c’è stato pure al suo funerale nel 2016, la mattina in via Anco Marzio a casa sua c’erano molti amici, sua sorella Adriana, sua moglie Santina e la figlia Marina e Paolo, ma anche una situazione paradossale: il comune che probabilmente aveva saputo della morte di Franco Citti dal TG, offriva le esequie istituzionali. Senza però avvisare bene e così Accattone, dopo che già non lo avevano fatto entrare al suo funerale nel film di Pasolini, si è ritrovato alla fine che in giardino di bare ce ne erano due, quella del comune e quella della famiglia.

Sergio invece sulla sua tomba al cimitero di via Portuense ha voluto ci fosse scritto soltanto «Niente», sotto al nome del padre «Santino» e niente altro. Per sapere tutto il resto basterebbe andare al cinema, se ci fossero ancora i cinema d’essai. Forse i sogni e i bisogni del cinema dei fratelli Citti oggi li trovi solo nelle cineteche e a Hollywood, che a Roma si chiama così il negozietto di noleggio VHS di via Monserrato dove ancora qualche loro film lo puoi trovare.