I più avveduti economisti richiamano da anni sulla necessità di una riforma organica del sistema fiscale e tributario italiano, disintegrato da tante e tali aberrazioni che hanno svuotato non solo il buon senso dell’equità fiscale, ma anche l’art. 53 della Costituzione.

Sebbene l’attuale governo abbia concorso a questa deriva, sembra avviarsi una stagione riformatrice: il ministro Gualtieri vuole presentare una Legge Delega di riforma, non potrebbe essere altrimenti, per semplificare il sistema fiscale nazionale e per ridisegnare la giungla di Tax expenditures, bonus e detrazioni. Per quanto sia appassionante la forma specifica della progressività per scaglioni o continua, la politica deve pur definire precisamente quali sono gli obbiettivi del prelievo (P. Liberati, 4/02/20, Il sole 24 ore). Parlare di scaglioni e/o aliquote medie-marginali è poco edificante se consideriamo che l’80% della base imponibile è relativa al solo reddito da lavoro e assimilati, un punto che inficia l’art. 53 della Costituzione, che diventa paradossale se consideriamo il livello di evasione-elusione fiscale e l’esclusione sistematica dall’imposta di alcuni redditi; sarà necessario scegliere se alcune tipologie di reddito debbano essere definitivamente escluse o meno dall’imposta progressiva.

Relativamente all’impianto della Legge Delega, il primo rischio da evitare è quello di associare “riduzione del prelievo fiscale e crescita”. Gualtieri e il gruppo di lavoro devono considerare che le risorse mobilitate dal sistema fiscale per sostenere la spesa pubblica è direttamente proporzionale alla complessità dei sistemi economici. In altri termini, lo sviluppo delle conoscenze tecniche e scientifiche, la distribuzione del reddito ante imposte degli attori sociali, la modificazione degli assetti produttivi, sono la cornice dell’impostazione dei sistemi fiscali, e devono essere coerenti rispetto agli obbiettivi che la politica e la società nel suo insieme prefigurano.

Provo a suggerire 4 aree economiche che la Legge Delega dovrebbe perseguire: (1) individuare la migliore allocazione delle risorse e ripartirle tra privato e pubblico; (2) assicurare che la crescita del paese sia almeno in linea con la crescita demografica, l’innovazione tecnologica e gli obbiettivi di sostenibilità ambientale (accordi di Parigi 2015); (3) stabilizzare la crescita del reddito del paese e intervenire qualora si manifestasse una crisi, sia essa di eccesso di crescita che di bassa crescita; (4) realizzare una corretta distribuzione del reddito per evitare che la ricchezza si concentri nelle mani di gruppi sociali ristretti.

Sostanzialmente il governo deve sciogliere il nodo legato all’insieme degli interventi che le autorità pubbliche utilizzano per realizzare determinati obiettivi, e alla politica fiscale (finanziaria) coerente mediante il prelievo, la gestione e l’impiego delle risorse finanziarie da parte dell’amministrazione pubblica. La cornice è particolarmente utile perché inquadra l’orizzonte della politica fiscale e, quindi, della Legge Delega. L’avvertimento è necessario perché il particolare è sempre pieno di insidie, soprattutto quando si deve predisporre un modello fiscale coerente e programmabile. I lavori della Commissione per lo studio della riforma tributaria del 1963 sembrano datati, ma i principi sottesi sono ancora l’infrastruttura ideale per disegnare o impostare i lavori: l’esigenza di semplicità e di chiarezza del sistema; l’opportunità di ispirarsi ai principi di progressività; la necessità di un numero limitato di imposte (Cosciani metteva al centro della sua riforma l’imposta personale e progressiva sul reddito); la rilevanza della discriminazione qualitativa degli imponibili; l’esigenza di costruire un sistema facilmente manovrabile per le finalità di stabilizzazione dell’attività economica.

L’imposta Iva deve concorrere in modo diverso alle entrate fiscali dello Stato; quest’ultima vale solo il 6,2% del Pil contro il 7,2% di Francia e Germania. Ricordando che i tributi si sono sempre adattati ai modi di produzione e agli assetti patrimoniali emergenti dall’evoluzione economica della società, sarebbe utile lo sviluppo di un sistema fiscale ambientale a tutto tondo da affiancare alla riforma dell’Iva, capace di tener conto delle emissioni, degli input utilizzati e delle materie prime e l’uso del territorio. L’ipotesi non è tanto quella di trovare nuove fonti di gettito fiscale, piuttosto quella di ri-organizzare quello esistente e senza stravolgerlo.

La Legge Delega è una occasione importante. È un lavoro lungo e complesso, ma definire i principi, gli oggetti e la finalità delle imposte permetterà di avere una griglia riformatrice capace di evitare le iatture degli ultimi governi.