La rottamazione delle cartelle spinge la lotta all’evasione a un nuovo record. Nel 2017 le tasse recuperate dall’Agenzia delle Entrate e tornate nelle casse dello Stato sono state pari a 20,1 miliardi di euro, oltre un miliardo in più (il 5,8%) rispetto al dato già storico registrato nel 2016 grazie alla voluntary disclosure. Sommando però agli incassi delle Entrate anche quelli di Agenzia di Riscossione (ex Equitalia) e per conto di altri istituti come Inps, Comuni e Camere di commercio, il dato complessivo sale a 25,8 miliardi di euro.

Cifre entrate ovviamente in campagna elettorale. Sia il governo che il Pd hanno esaltato i risultati, promettendo una riduzione delle tasse nel prossimo quinquennio. Il segretario dem Matteo Renzi ha pubblicato un grafico su Instagram in cui ha messo a confronto le cifre recuperate nel 2010 – 10,5 miliardi, governo Berlusconi – con i 20,1 miliardi del 2017, spiegando di aver doppiato chi oggi sostiene la flat tax.

Ad aumentare in particolare nel 2017 è stata la cosiddetta compliance, la collaborazione volontaria di cittadini e imprese. Grazie alle lettere inviate dall’Agenzia delle Entrate, gli incassi su questa voce hanno messo a segno un balzo del 160%, arrivando a 1,3 miliardi. Ancora più alti gli introiti della la definizione agevolata, che ha fatto registrare un gettito di 6,5 miliardi di euro.

Ad aderire a questo ultimo programma sono stati 1,5 milioni di italiani, per un totale di 6,3 milioni di cartelle e avvisi rottamati. I miliardi riscossi dall’Agenzia di Riscossione per conto di Agenzia delle Entrate sono stati 4, mentre gli altri 2,5 sono stati incassati per conto di Inps, Comuni, Camere di Commercio e altri enti.

Il direttore generale di entrambe le Agenzie, Ernesto Maria Ruffini, ha proposto per il futuro l’immagine di un «fisco alleato affidabile». «Siamo consapevoli – ha spiegato – che il fisco non sarà mai simpatico, come non lo sarà neanche la riscossione, ma crediamo fortemente che cambiare sia possibile, anzi sia doveroso. L’obiettivo è sicuramente il contrasto all’evasione, un rapporto leale che conduca cittadini e imprese a essere altrettanto leali».

La presentazione dei risultati è stata un ottimo assist per le promesse del premier Paolo Gentiloni: «Il governo nel momento in cui presenta tabelle in cui si vede che la riscossione fiscale e i proventi della lotta all’evasione producono incrementi di gettito non è riluttante nel far vedere i risultati – ha detto – Bisogna impegnarsi per ridurre ulteriormente la pressione fiscale a partire dalle tasse sul lavoro». L’importante, ha sottolineato infine Gentiloni, è «non dilapidare» la congiuntura economica favorevole, malgrado le «molte esercitazioni» in tal senso.

A queste parole ha fatto eco il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan, che ha preannunciato, in caso di vittoria del centrosinistra, un possibile taglio dell’Irpef all’inizio della prossima legislatura che deve essere «permanente e credibile». Quanto all’area «di maggiore criticità» nella lotta all’evasione, Padoan ha spiegato che «è l’evasione Iva»: «Un processo che richiede tempo, ma ci sono di anno in anno passi successivi che stiamo compiendo», dallo split payment alla fatturazione elettronica.

Il ministro ha cercato poi di rassicurare sul rischio di manovra correttiva che il nuovo governo potrebbe correre già in primavera. «La finanza pubblica va nella direzione giusta, cioè nella simultanea riduzione del deficit e sostegno alla crescita». Con la Commissione europea «vedremo, si tratterà come al solito di ragionare sui dati più solidi di previsione e sul riconoscimento che l’Italia continua a rispettare gli impegni», ha concluso.

E se Berlusconi è tornato a promettere la tassa unica – «La flat tax è il nostro primo obiettivo. Abbiamo pensato a una sola aliquota al 23% per poi cercare di abbassarla nel corso della legislatura, e sarà applicata a tutti i redditi al di sopra dei 12 mila euro» – il presidente di Confindustria Vincenzo Boccia è tornato a chiedere che cali «l’imposizione sul lavoro».

Palla colta da Renzi che a Porta a Porta ha promesso «gli 80 euro anche alle partite Iva».