Più si avvicina il referendum, più è necessario mandare messaggi semplici, immediati, di presa certa: per il premier Matteo Renzi, come era stato già per il migliore Berlusconi, il taglio delle tasse è dunque al momento il must assoluto. L’occasione per tornare sulla “promessa delle promesse” l’ha offerta l’inaugurazione dell’anno di studi 2016-2017 della Guardia di Finanza. «La riduzione della pressione fiscale è il caposaldo dell’azione di governo e non è in ragione di un fumo ideologico», ha detto Renzi ai finanzieri.

«IL PUNTO CHIAVE – ha ripreso il premier – è che l’Italia ha una pressione fiscale insostenibile e la riduzione è il primo modo di affermare la giustizia sociale. Questo disegno organico unito al record della lotta all’evasione fa il governo particolarmente sensibile ai temi del fisco». La Guardia di Finanza, ha aggiunto, deve essere «al servizio del contribuente», modificando «la forma mentis del rapporto tra cittadino e pubblica amministrazione, un rapporto non fondato sulla contrapposizione».

Il filone è quello più puro della narrazione renziana, già aperto prima con l’Imu e poi, più di recente, con la rottamazione delle cartelle Equitalia e la messa in soffitta dello stesso ente (da luglio prossimo, e se sparirà il soggetto in questione, non scomparirà ovviamente la funzione di esattore).

«CONTRASTANDO L’EVASIONE fiscale – ha concluso Renzi rivolto ai finanzieri – voi garantite giustizia e uguaglianza sociale. Il vostro compito è garantire la giustizia sociale come sancisce la nostra Costituzione nell’articolo 3 comma 2 e che andrebbe letto sia dai sostenitori del Sì che del No: è un vero manifesto politico e che ovviamente nessuno può cambiare. L’uguaglianza sociale è la vostra missione in un mondo in continua evoluzione».

A presentare gli ultimi dati sul sommerso e sugli esiti della lotta all’evasione ci ha pensato il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan: il 2015 – ha spiegato – è stato un anno record con quasi 15 miliardi di gettito recuperati, ma i risultati raggiunti non bastano e sembrano quasi solo la punta dell’iceberg di fronte a un sommerso che in Italia vale 190 miliardi di euro, il 12% del Pil.

IL MINISTRO È POI TORNATO sul tema di un ridisegno generale del fisco, inteso come diminuzione delle tasse ma anche come strategia complessiva di contrasto all’evasione. Tra il 2012 e il 2014 – ha spiegato Padoan citando i dati del’Istat – il tax gap è ammontato a 109,7 miliardi l’anno. Quello che salta agli occhi è soprattutto il gap Iva, pari al 40,5% del mancato gettito tributario. Cifre e percentuali ancora enormi, che dimostrano come «nonostante i molti interventi, molto resta ancora da fare». L’evasione fiscale è infatti un male che «va contro l’equità e l’inclusione sociale».

Intanto la conferenza dei capigruppo ha deciso il prossimo timing della legge di Bilancio alla Camera: il governo porrà la fiducia nella tarda mattinata di domani e dalle 14 avrà inizio la chiama, in deroga, con l’accordo di tutti i Gruppi, alla norma regolamentare che prevede che debbano trascorrere 24 ore. Successivamente, fino alle 17.30, verranno esaminati tabelle e ordini del giorno. Lunedì 28, invece, a partire dalle 13, è previsto l’esame della nota di variazione e il voto finale sulla legge alle 16.

NEL MERITO, IERI si sono registrate le proteste delle opposizioni in Commissione Bilancio perché in serata non si era ancora votato sulla cosiddetta «norma De Luca» sui commissari straordinari delle Regioni coi conti in rosso sulla sanità.

Dall’altro lato, grazie a un emendamento del relatore Mauro Guerra si è estesa l’Opzione Donna (per il pensionamento anticipato) con nuove risorse: «La nuova norma – spiegano Cesare Damiano e Maria Luisa Gnecchi del Pd – corregge quanto conquistato nella scorsa legge Finanziaria e include le lavoratrici che compiono 57 o 58 anni di età, se dipendenti o autonome, nell’ultimo trimestre del 2015. Queste lavoratrici, avendo 35 anni di contributi, potranno quindi accedere a Opzione Donna». Per la misura sono stati stanziati 257 milioni di euro ed è previsto il coinvolgimento di 4 mila lavoratrici. Il cosiddetto «contatore», infine, è stato confermato.