Otto secondi di fischi. Migliaia di brasiliani hanno commentato così la breve apparizione del presidente ad interim Michel Temer, in apertura dei Giochi olimpici. Nei giorni scorsi, Temer si era detto pronto a ricevere “la fischiatina”. All’apertura dei Giochi, poiché nessuno aveva annunciato che avrebbe preso la parola, né la sua immagine era comparsa sul monitor, i manifestanti hanno avuto un attimo di sconcerto. Ma quando si è presentato per dire: “Dopo questo meraviglioso spettacolo, dichiaro aperta la XXI edizione dei Giochi olimpici dell’era moderna”, sono partiti i fischi e le urla di “Fuori Temer” e “No ai Giochi dell’esclusione”.

Poi, musica e fuochi d’artificio hanno coperto la voce della piazza, ma quei fischi annunciati hanno ricordato al mondo la crisi che scuote il Brasile, e i 54 milioni di persone che hanno eletto per la seconda volta la presidente Dilma Rousseff. La tribuna che avrebbe ospitato Dilma è rimasta vuota: sarebbe stata in seconda fila, e lei ha declinato l’invito. Così ha fatto Lula da Silva, che l’ha preceduta alla guida del paese, dal 2003 al 2010, e a cui si deve la candidatura di Rio ai Giochi olimpici. E così ha deciso anche Henrique Cardoso, presidente dal 1995 al 2002.

Le autorità presenti erano meno di un terzo di quelle che hanno assistito alle olimpiadi di Londra (2012) o di Beijing (2008), 28 i capi di stato. Assenti tutti i presidenti progressisti dell’America latina, che non hanno riconosciuto il “governo de facto” e hanno denunciato il “golpe istituzionale” contro Rousseff. Presenti, invece, i presidenti dell’Argentina e del Paraguay, Mauricio Macri e Horacio Cartes: gli assi portanti del ritorno neoliberista nelle alleanze del continente. Temer si è seduto vicino al presidente del Comitato olimpico internazionale, Thomas Bach, e al segretario generale dell’Onu, Ban Ki-moon. Di fianco, una quindicina di sedie vuote.

Il presidente francese, Francois Hollande – il cui paese compete con l’Italia per ospitare le Olimpiadi del 2024 -, era solo nella tribuna d’onore. La delegazione Usa era guidata dal segretario di Stato, John Kerry, che ha in agenda un incontro bilaterale con il ministro degli Esteri del Brasile, José Serra, testa di ponte nella battaglia neoliberista all’interno del Mercosur. Presente anche il premier Matteo Renzi, arrivato in Brasile prima dell’inaugurazione. Tra un selfie, un abbraccio e una foto ai piedi della statua del Cristo Redentore, illuminata col tricolore, il premier ha fatto campagna per il “sì” al referendum costituzionale. Con lui, due deputati eletti dagli italiani all’estero, la giustizialista Renata Bueno e Fabio Porta, il pasdaran dell’opposizione venezuelana, che hanno incontrato la comunità italiana. Entrambi hanno spiegato alle migliaia di italo-brasiliani che il referendum è “una grande opportunità per modernizzare la costituzione”.

I giornalisti hanno chiesto a Renzi cosa pensasse della vicenda giudiziaria che colpisce l’ex presidente brasiliano Lula da Silva, rinviato a giudizio per “intralcio all’inchiesta” Lava Jato (la tangentopoli brasiliana). Il premier non si è messo nel solco di Massimo D’Alema, che ha definito il processo d’impeachement a Rousseff “la persecuzione politica di un gruppo di personaggi indecenti che vogliono apparire come moralizzatori della politica e questo mi pare francamente indecente”. Renzi – che nel 2014 si diceva grande ammiratore di Lula perché “aveva tolto dalla povertà 30 milioni di persone” e l’anno scorso l’aveva ricevuto a Palazzo Chigi – ha comunque risposto che l’ex presidente brasiliano “ha fatto un buon lavoro e che la storia sarà molto gentile con lui”. In rete, qualcuno ha ricordato la polemica con i 5Stelle a proposito dell’accostamento tra il reddito di cittadinanza e la Borsa famiglia di Lula, definiti dal premier “elemosina”, e qualcun altro ha commentato: “la faccia di Renzi mi consola: almeno un bronzo ce l’abbiamo”.

Intanto, i movimenti popolari continuano a protestare contro i “giochi dell’esclusione” (il 63% dei brasiliani pensa che porteranno più guai che benefici), e denunciano “lo stato di polizia”. A San Paolo sono state arrestate 35 persone. In base all’ambigua legge antiterrorismo, votata di recente, rischiano condanne altissime. Il 9 vi sarà un altro voto al Senato sulla procedura d’impeachment a Rousseff, sospesa dall’incarico il 12 maggio. Se la maggioranza dei senatori sarà sfavorevole alla presidente, nella settimana successiva ai Giochi vi sarà la votazione finale, con la maggioranza dei 2/3.

Intanto, in tutta l’America latina i movimenti protestano contro l’attacco della “Triplice Alleanza” (Brasile, Argentina, Paraguay) al Venezuela, a cui si vorrebbe togliere la presidenza pro-tempore del Mercosur. Ieri, anche la Commissione Affari economici del Senato brasiliano ha protestato contro il governo Temer per l’atteggiamento “illegale” assunto nel Mercosur.