Dossier contro dossier, ieri è toccato al Pd cercare di far crescere l’onda dello scandalo contro il M5S. Ai renziani non è parso vero rilanciare su tutti i social il servizio andato in onda domenica nel programma di Mediaset Le Iene. Dove è stato mostrato un presunto falso nella candidatura della sindaca di Roma Virginia Raggi.
La denuncia parte da un altro consigliere comunale, il capogruppo della lista Marchini, Onorato. Che ha fatto avere alle Iene il documento firmato dai delegati di lista della candidata 5 stelle, dal quale risulta che la data di certificazione delle firme (20 aprile 2016) è antecedente di tre giorni la data in cui effettivamente le firma sono state raccolte dai grillini nel molto pubblicizzato «firma day» (23 aprile 2016). «Tutto regolare», è stata la replica del Movimento, e della stessa sindaca che ieri (dopo essere stata intervistata dalle Iene durante la famosa settimana bianca) ha detto a Roma che «i delegati, che sono due avvocati, mi hanno rassicurato, non c’è alcuna irregolarità. Comunque – ha concesso – effettueremo ulteriori accertamenti e verifiche». Per il blog di Grillo, che cita in proposito una sentenza del Tar del Friuli di 11 anni fa, «anche ipotizzando che ci sia un errore formale questo non inficia la regolarità e la legittimità della lista».
Il Pd ci salta su. «Di Maio chiarisca», chiede la vice capogruppo alla camera Alessia Morani. «Firmopoli a 5 Stelle anche a Roma? Quanto sembra emergere dal servizio televisivo pare prefigurare una vera e propria truffa ai danni dei romani. Di Maio e Grillo hanno nulla da dire?», si aggiunge il deputato e condirettore dell’Unità Andrea Romano. Mentre un altro renzianissimo come Andrea Marcucci incalza: «Palermo, Bologna e ora anche Roma. La trasparenza non va d’accordo con le firme false». Immediate le repliche dei 5 Stelle, «è tutto autentico e autenticato», assicura il deputato Danilo Toninelli. Fino a che interviene Matteo Renzi, che dal suo blog rilancia la polemica, ma si traveste da poliziotto buono: «Non facciamo noi i grillini, non inseguiamoli nel loro terreno finto moralista e molto doppiogiochista. Se ci sono firme false lo dirà la magistratura, non una trasmissione televisiva».