Da sempre la legge di bilancio si occupa anche di chiudere capitoli che con la finanza pubblica hanno poco a che fare, negli ultimi giorni della legislatura questo accade più del solito. In commissione alla camera è stato approvato un emendamento che modifica la legge elettorale approvata meno di due mesi fa con la blindatura delle fiducie. Sono state ridotte di metà le firme necessarie per la presentazione alle prossime elezioni di nuove liste, dopo che già una norma transitoria nel Rosatellum le dimezzava. Restano tante – 375 firme per 63 collegi plurinominali, quasi 25mila – soprattutto se paragonate alle scarse formalità previste in questi casi in altri paesi europei.

A chiedere la modifica sono stati in queste settimane soprattutto i radicali italiani che promuovono la lista +Europa, che con Emma Bonino e Riccardo Magi vede schierato anche il sottosegretario agli esteri Benedetto Della Vedova e marcia verso un accordo di coalizione con il Pd. Accordo necessario ai radicali per superare lo sbarramento (al 3%) e indispensabile a Renzi per poter dire di avere una coalizione.

+Europa ha chiesto il dimezzamento delle firme – incontrando anche Gentiloni – perché è tra le pochissime liste a dover raccogliere le firme (come la neonata a sinistra Potere al popolo). L’esenzione totale concessa a tutte le formazioni rappresentate in parlamento ha prodotto qualcosa di simile a un mercato dei rappresentanti di lista disponibili a portare il loro privilegio in dote alle nuove formazioni. Per esempio gli eredi di Scelta civica, la sfortunata lista con cui Mario Monti fece la sua «salita in politica» nel 2013, possono adesso beneficiare i più recenti alleati di Forza Italia e della Lega, una coalizione che considera Monti figura a metà tra il golpista e l’agente straniero.

Proprio Forza Italia in commissione bilancio, nel corso della seduta notturna tra martedì e mercoledì, ha però fatto in modo che il capitolo firme non possa dirsi chiuso definitivamente. Ha chiesto e ottenuto dal Pd l’esclusione di un altra disposizione, in precedenza compresa nell’emendamento taglia firme. Prevedeva per tutte le liste esentate dalla raccolta, ma anche per tutte le liste loro alleate (quindi praticamente per quasi tutte) un altro vantaggio: la possibilità di cominciare la raccolta non avendo ancora chiuso gli accordi di coalizione. Perché le firme si raccolgono a livello di collegio proporzionale e la legge prevede l’obbligo per la lista di indicare collegio per collegio anche i candidati nell’uninominale. Dal momento che alla scadenza della presentazione delle candidature manca ormai qualche settimana (poco più di un mese se si voterà il 4 marzo) sarebbe necessario blindare le intese nel giro di pochi giorni. Cosa che appare impossibile sia nel centrodestra che nel centrosinistra, dove le trattative stanno appena iniziando. Anche perché i collegi, tutti nuovi, sono comparsi in Gazzetta ufficiale appena due giorni fa. Se le cose non dovessero cambiare oggi in aula, la coalizione renziana potrebbe avere qualche difficoltà. Ma d’altra parte Renzi avrebbe un’arma per spingere +Europa ad accettare l’accordo alle condizioni del Pd e il prima possibile. Per il segretario dei radicali Magi «così la norma è paradossale e ingiusta, è necessario e urgente un intervento che dia coerenza alla legge elettorale evitando di penalizzare solo le liste che devono raccogliere le firme». Se non lo farà la camera nella legge di bilancio, potrebbe farlo il ministero dell’interno con una circolare interpretativa.